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Savoia

Contea (1160), poi ducato (1416), le cui origini risalgono all'affermazione del casato omonimo nell'XI sec. La S. è anche, assieme all'Alta S., uno dei due Dip. franc. istituiti nel 1860, dopo che la Francia ebbe ottenuto il territorio dell'antica S. per il contributo prestato all'unità d'Italia.

Dal Medioevo al 1536

Sebbene le debba il suo nome, la S. corrispondeva solo in parte alla Sapaudia burgunda (443), regione annessa e incorporata con il nome di Saboia al regno merovingio (534), all'Impero carolingio (751), al secondo regno di Borgogna (888) e infine al Sacro Romano Impero (1032).

Dalla costituzione della contea all'istituzione del ducato

Sotto la dinastia dei Rodolfi, il coinvolgimento dei signori ecclesiastici e laici nel potere regio favorì in particolare un parente di Rodolfo III, il conte Umberto, che si emancipò all'inizio dell'XI sec. La prima fase della storia della S. fu caratterizzata dalla costituzione territoriale della contea attorno ai possedimenti fam. concentrati nel Bugey e nel Grésivaudan. La fam. di Umberto e quella della moglie cumularono le importanti cariche di vescovo di Belley, arcivescovo di Vienne e conte del Viennois, vescovo e conte di Aosta. Lo stesso Umberto amministrò il Bugey e la S., prima di acquisire la contea di Aosta e quella di Moriana. Suo figlio Aimone fu vescovo e conte del Vallese. Grazie al matrimonio di Oddone, altro figlio di Umberto, con Adelaide, figlia del marchese di Torino, che gli portò in dote la val di Susa e il Piemonte, la casa di S. prese piede sul versante meridionale delle Alpi, assicurandosi il controllo dei valichi. Entrò in possesso anche dello Chablais e, nel XII sec., della Tarantasia. Con Tommaso I (1189-1233) la dinastia iniziò a espandersi nel Paese di Vaud e consolidò la propria posizione nel Vallese. Tale politica fu proseguita da Pietro II (1263-68), che con il trattato di Conthey (1260) ottenne tutto il territorio fino alla Morge di Conthey. Grazie al matrimonio entrò in possesso anche del Faucigny, che permise di collegare le terre dello Chablais e quelle della Tarantasia, ma che perse nel 1268. Acquisì inoltre diritti sul Pays de Gex ed estese la propria influenza su parte del Genevois.

Evoluzione territoriale della Savoia fino alla metà del XV secolo
Evoluzione territoriale della Savoia fino alla metà del XV secolo […]

Filippo I (1268-85) concentrò i propri sforzi sull'Italia, dove gli fu riconosciuta l'intera eredità di Adelaide. Amedeo V (1285-1323) acquisì la Bresse per via matrimoniale. Sotto la pressione dei rami cadetti, fu però costretto a cedere in appannaggio a questi ultimi il Paese di Vaud e il Piemonte. Edoardo (1323-29) e il suo successore Aimone (1329-43) riuscirono a rafforzare il loro dominio nella Moriana e nella Tarantasia. Sotto Amedeo VI (1343-1383), il trattato di Parigi (1355) pose fine al conflitto con il delfino del Viennois. Amedeo VI rinunciò al Delfinato, ma ottenne il Faucigny e il Pays de Gex e, nel 1359, reintegrò il Paese di Vaud nei possedimenti comitali. La sua politica nel Vallese (sostegno al vescovo Guichard Tavel) ebbe minor successo: fu coinvolto in una guerra con le decanie, dalla quale nel 1392 queste ultime uscirono rafforzate. Sotto Amedeo VII (1383-91), la casa di S. ottenne un accesso diretto al Mediterraneo con l'annessione di Nizza (1388). Amedeo VIII (1391-1439) acquisì il Genevois (1401) e rientrò in possesso del Piemonte (1418).

