Presente soprattutto nei centri urbani, la Lega dei ticinesi è un movimento politico populista senza riferimenti ideologici precisi, che promuove un programma antieuropeista, regionalista, antiecologista e antistatalista, orientato alla lotta per una minore fiscalità, una maggiore attenzione alle fasce più deboli della pop. (spec. gli anziani) e contro l'inforestierimento.
Seggi e voti ottenuti dalla Lega dei Ticinesi alle elezioni federali 1991-2015
Anno | Consiglio degli Stati | Consiglio nazionale | % di voti |
---|---|---|---|
1991 | 1 | 2 | 1,4 |
1995 | 0 | 1 | 0,9 |
1999 | 0 | 2 | 0,9 |
2003 | 0 | 1 | 0,4 |
2007 | 0 | 1 | 0,6 |
2011 | 0 | 2 | 0,8 |
2015 | 0 | 2 | 1,0 |
Fondata nel 1991 dall'imprenditore luganese Giuliano Bignasca e dal giornalista Flavio Maspoli, la Lega ha ottenuto in quell'anno un vistoso successo elettorale, erodendo parte dell'elettorato ai partiti tradizionali e conquistando il 12,8% dei voti per l'elezione del Gran Consiglio, seggi nel Consiglio degli Stati (1991-95) e nel Consiglio nazionale (dal 1991). In una prima fase il messaggio leghista è di evidente povertà argomentativa: vi prevale la dimensione protestataria e antipartitica, mantenuta viva dal pres. a vita Bignasca e dal settimanale Il Mattino della Domenica, che si distingue per un linguaggio aggressivo e spesso volgare. Con l'elezione di Marco Borradori in Consiglio di Stato nel 1995, la Lega ha subito un riconoscibile processo di istituzionalizzazione, rafforzato dall'ingresso di Bignasca nel municipio di Lugano (2000). Tale evoluzione ha attenuato la critica alla partitocrazia; restano invece centrali le rivendicazioni dure nei confronti di Berna e l'opposizione alla politica estera del Consiglio fed., giudicata troppo condiscendente verso l'Europa.