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Pace perpetua1474

Il trattato concluso nel 1474 tra gli otto cant. conf. e il duca Sigismondo d'Austria, che solo più tardi fu chiamato Pace perpetua, fa parte come la Bassa Unione (1474) degli antecedenti delle guerre di Borgogna (1474-77). Dal 1477 sarà più volte rinnovato sotto il nome di alleanza ereditaria.

Un notaio legge agli inviati dei cantoni il testo dell'accordo tra la casa d'Asburgo e i Confederati; illustrazione tratta dalla Luzerner Chronik (1513) di Diebold Schilling (Zentral- und Hochschulbibliothek Luzern, Sondersammlung, Eigentum Korporation Luzern).
Un notaio legge agli inviati dei cantoni il testo dell'accordo tra la casa d'Asburgo e i Confederati; illustrazione tratta dalla Luzerner Chronik (1513) di Diebold Schilling (Zentral- und Hochschulbibliothek Luzern, Sondersammlung, Eigentum Korporation Luzern). […]

Pace perpetua

La Pace perpetua costituì un punto di svolta nelle relazioni tra la Confederazione e la casa d' Asburgo. Il duca del Tirolo Sigismondo e i Conf. decisero il 30.3.1474 a Costanza di porre fine alle annose ostilità; scelsero come mediatore il re di Francia Luigi XI. L'elaborazione di un testo accettabile per entrambe le parti si protrasse per diversi mesi; la versione definitiva dell'accordo fu ratificata da Luigi XI solo il 2.1.1475.

Gli otto cant. e Sigismondo si accordarono sui seguenti punti: la cessazione delle ostilità tra le parti e la designazione di Basilea e Costanza (di volta in volta città o vescovo) come quattro possibili giudici arbitrali in caso di conflitti futuri. I Conf. si impegnavano a prestare aiuto al duca, solo però se conciliabile con il loro onore e unicamente se assoldati; Sigismondo fece una promessa analoga. I cant. promisero inoltre di restituire alla casa d'Asburgo tutti gli atti e i documenti relativi agli antichi possedimenti austriaci. Alle due parti veniva garantito lo status quo territoriale. Le quattro città del Reno superiore (Rheinfelden, Säckingen, Laufenburg e Waldshut) dovevano sottoscrivere l'accordo e rimanere aperte, in caso di guerra, ai Conf. Tutte le liti passate e i conflitti ancora irrisolti furono dichiarati nulli. L'accordo riguardava da un lato gli otto cant. e dall'altro il duca d'Austria e i suoi eredi in linea diretta o indiretta. Sigismondo si oppose a lungo a quest'ultimo articolo, finché Luigi XI decise a favore dei Conf. Fu infine stabilito il rinnovo decennale del trattato.

Questo accordo rappresentò sicuramente un importante passo verso la composizione delle vecchie ostilità tra gli Asburgo e i Conf., tuttavia la successiva denominazione di Pace perpetua gli conferisce troppa importanza. Untervaldo non suggellò mai il patto e in singoli cant. fu criticato apertamente. Inoltre l'imperatore Federico III si rifiutò di riconoscere l'obbligatorietà del trattato per l'intera casa d'Asburgo.

Alleanze ereditarie

Si definiscono alleanze ereditarie i tre trattati conclusi tra l'Austria, da un lato, e i Conf. (1477 e 1511), risp. le Tre Leghe (1518) dall'altro, che sostituirono la Pace perpetua. A differenza delle alleanze ereditarie principesche che prevedevano la reciproca ereditarietà dei possedimenti, nel caso delle alleanze ereditarie era solo l'accordo a venir trasmesso per via ereditaria. La prima alleanza ereditaria fu conclusa il 13.10.1477 tra il duca Sigismondo da una parte e Zurigo, Berna, Soletta e Lucerna dall'altra; gli altri cant. vi aderirono il 26.1.1478. Come la Pace perpetua anch'essa contemplava il riconoscimento dello status quo territoriale (Sigismondo rinunciò agli ex territori asburgici in Svizzera), che però non venne approvato dall'imperatore Federico III. L'accordo negoziato con re Massimiliano nel 1487, ma non ratificato, fu perciò un chiaro segnale del re a voler perseguire la politica di Sigismondo. Anche un altro tentativo di rinnovare il trattato nel 1500 fallì. La seconda alleanza ereditaria fu siglata solo il 7.2.1511 tra Massimiliano da un lato (che firmò non solo per sé come duca d'Austria e signore dell'Austria anteriore, ma anche per il suo abiatico Carlo, erede della contea di Borgogna) e i cant. conf., Appenzello, la città e l'abate di San Gallo dall'altro.

Gli accordi contenevano una clausola di non aggressione e implicitamente anche una garanzia del mantenimento dello status quo territoriale, visto che il relativo articolo della Pace perpetua non era stato abrogato. Contrariamente a quella del 1477, l'alleanza ereditaria del 1511 non includeva più un obbligo di aiuto reciproco. Gli sforzi dell'imperatore Carlo V di inserire una tale disposizione nel trattato per farne uno strumento nella lotta contro la Francia fallirono; si impose invece la posizione dei Conf. che considerarono l'accordo un segno di buon vicinato. In questo ambito l'alleanza ereditaria fu abbastanza efficace e divenne un punto di riferimento solido e permanente della politica bilaterale. I Conf. ottennero una pensione relativamente modesta che gli Asburgo si sforzarono regolarmente di pagare; un segno della grande importanza attribuita a questa alleanza.

Nel 1518 Massimiliano concluse un'alleanza ereditaria anche con le Tre Leghe, dopo aver firmato nel 1500 un'alleanza ventennale con la Lega Caddea e con la Lega delle Dieci Giurisdizioni, estesa nel 1502 anche alla Lega Grigia. Le alleanze ereditarie furono sempre riconfermate e restarono in vigore fino al 1798.

Riferimenti bibliografici

  • EA, 2, 473-481, 913-916, 920
  • A. Gasser, Ausgewählte historische Schriften, 1983, 269-320
  • W. Baum, «Niklaus von Flüe und Sigmund der Münzreiche von Österreich. Zur Geschichte der Überwindung der Erbfeindschaft zwischen Österreich und den Schweizer Eidgenossen», in ZSK, 81, 1987, 5-29
  • C. Sieber-Lehmann, Spätmittelalterlicher Nationalismus, 1995
  • B. Braun, Die Eidgenossen, das Reich und das politische System Karls V., 1997, 205-311
Link

Suggerimento di citazione

Claudius Sieber-Lehmann; Bettina Braun: "Pace perpetua (1474)", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 21.12.2011(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/008886/2011-12-21/, consultato il 18.04.2024.