Nel 1416 l'imperatore elevò la S. al rango di ducato. Grazie alla posizione geografica degli Stati savoiardi e alle alleanze matrimoniali dei suoi principi con numerosi casati europei, Amedeo VIII assurse a mediatore e il suo prestigio crebbe ulteriormente con la sua elezione a pontefice (Felice V).

Lo smembramento degli Stati della Savoia

La debolezza dei successori di Amedeo VIII, gli intrighi, l'assenza di una politica coerente, i disaccordi tra il partito savoiardo e quello piemontese, l'anarchia feudale e la pressione franc. spinsero la S. in un periodo di crisi. Nel 1475, durante le guerre di Borgogna, la reggente Iolanda si schierò al fianco di Carlo il Temerario. Preoccupati, i Bernesi invasero il Paese di Vaud e i Vallesani il Vallese savoiardo. Con la pace di Friburgo (1476), Iolanda dovette cedere a Berna il baliaggio (gouvernement) di Aigle e alle decanie il basso Vallese fino a Massongex.

Le mire secolari della casa di S. su Ginevra furono all'origine degli interventi di Berna e Friburgo nel 1530 (confraternita del Cucchiaio). Quando Carlo II tentò di impadronirsi di Ginevra (1536), Berna reagì invadendo nuovamente il Paese di Vaud, il Pays de Gex e il Genevois; i Vallesani si impadronirono di quanto rimaneva dei possedimenti savoiardi nello Chablais, raggiungendo la sponda orientale della Dranse. Attaccato su un terzo fronte dal re di Francia, il ducato fu privato anche della S. e del Piemonte. Dei suoi Stati, nella primavera del 1536 il duca conservava solo Nizza, Vercelli e la valle d'Aosta.

Organizzazione e amministrazione

Il successo della casa di S. e il rafforzamento della sua autorità si fondavano sulla limitazione dell'autonomia degli altri signori locali, soprattutto grazie alla concessione di carte di franchigia a numerose città, e su un'organizzazione politica e amministrativa sempre più complessa che accompagnò l'espansione territoriale.

A livello locale il conte era rappresentato da ministeriali (métraux) e in certe regioni da prepositi, che svolgevano compiti fiscali, militari e di polizia. Dalla fine del XII sec. furono sostituiti dai castellani, di cui divennero gli agenti subalterni. Funzionari revocabili, i castellani rivestivano principalmente una funzione militare (ispezionavano le opere difensive e reclutavano le truppe), ma si occupavano anche di fiscalità, polizia e giustizia. Nella seconda metà del XIII sec. furono istituite due nuove cariche: il balivo (spec. quelli del Paese di Vaud, dello Chablais e del Pays de Gex), responsabile di più castellanie, e il giudice provinciale (juge mage), che amministrava la giustizia in una circoscrizione detta giudicatura.

Per l'amministrazione centrale, il conte era affiancato da un Consiglio che lo seguiva nei suoi spostamenti e lo assisteva nelle questioni di politica interna ed estera, di giustizia e finanze. Nella prima metà del XIV sec. il Consiglio si divise in un Consiglio residente presso il duca (itinerante) e in un Consiglio residente a Chambéry. Nel 1330 venne istituita la carica di cancelliere di S. Il duca consultava anche l'assemblea dei Tre Stati della S., che tra il 1441 e il 1449 si riunì più volte a Ginevra.

L'apparato amministrativo era completato dalla tesoreria, che centralizzava le entrate, e dalla Camera dei conti, che controllava la contabilità dei castellani (il più antico conto conservato venne stilato a Chillon) e che dalla fine del XIII sec. era insediata a Chambéry. Quattro uditori erano incaricati delle operazioni di controllo e otto scrivani provvedevano alla redazione dei ruoli e alla custodia degli archivi. I commissari per il controllo dei diritti feudali, in numero variabile, si occupavano di verificare lo stato degli edifici comitali e di riscuotere i tributi. Numerosi nobili e cittadini di Ginevra e del Paese di Vaud ricoprirono incarichi in seno all'amministrazione savoiarda.

