de fr it

Fanteria

Nell'Esercito la fanteria è l'insieme delle truppe a piedi (Milizie cantonali). In Svizzera è da sempre il corpo più numeroso e con il maggior numero di truppe (è rimasta tale anche a seguito della riforma di Esercito XXI); ciò si spiega con la necessità di equipaggiare nella maniera più economica possibile il grande organico di uomini che sono obbligati a prestare il servizio militare e che costituiscono l'esercito di milizia.

Basso Medioevo ed epoca moderna

Gruppo di soldati. Disegno a penna realizzato attorno al 1507 da Urs Graf (Kunstmuseum Basel, Kupferstichkabinett).
Gruppo di soldati. Disegno a penna realizzato attorno al 1507 da Urs Graf (Kunstmuseum Basel, Kupferstichkabinett). […]

Nel basso ME i fanti conf. si rivelarono superiori alle cavallerie. Inizialmente dotato unicamente di armi corte come alabarde e scuri, il Quadrato svizzero si scagliava, di preferenza nel combattimento ravvicinato, contro le schiere dei cavalieri, ostacolati sia dal peso delle proprie armature sia dalla configurazione del terreno (Condotta di guerra), conquistando la vittoria fendendo, infilzando e percuotendo gli avversari. Nel XV sec. l'armamento fu completato da picche di frassino lunghe cinque metri (Armi). Disposti in parecchie file lungo i suoi lati, i picchieri proteggevano le formazioni quadrate dagli attacchi della cavalleria in campo aperto; se questa si avvicinava troppo, cavallo e cavaliere venivano infilzati. Si creavano così delle brecce, nelle quali si gettavano gli alabardieri, che penetravano all'interno della formazione nemica e la sconfiggevano nella lotta corpo a corpo.

Nel XV sec. fecero la loro comparsa i primi moschettieri, le cui armi consistevano in un tubo di ferro battuto alloggiato in un fusto di legno di quercia con un foro per l'accensione. La polvere nera, introdotta nell'estremità aperta, veniva accesa attraverso una miccia. L'utilizzo di questa arma richiedeva esercizio; per questo motivo nel 1441 venne organizzato il primo Tiro fed. documentato. All'inizio del XVI sec. furono introdotti pesanti archibugi, che all'atto dello sparo venivano appoggiati a una forcella. Attorno alla fine del sec. furono soppiantati dai più maneggevoli moschetti che, dotati di alzo e mirino, permettevano un puntamento sicuro. L'operazione di caricamento richiedeva ca. tre minuti e costringeva i tiratori ad allontanarsi dalla linea del fuoco. Il loro fuoco apriva di regola la battaglia, era effettuato da posizioni frontali davanti o fra i picchieri e appoggiava il combattimento di questi ultimi dai fianchi. In caso di pericolo i tiratori si ritiravano all'interno del quadrato, dove godevano della protezione dei picchieri. Nel XVI sec. i tiratori erano impiegati anche in maniera autonoma: disposti su diverse file, dopo aver sparato si spostavano in coda alla formazione per ricaricare. Nel 1515 i Conf. furono sconfitti nella battaglia di Marignano non da ultimo per aver trascurato l'avvento delle armi da fuoco.

Verso la metà del XVII sec. l'accensione a miccia cedette il posto a quella a pietra focaia, che permetteva una maggiore rapidità di fuoco. Le armi da taglio e da punta persero importanza. Gli alabardieri, i picchieri e i loro costumi colorati lasciarono il posto a fucilieri in uniforme suddivisi in reparti, compagnie, battaglioni e reggimenti. I mercenari conf. vissero questo radicale cambiamento al servizio di eserciti permanenti stranieri. In primo piano non vi era più la temerarietà personale dei soldati di ventura e lo spontaneo serrare i ranghi durante la battaglia, ma la disciplina del soldato, che su comando eseguiva le manovre in ordine chiuso e maneggiava le sue armi con precisione meccanica. Ogni movimento aveva una tempistica ben precisa e la sua esecuzione ne imponeva la padronanza assoluta, acquisita in duri esercizi ripetitivi (drill), ed esigeva l'ubbidienza incondizionata verso i superiori. La relazione libera fra condottieri e condotti cedette il posto alla subordinazione gerarchica: disciplina, spirito di corpo, onore dell'arma e fedeltà divennero le parole d'ordine. Il bottino di guerra fu equiparato al furto, l'abbandono delle truppe fu punito come la fuga. Il cambiamento in patria fu invece più lento. Nel 1679 la quota di picchieri fra le milizie conf. era ancora del 24%, quella degli alabardieri del 6%. Le armi bianche, fatta eccezione per il pugnale, furono messe fuori servizio solo nel XVIII sec. I moschetti a miccia rimasero in uso ancora a lungo accanto ai fucili a pietra focaia, che per lo più erano di origine straniera. I portatori dei più precisi fucili a canna corta rigata, fabbricati da armaioli locali usando componenti estere, formarono compagnie di tiratori scelti. La baionetta, introdotta a partire dalla seconda metà del XVIII sec., rese i fucilieri più idonei al corpo a corpo.

