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Parcellazione

Il termine parcellazione designa in primo luogo la suddivisione della Proprietà fondiaria e secondariamente anche quella dei beni mobili e delle altre forme di patrimonio. Per lo più frutto di spartizioni ereditarie (Diritto successorio), la parcellazione può anche risultare da cessioni di beni da parte del proprietario ancora vivente a familiari o a terzi.

Per lungo tempo nel ME la parcellazione si limitò alla Proprietà allodiale, mentre per i beni in concessione - Feudo nobiliare, Manso (nel senso di ist. giur., ted. Leihe) contadino - era proibita. Con questo divieto, basato sul principio medievale dell'indivisibilità dei poderi, i signori fondiari si garantivano l'unità delle proprietà sottoposte alla loro amministrazione. Anche quando nel XIII-XIV sec. si affermò il manso ereditario (Erbleihe), con cui i beni ottenuti in concessione divennero trasmissibili per via ereditaria, l'indivisibilità rimase inizialmente la regola. Già prima del 1500 i figli dei contadini che coltivavano grandi tenute chiesero ai signori fondiari di consentire la parcellazione dei terreni, con la motivazione che una divisione avrebbe garantito un aumento delle rese agricole. In seguito alla crescita demografica del XVI sec., i mansi ereditari vennero sempre più spartiti anche senza autorizzazione tra gli eredi maschi, risp. gravati di oneri fondiari (Rendita fondiaria) per permettere il riscatto delle quote ereditarie delle figlie. Diversamente dalle aree a insediamento sparso, dove i poderi per essere redditizi dovevano avere una certa grandezza, e quindi venivano ceduti indivisi a un solo erede, nei villaggi dell'Altopiano, nelle regioni viticole e nelle zone di montagna, dove le entrate accessorie (artigianato, lavoro a domicilio, vendita di vino, formaggio e bestiame) garantivano la sussistenza anche ai Tauner, la divisione reale tra eredi divenne la regola già nel XVII sec.

Per lottare contro l'inesorabile frantumazione dei loro feudi, spesso derivante anche da vendite e scambi di terre da loro stessi promosse, i signori fondiari promossero delle "revisioni dei fondi" (Güterbereine): iscritte negli Inventari di beni, gli antichi poderi apparivano sotto il loro vecchio nome come semplici unità amministrative, con i relativi edifici, i terreni più volte frazionati e i censi suddivisi fra dieci, 20 o più contadini concessionari menz. per nome. La riscossione dell'insieme dei censi legati a un podere era affidata ad un collatore, responsabile del loro versamento al signore. Le revisioni dei fondi, che risultavano onerose, avvenivano a intervalli regolari, generalmente ogni 40 anni. In alcuni baliaggi bernesi invece non ci si basò più sui vecchi poderi, ma si istituirono nuove unità amministrative; inoltre i canoni sui cereali - la cui riscossione continuava ad essere affidata a un collatore - vennero uniformati e differenziati a seconda della redditività dei terreni.

La suddivisione in piccole parcelle, la cui superficie spesso era inferiore a una pertica (ca. 27-36 are) e che sovente, nell'ambito dell'avvicendamento delle colture, erano ripartite su diversi appezzamenti, impediva uno sfruttamento razionale e redditizio della terra. Per contrastare lo smembramento delle proprietà, dal XVII sec. soprattutto esponenti del patriziato dei cant. sovrani istituirono Fedecommessi. Dopo una parcellazione, gli eredi cercavano generalmente di accorpare nuovamente i loro terreni per mezzo di permute. Se in alcuni casi era possibile ricostituire un podere acquistando i terreni mancanti, spesso la parcellazione segnò il passaggio da una società agricola a una società formata da piccoli contadini-artigiani, soprattutto nell'Altopiano, nel Giura e nelle regioni alpine.

L'esistenza di ampie fasce della pop. del tutto prive o dotate in maniera insufficiente di terra, e quindi costrette a trovare altre fonti di reddito, favorì l'affermazione della lavorazione a domicilio (Verlagssystem) nel XVIII sec. e della produzione industriale nelle fabbriche nel XIX sec., e incoraggiò inoltre l'emigrazione transoceanica. Dopo il 1880 si assistette a un mutamento di tendenza. Malgrado le entrate accessorie, tra il 1888 e il 1905 molte piccole aziende agricole fallirono; le Ricomposizioni parcellari originate dalla Correzione dei corsi d'acqua e dalle Migliorie fondiarie stimolarono ulteriormente la creazione di unità produttive più grandi. Dal 1950 le esigenze crescenti in materia di redditività economica portarono alla sparizione progressiva delle piccole (fino a 10 ettari) e poi delle medie aziende agricole (10-20 ettari), complessivamente tra il 1905 e il 1990 le aziende del settore diminuirono del 55%. Il Codice civile sviz. disciplina in particolare la comproprietà, la proprietà comune e la loro divisione; il caso particolare dei fondi agricoli è regolamentato dalla legge federale sul diritto fondiario rurale del 1991.

Riferimenti bibliografici

  • A.-M. Dubler, Die Klosterherrschaft Hermetschwil von den Anfängen bis 1798, 1968, 253-262
  • C. Pfister, W. Thut, Haushälterischer Umgang mit Boden, 1986 (con bibl.)
  • P. Moser, Der Stand der Bauern, 1994
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Suggerimento di citazione

Anne-Marie Dubler: "Parcellazione", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 07.05.2010(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/007798/2010-05-07/, consultato il 29.03.2024.