Relazioni economiche

Il lago di Ginevra ebbe un ruolo importante nella politica della casa di S. Insediatasi a Chillon alla metà del XII sec., la fam. era in grado di controllare il commercio dell'Haut-Lac, sull'asse intern. che collegava l'Italia alla Champagne. Nel 1214 Tommaso I fondò Villeneuve (VD), sede di un importante posto di pedaggio nella rete europea, e nel 1286 Ludovico I di S.-Vaud fondò Morges. Le località sulla sponda meridionale, Evian, Thonon, Le Bouveret, Meillerie, Nernier e Bellerive, erano meno importanti; le ultime due servivano da sbocco per le merci provenienti dal Faucigny. Ginevra era il centro economico della S., soprattutto grazie alle sue fiere mercantili e finanziarie. Quando dal 1462 queste subirono la concorrenza delle fiere di Lione, il duca tentò invano di ristabilire la libertà di commercio violata da Luigi XI, che aveva proibito ai suoi sudditi di recarsi alle fiere ginevrine.

Copia originale della mappa del lago di Ginevra disegnata a inchiostro e acquerello nel 1588 dal syndic Jean Duvillard (Bibliothèque de Genève).
Copia originale della mappa del lago di Ginevra disegnata a inchiostro e acquerello nel 1588 dal syndic Jean Duvillard (Bibliothèque de Genève). […]

Nel XIV e XV sec. i ricchi cittadini e i banchieri it. di Ginevra concessero prestiti al conte, poi al duca. Dal 1511 al 1535 Carlo II si fece prestare più di 200'000 corone nella Conf., spec. a Basilea e Lucerna, con la garanzia di Friburgo, Berna e Soletta; impegnò diverse signorie e, nel 1530, tutto il Paese di Vaud, i cui invasori, dopo il 1536 continuarono a rimborsare i prestiti ducali per alcuni decenni. Anche i sudditi del duca, in particolare i nobili, ottennero prestiti nelle città sviz. fino alla fine del XVI sec.

Dal 1559 al 1813

Carlo II non poté assistere alla ricostituzione dei suoi Stati. Fu suo figlio Emanuele Filiberto, reinvestito del ducato da Carlo V (1554), a ottenere con i trattati di Cateau-Cambrésis (1559) la restituzione delle province conquistate dalla Francia: la S. era necessaria al mantenimento dell'equilibrio europeo. Il duca stabilì la sua capitale a Torino dopo aver recuperato il Piemonte nel 1563. I legami con il Sacro Romano Impero si dissolsero gradualmente; nel 1648 la S. non ne faceva più parte, sebbene il ducato sia ancora nominato in una matricola imperiale del 1755.

La restaurazione degli Stati di Savoia

Con i trattati di Losanna (1564) e Thonon (1569), Emanuele Filiberto recuperò la sponda meridionale del lago di Ginevra, i baliaggi bernesi (1567) e quelli vallesani (1569). In cambio cedette a Berna il Paese di Vaud, conquistato nel 1536, e alle decanie il "vecchio Chablais". Il ritiro di Berna e del Vallese fu favorito dall'alleanza difensiva stipulata nel 1560 tra il duca e i cant. catt., rinnovata poi nel 1577 e 1581. Il cant. Friburgo, che temeva a sua volta di dover restituire le stesse conquiste del 1536, accettò di aderirvi solo nel 1578, quando il duca ebbe formalmente rinunciato a Romont.