XIX secolo

Nei primi decenni del XIX sec. l'armamento della fanteria mutò in misura minima. Nel 1842 il fucile a pietra focaia fu sostituito da quello a percussione con capsula d'innesco a fulminato di mercurio. Il fucile a canna corta conf. modello 1851 e il fucile da caccia modello 1856 erano dotati di canne rigate di piccolo calibro. Anche il fucile di fanteria modello 1863 adottò il piccolo calibro e la canna rigata. Nel 1867 furono forniti i primi fucili a retrocarica. Nel 1869 Friedrich Vetterli riuscì a costruire un fucile a ripetizione di sua invenzione, il cui serbatoio tubolare poteva contenere 12 cartucce. Questa evoluzione permise di aumentare la velocità di fuoco e la precisione delle armi. Il caricamento del fucile a pietra focaia richiedeva 12 movimenti, il fucile a percussione otto; per caricare il fucile a ripetizione con il serbatoio pieno ne bastavano due. L'equipaggiamento complessivo del fante pesava ca. 30 kg.

La fanteria era composta da fanteria di linea, cacciatori e tiratori scelti. La fanteria di linea (con panni quasi sempre di colore blu) era il corpo che con il fuoco dei fucili e le baionette risultava decisivo. I cacciatori (quasi sempre in verde), chiamati anche fanteria leggera, schermidori o fucilieri, assolvevano compiti di copertura quali avamposti, fiancheggiatori, avanguardia o retroguardia; la formazione di combattimento era in ordine aperto. Corni da caccia e fischietti d'allarme servivano a trasmettere gli ordini. In caso di pericolo (attacco della cavalleria) i cacciatori formavano quadrati o si ritiravano dietro la fanteria di linea. I tiratori scelti (quasi sempre in verde scuro) proteggevano, con il loro fuoco, l'artiglieria e la fanteria di linea, sostenevano i cacciatori o difendevano posizioni stabili. L'attiva fed. del 1817 contava 20 compagnie di tiratori scelti su 217 compagnie di fanteria. Un battaglione normale comprendeva quattro compagnie di centro (fanteria di linea) e due compagnie di cacciatori. Diversi battaglioni formavano una brigata, e più brigate una divisione dell'esercito.

L'avvicinamento al nemico avveniva in colonna di battaglione. Per la battaglia le compagnie di centro venivano schierate su due file adiacenti. Avanguardia e retroguardia erano formate ciascuna da un reparto. Le compagnie di cacciatori si tenevano pronte, ai fianchi o dietro, a svolgere compiti protettivi. Le compagnie erano composte da due unità minori, i cosiddetti plotoni, articolate in due squadre. Dal punto di vista della tipologia di fuoco si distingueva tra fuoco di battaglione (le due file facevano fuoco contemporaneamente), fuoco di fila (le file sparavano in successione), fuoco di squadra (le squadre sparavano l'una dopo l'altra) e fuoco all'indietro (entrambe le linee facevano dietro front prima di aprire il fuoco). Alla scherma con la baionetta si ricorreva soprattutto per difendersi dagli attacchi della cavalleria con sciabole e lance e dagli assalti della fanteria nemica. Al momento dell'assalto gli ultimi 100 m venivano coperti al passo di corsa.

