La città dell'Italia settentrionale fu a due riprese (1500 e 1513) teatro di battaglie durante le guerre d' Italia. All'inizio del 1500 Ludovico Sforza, duca di Milano, tentò con un esercito mercenario che contava anche diverse migliaia di Svizzeri di riconquistare la Lombardia, che aveva dovuto cedere ai Francesi nel 1499. L'esercito franc., che pure schierava migliaia di Svizzeri, accerchiò il duca a Novara, sfidandolo in battaglia l'8 aprile. Nella capitolazione concordata il 9 aprile, i Francesi accordarono agli Svizzeri, che si erano rifiutati di combattere, ma non a Sforza, l'onore delle armi e l'autorizzazione a ritirarsi. Sforza, che i suoi Svizzeri avevano travestito da soldato, si confuse tra i militi, ma fu scoperto e catturato dai Francesi il 10 aprile, durante la perquisizione delle truppe in ritirata. L'accusa di tradimento ai danni dello Sforza indusse la Dieta fed. ad aprire un'inchiesta. I sospetti si concentrarono su Hans Turmann, di Uri, che fu giustiziato nel 1501.
Dopo la campagna di Pavia (1512), gli Svizzeri divennero i protettori del ducato di Milano. Il re di Francia Luigi XII riunì nel 1513 nuovamente un esercito di 14'000 uomini, composto da numerose truppe di cavalleria e artiglieria, e penetrò in Lombardia. Un primo contingente sviz. di 4000 uomini frenò l'avanzata dei Francesi a Novara. Il 5 giugno si avvicinò il secondo contingente, forte di ca. 4000 uomini. I Francesi ripiegarono verso Ariotta, 4,5 km a est di Novara, dove all'alba del 6 giugno furono attaccati dai Conf., aggirati da due lati e stretti in una sacca. I lanzichenecchi vennero annientati, mentre la fanteria e la cavalleria fuggirono. Quella di Novara fu l'ultima battaglia vinta dai Conf. grazie alla tradizionale tattica basata sulla fanteria. Solo due anni dopo, nella battaglia di Marignano, furono sconfitti dalle truppe franc. che avevano adottato un'altra tattica, caratterizzata dall'azione congiunta delle diverse armi (fanteria, artiglieria e cavalleria).