Regno di Piemonte-Sardegna (prima metà del XVIII secolo)
Regno di Piemonte-Sardegna (prima metà del XVIII secolo) […]

Dal 1588 Carlo Emanuele, successore di Emanuele Filiberto, approfittò delle guerre civili e religiose in Francia per tentare di riprendere Ginevra e il Paese di Vaud. La congiura d'Isbrand Daux fallì, ma la politica ducale provocò una nuova invasione della S. settentrionale da parte di Berna e Ginevra (1589-91). La guerra con la Francia si concluse nel 1601 con il trattato di Lione e la perdita del Pays de Gex. A nord delle Alpi, il duca possedeva ormai solo la S. L'Escalade del 1602 suscitò la reazione di Ginevra e dei suoi alleati, che invasero il nord del Salève, lo Chablais e il basso Faucigny. Con la pace di Saint-Julien (1603), il duca riconobbe infine l'indipendenza di Ginevra.

Una disposizione della pace di Utrecht (1713) assegnò al duca la corona di Sicilia, scambiata nel 1720 con quella di Sardegna: da allora la S. entrò a far parte degli Stati sardi.

Tensioni religiose

Dopo l'espulsione del vescovo nel 1535, la sede episcopale di Ginevra venne trasferita ad Annecy. Grazie alla sua eloquenza e al suo carisma, tra il 1594 e il 1598 Francesco di Sales, all'epoca preposito del capitolo, riportò al cattolicesimo gli antichi baliaggi bernesi con l'aiuto delle missioni cappuccine. Sotto la guida di prelati coscienziosi e con il fermo sostegno delle autorità ducali, la S. si affermò come baluardo della Controriforma e della Riforma catt.

I sudditi calvinisti dei duchi di S., i Valdesi, nel 1561 ottennero un certo grado di libertà religiosa; i loro pastori si formavano a Ginevra, Losanna e Basilea. Tale libertà si dimostrò però fragile e a più riprese i valdesi furono vittime di repressioni. Nel 1686 il loro culto fu proibito da Vittorio Amedeo II. Espulsi nel 1687, si rifugiarono a Ginevra e nei cant. rif. Gli sforzi diplomatici di questi ultimi e il rovesciamento delle alleanze nel 1690 (il duca si coalizzò con l'Inghilterra e le Province Unite contro la Francia) portarono al ripristino del culto valdese nel 1694.

Aspetti militari

Nel XVI sec. un'ulteriore fonte di preoccupazione per i cant. rif. furono le numerose guarnigioni spagnole stanziate quasi in permanenza nella S. settentrionale per controllare la via che collegava Genova e Milano alle Fiandre, di importanza strategica. Questo itinerario fu minacciato quando la S. perse il Bugey (1601); la Spagna concluse quindi un'alleanza con i cant. catt., che le permetteva il transito attraverso il loro territorio (Camino de Suizos). Le tensioni della seconda metà del XVII sec. spinsero Berna e Ginevra ad armare delle galere.

Durante la guerra di successione austriaca, l'occupazione totale del ducato da parte delle truppe della casa di Borbone di Spagna (dal settembre del 1742 al febbraio del 1749) allarmò Ginevra. Il loro comandante, l'infante don Felipe, accordò però la libertà di commercio tra la S. e Ginevra. Unità di mercenari sviz. servirono sia nell'esercito spagnolo (reggimenti Bavois, Dunant, Reding e Schwaller) sia per il re di Sardegna. Le prime capitolazioni erano state sottoscritte nel 1582 con i cant. catt.; nel XVIII sec. anche alcuni rif. (Bernesi e Vodesi) entrarono al servizio del re. La Guardia dei Cento Svizzeri, istituita nel 1579 a Torino, venne sciolta solo nel 1832.

Il trattato di Aquisgrana (1748) confermò quello di Worms (1743), grazie a cui il re di Sardegna aveva ottenuto la val d'Ossola, estendendo i propri possedimenti fino alla frontiera con i baliaggi it. della Conf. Dal canto suo, il trattato di Torino (1754) definì un nuovo confine con la Repubblica di Ginevra, più distante dalla città, e risolse i conflitti giurisdizionali nella zona.