Ancora nel 1870-71 la fanteria rappresentava il 90% ca. delle truppe in servizio attivo. La guerra franco-prussiana insegnò che il preciso e intenso fuoco dell'artiglieria e della fanteria poteva mettere a dura prova le formazioni compatte. La marcia in colonna si prestava ormai solo per l'avvicinamento. Sul campo di battaglia le catene di fucilieri, con distanze che potevano variare sia fra gli uomini sia fra i gruppi, sostituirono la linea compatta su due ranghi. Per ridurre l'efficienza del fuoco nemico si sfruttava la configurazione del terreno; scavi permettevano di costruire trincee a difesa di una posizione. Le truppe d'assalto si avvicinavano fino a 150-100 m dalle posizioni nemiche dapprima correndo a balzi e poi, in una fase finale, in genere strisciando. Il fuoco dell'artiglieria e delle squadre d'appoggio teneva il nemico sotto tiro, quello singolo era mirato.

XX secolo

Esercitazioni di tiro attorno al 1910. Cartolina postale (Archives A. & G. Zimmermann, Ginevra).
Esercitazioni di tiro attorno al 1910. Cartolina postale (Archives A. & G. Zimmermann, Ginevra).

Nella prima guerra mondiale, l'impiego della mitragliatrice, che riuniva in una singola arma collettiva la potenza di fuoco di un' intera squadra, ebbe un effetto devastante. Il fuoco prese il sopravvento sull'urto. I fronti dei combattimenti si irrigidirono in una guerra di trincea in cui le bombe a mano svolsero un ruolo importante. Per fare breccia in questi sistemi di difesa così differenziati bisognò ricorrere in maniera massiccia all'artiglieria. La fanteria dovette comunque sostenere, come in passato, il peso maggiore della battaglia (90% ca. delle perdite totali). Le concentrazioni di artiglieria richiedevano tempi lunghi ed erano quindi praticabili solo in occasione di operazioni importanti. Per rendere la fanteria più autonoma ne fu aumentata la potenza di fuoco, dotandola di lanciamine e pezzi d'artiglieria leggera. Durante il servizio attivo del 1914-18 i soldati di fanteria disposero di fucili e carabine 1911, entrambi dotati di otturatore a trazione diritta, e mitragliatrici raffreddate ad acqua. Uniformi ed elmetti di color grigioverde soppiantarono l'abbigliamento variopinto e il kepi. Nel 1925 fu introdotta, come arma di squadra, la mitragliatrice leggera con sostegno anteriore. Nella seconda metà degli anni 1930-40, l'affusto a tre piedi consentì la formazione di sezioni di mitragliatori nelle compagnie di fucilieri. Contemporaneamente i battaglioni furono armati di lanciamine da 8,1 cm e di cannoni da 4,7 cm. Queste armi permisero di combinare fuoco e movimento a tutti i livelli. Quale arma personale il soldato ricevette la precisa e maneggevole carabina 31 con otturatore accorciato. Bombe a mano dei modelli DHG 17 e OHG 19 e mine completavano l'armamento.

Nel periodo interbellico le grandi potenze, intenzionate a superare l'immobilismo delle operazioni di guerra, svilupparono carri armati, artiglieria semovente e velivoli d'attacco al suolo. In molti eserciti la fanteria, fino ad allora considerata la regina del campo di battaglia, perse il suo ruolo guida; non in Svizzera però, dove la rinuncia alla meccanizzazione le permise di mantenere la propria funzione di arma principale. Rinforzata da armi anticarro e antiaereo si prestava alla protezione di sistemi difensivi ampliati e protetti da ostacoli anticarro. Sui terreni impervi, dirupati o coperti di vegetazione, o nel caso di visibilità ridotta, poteva anche muoversi e attaccare autonomamente. Assalti, colpi di mano e imboscate erano le sue forme di lotta preferite; evitava invece i combattimenti frontali. Per contrattaccare in terreno aperto si doveva far ricorso alle truppe corazzate, che però furono create solo dopo la guerra.

Il ridotto nazionale del 1940 conferì alle truppe di montagna, introdotte per la prima volta con l'organizzazione delle truppe del 1911, un'importanza maggiore. Nel corso del servizio attivo le armi da combattimento ravvicinato furono integrate da mitra, lanciafiamme, granate offensive modello 40 e a manico modello 1943. Per combattere i mezzi blindati, i cannoni di fanteria furono affiancati da cannoni anticarro (Tankbüchse e modello 41) e anche proiettili a carica cava per carabine. Presso l'antiaerea entrarono in servizio la doppia mitragliatrice antiaerea 38 e il cannone antiaereo 43 (20 mm). Per affrontare i combattimenti sul territorio furono create le compagnie di granatieri.