Relazioni economiche

Tra la S. e Ginevra esistevano numerosi legami economici, meno intensi con il Paese di Vaud e il Vallese. Il sale di Peccais (Linguadoca) risaliva il Rodano fino a Seyssel e proseguiva per via terrestre fino a Ginevra. Da qui veniva trasportato per via d'acqua fino ai porti delle sponde settentrionali e meridionali del lago. La maggior parte del sale era destinata al Vallese.

L'importante asse commerciale che collegava la Francia meridionale a Ginevra transitava da Chambéry e Grenoble, completato da vie secondarie. Nel XVII sec. le stoffe di lana del Delfinato e della Linguadoca venivano inviate "in bianco" per essere poi tinte e apprettate in città. La S. settentrionale assicurava una parte rilevante dell'approvvigionamento di Ginevra in bovini e ovini, cereali del Faucigny, vini dello Chablais, formaggi del Salève e di Thônes (signori e comunità religiose non esitavano a ricorrere alle competenze di bovari e casari sviz., anche rif.). A Ginevra erano venduti anche i prodotti delle concerie di Evian e, più tardi, di Carouge e i coltelli e le lame di Annecy. In direzione opposta, le fam. facoltose e anche ecclesiastici della S. facevano arrivare da Ginevra tessuti di qualità, prodotti di lusso e spezie.

Uomini e merci attraversavano la frontiera nei due sensi: lattanti ginevrini affidati a balie in campagna, ricchi ospiti degli stabilimenti termali di Amphion (nei pressi di Evian) e di Aix-les-Bains, rigattieri di Ginevra o Losanna che percorrevano i villaggi e i borghi dello Chablais, venditori ambulanti savoiardi che si rifornivano in parte a Ginevra. Spazzacamini, arrotini e muratori savoiardi si spingevano anche nel Paese di Vaud e persino nel resto della Svizzera. Una forte corrente migratoria si sviluppò verso queste regioni.

I capitali ginevrini furono investiti anche in S., ad esempio ad Annecy nella torcitura della seta (inizio del XVII sec.) o nella fabbricazione di indiane (fine del XVIII sec.). I piccoli laboratori orologieri nei dintorni di Cluses lavoravano per soc. ginevrine che si occupavano poi della finitura e della commercializzazione dei prodotti. Per contrastare l'eccessiva influenza di Ginevra, il re di Sardegna tentò di trasformare Carouge, città nuova fondata sulla sponda sinistra dell'Arve nel 1772, in una concorrente commerciale, dotandola di fiere e carte di franchigia e instaurandovi un regime di tolleranza religiosa. Carouge divenne anche capoluogo di una nuova provincia (1780) e città reale (1786).

Il Dipartimento del Lemano (1792-1813)

Dopo l'invasione della S. e la sua annessione alla Francia, nel novembre del 1792 venne istituito il Dip. del Monte Bianco, suddiviso in sette distr., tra cui quelli di Thonon e Carouge. Dopo l'annessione di Ginevra nel 1798, la Francia unì la città al suo retroterra naturale, realizzando l'antico progetto di casa S. Fino al 1813 la città fu il capoluogo del neoistituito Dip. del Lemano, che raggruppava il Pays de Gex, la parte settentrionale del Genevois, il Faucigny e lo Chablais, area che corrispondeva in gran parte a quella delle relazioni economiche tra Ginevra e la S.

Dal 1814 all'inizio del XXI secolo

Nel corso del XIX sec. si tentò due volte di incorporare la S. nella Conf. (1814-15 e 1860); nel 1860 fu annessa alla Francia.

I trattati di Parigi e Torino

Poiché il Dip. del Lemano era scomparso a seguito della sconfitta degli eserciti napoleonici, durante i negoziati che seguirono la caduta dell'Impero, tenutisi a Vienna (congresso di Vienna), Parigi (pace di Parigi) e Torino (trattato di Torino), furono decise le sorti della S.

Alla vigilia della prima pace di Parigi (30.5.1814), quando fu prospettata una spartizione della S. settentrionale tra la Francia (Chambéry, Annecy e Rumilly) e il regno di Sardegna (il resto del territorio), quasi 600 notabili savoiardi provenienti principalmente dallo Chablais, dal Faucigny e dal Genevois sottoscrissero un manifesto per un'annessione di queste province alla Conf. e inviarono una delegazione alla Dieta fed. per sostenere questo progetto. Alcuni cant., in primo luogo Zurigo, non erano tuttavia favorevoli alla richiesta, a cui si oppose anche una corrente a Ginevra per motivi confessionali.

La seconda pace di Parigi (20.11.1815) assegnò Carouge a Ginevra. La frontiera venne fissata definitivamente dal trattato di Torino (16.3.1816), che concesse al neocostituito cant. alcuni com. rurali sottratti alla S., proseguendo l'opera di ricomposizione territoriale iniziata nel 1754 (Communes réunies). Queste difficili trattative volte a "compattare" il territorio cant. giunsero a termine grazie all'iniziativa di Vittorio Emanuele I, che rilanciò la vecchia idea di rendere neutrale la S.

La neutralità della Savoia

Mentre Charles Pictet-de Rochemont e François d'Ivernois negoziavano a Vienna i nuovi confini di Ginevra, fu deciso che le province dello Chablais, del Faucigny e tutto il territorio a nord di Ugine sarebbero stati integrati nella neutralità sviz. La decisione venne accolta favorevolmente, anche perché i violenti combattimenti avvenuti nel Genevois tra gli eserciti austriaci e napoleonici tra giugno e luglio del 1815 avevano messo in evidenza la vulnerabilità militare della S. Con la seconda pace di Parigi, la neutralità venne parzialmente estesa ai circondari di Annecy e Chambéry, restituiti dalla Francia al re di Sardegna. La neutralità riguardava tutto l'attuale Dip. dell'Alta S. e ca. il 20% di quello della S. Imposta e voluta dagli Alleati, non ottenne un consenso completo. La Dieta fed. non dimostrò piena adesione ai suoi nuovi obblighi, mentre Torino aveva auspicato la neutralizzazione di tutto l'antico ducato.

Neutralità non significava smilitarizzazione. Il Piemonte mantenne in S. guarnigioni i cui uomini erano incorporati nell'esercito nazionale. In caso di tensioni intern., le truppe stanziate in S. dovevano essere ritirate e, se necessario, potevano transitare dal Vallese per raggiungere il Piemonte. A nessun esercito era consentito di accedere, attraversare o stazionare nella zona neutrale; solo le truppe fed. potevano entrarvi su richiesta del regno di Sardegna. La Conf. non occupò però la S. né quando le bande repubblicane di Giuseppe Mazzini tentarono di provocare una sollevazione nell'antico ducato partendo dal territorio ginevrino (1834), né durante l'incursione dei Voraces (operai di Lione perlopiù originari della S.), giunti a Chambéry per proclamare la Repubblica e sollecitare l'annessione alla Francia (1848).

Tra il 1815 e il 1860 Ginevra avrebbe voluto una politica interventista, ma la Conf. adottò una posizione prudente. Nell'aprile del 1859 Berna non intervenne quando le truppe franc. attraversarono la S. da Culoz a Modane, violando la neutralità, anche se in direzione del Piemonte per combattere a fianco del re di Sardegna, loro alleato. L'accordo tra le due potenze prevedeva che l'intervento di Napoleone III in favore dell'unità d'Italia sarebbe stato ricompensato con la cessione della S. e di Nizza alla Francia. I sostenitori savoiardi e sviz. dell'annessione della S. alla Conf. subirono quindi una sconfitta (affare della Savoia) e la S. divenne franc.