Nel dopoguerra gli effettivi della fanteria diminuirono costantemente rispetto al corpo totale dell'esercito (dapprima al 40%, poi al 33% nel 1995 e al 23% nel 2004). La sua efficienza bellica fu invece considerevolmente aumentata grazie al continuo rinnovo dell'armamento. Il fucile d'assalto 57 rimpiazzò la carabina 31 e la mitragliatrice leggera 25, prima di venire sostituito a sua volta dal fucile d'assalto 90. La mitragliatrice 11 cedette il posto alla mitragliatrice raffreddata ad aria 51. Il cannone antiaereo 54 subentrò al modello 43. Il lanciamine 87 da 12 cm diede anche ai comandanti di reggimento un mezzo d'appoggio proprio. Furono inoltre introdotte come armi anticarro il tubo lanciarazzi (bazooka) 50, più tardi sostituito con i modelli 58 e 80, i cannoni anticarro 50 e 57 da 9 cm e i cannoni anticarro 58 senza rinculo da 10,5 cm, gli ordigni filoguidati anticarro 65 e 77 (Dragon), negli anni 1990-2000 il cacciacarri TOW-Piranha e, in sostituzione del bazooka, il Panzerfaust. Apparecchiature che permettono di vedere anche di notte migliorarono il controllo del campo di battaglia e l'impiego delle armi nell'oscurità. I fanti si specializzarono sempre più nell'utilizzo delle diverse armi, divenendo fucilieri, granatieri, mitraglieri, cannonieri di lanciamine, cannonieri anticarro e soldati di missili.

La mobilità della truppa rimase a lungo limitata. Il teatro delle operazioni veniva raggiunto al passo di marcia. La mobilità sul campo di combattimento era circoscritta a brevi distanze in terreno aperto. L'organizzazione delle truppe del 1961 sancì la motorizzazione dei reggimenti di fanteria delle divisioni meccanizzate. La riforma Esercito 95 equipaggiò un battaglione di fucilieri per reggimento con carri armati granatieri ruotati. Elicotteri da trasporto permettevano di trasferire singole unità prive di materiale pesante. La riforma Esercito XXI ha come obiettivo la completa meccanizzazione della fanteria, i cui combattimenti continueranno però ad essere sostenuti a piedi data l'impossibilità per i carri armati granatieri ruotati di duellare con i carri armati.

Sebbene le nuove armi conferiscano alla fanteria la capacità di eseguire in maniera autonoma azioni di combattimento, essa raggiunge la sua massima efficacia solo in stretta collaborazione con il resto delle truppe combattenti. La riforma Esercito 61 fece della difesa la principale forma di combattimento delle armi congiunte, affidando alla fanteria il compito di difendere zone chiave a partire da un sistema di basi militari, alle truppe corazzate quello di eliminare con contrattacchi le irruzioni nemiche, e all'artiglieria quello di appoggiare la fanteria e le truppe corazzate con il suo fuoco. Esercito XXI mira, a seconda della situazione, a difendere spazi o a esercitare una difesa mobile. I battaglioni di fanteria meccanizzati creano condizioni favorevoli all'impiego delle truppe corazzate coprendone i fianchi, difendendo i passaggi più stretti, rallentando il nemico o convogliandolo verso un punto prestabilito. In terreni favorevoli le sue unità sono capaci di lanciare attacchi con obiettivi limitati. La probabilità di un attacco classico essendo ridotta all'inizio del XXI sec., il ruolo principale della fanteria é ormai quello di difendere il Paese da attacchi terroristici.

Riferimenti bibliografici

  • Regolamenti presso BMF
  • A. Burckhardt, Ideen über Organisation und Taktik der Schweizerischen Infanterie, 1851
  • J. Feiss, Die Schweizerische Infanterie, 1886
  • R. C. Vetter, Soldatische Grundlagen für den schweizerischen Infanteristen, 1940
  • Die Schweizer Armee heute, 1953-
  • R. Frick, Die Schweizerische Landesverteidigung, 1953
  • E. Brandenberger, Kleines Brevier der Feldinfanterie, 1966
  • P. Marti, J. Inauen, «Truppengattungen der Schweizer Armee», in Der Staatsbürger, n. 1, 1981
  • C. Bosson, Die Waffen der Schweizer Soldaten, 1982
Link

Suggerimento di citazione

Hans Senn: "Fanteria", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 23.01.2008(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/008578/2008-01-23/, consultato il 28.03.2024.