Durante la guerra franco-prussiana, nel novembre del 1870 il Consiglio fed. temette una violazione della neutralità della S. nell'eventualità di un'invasione prussiana in direzione di Lione e della Francia meridionale e inviò truppe fed. a Ginevra. Approfittando della situazione, i movimenti repubblicani separatisti dell'Alta S. si adoperarono in favore di un intervento delle truppe sviz. Il prefetto sollecitò invano la Conf. a far uso del suo diritto di occupazione. Note diplomatiche suggerirono persino un'annessione dello Chablais, del Faucigny e di parte del Genevois alla Svizzera nel caso in cui l'Alsazia e Mulhouse fossero divenute ted.

Le tensioni europee scaturite dalla crisi legata al boulangismo (1887) spinsero la Francia e la Conf. a riesaminare lo statuto della zona neutrale e a definire precisamente l'ampiezza e le modalità di un'eventuale occupazione sviz. Tuttavia la situazione non cambiò. Durante la prima guerra mondiale l'Austria, preoccupata della possibilità che la S. settentrionale servisse da via di transito per truppe di rinforzo, si rivolse a Berna che però non reagì. L'articolo 435 del trattato di Versailles (1919) pose fine alla neutralità della S.

Durante la seconda guerra mondiale alcuni Savoiardi in fuga dal servizio di lavoro obbligatorio si rifugiarono a Ginevra. Fino al novembre del 1942, l'Alta S. fece parte della zona libera franc.; dopo l'occupazione di quest'ultima, la Svizzera venne completamente circondata dalle forze dell'Asse. Quando i Tedeschi sostituirono gli Italiani quale potenza occupante (settembre del 1943), divenne pressoché impossibile per i rifugiati varcare il confine, soprattutto a Saint-Gingolph.

Il sistema delle zone franche

Il trattato di Torino del 1816, che attribuì 14 com. savoiardi al cant. Ginevra, a volte tagliandoli in due e separandoli dalla loro rete economica tradizionale, prevedeva anche delle compensazioni doganali. L'istituzione di Zone franche si rivelò una soluzione ancora più necessaria in un'epoca caratterizzata dal protezionismo. La stessa compensazione era già stata concessa nel 1815 a tutto il Pays de Gex. Oltre alla libera circolazione accordata ai proprietari dei com. smembrati per coltivare le loro terre da entrambe le parti del confine politico e per rimpatriare il raccolto, si procedette a un arretramento della linea doganale. La zona franca savoiarda, che doveva inglobare il massiccio di Les Voirons e il Mont Vuache, area naturalmente orientata verso il mercato ginevrino, fu infine molto più ristretta, poiché Douvaine, Machilly, Annemasse, Le Châble e Valleiry non vi furono inclusi. La sua estensione raggiungeva comunque una superficie di 190 km2. I prodotti acquistati a Ginevra provenienti da quest'area erano esenti da dazi doganali. Nel 1829 Torino concesse, senza contropartita, lo statuto di zona franca alla regione di Saint-Gingolph, arretrando la dogana fino alla frazione di Locum.

L'annessione della S. alla Francia permise di uniformare il sistema doganale. La grande zona franca si estendeva allora su 3790 km2 (87,7% del Dip. dell'Alta S.). Fino al 1870 la Conf. non riconobbe ufficialmente l'annessione della S. alla Francia e non autorizzò l'importazione in Svizzera di prodotti della grande zona. Annecy, convinta che il suo declino fosse legato all'esclusione dalla zona franca, ne auspicava la soppressione.

Il sistema delle zone franche contribuì ampiamente allo sviluppo economico dell'Alta S. Dopo il 1918 la Francia decise di porre fine a tale regime doganale, contro il parere degli ab. delle zone e di Ginevra. Ottenne la soppressione della grande zona, ma dovette accettare il ripristino delle piccole zone del Pays de Gex e dell'Alta S. e quella di Saint-Gingolph (1932). Gli accordi bilaterali tra la Svizzera e l'UE tengono conto del sistema delle zone franche, anche se all'inizio del XXI sec. quest'ultimo aveva perso gran parte della sua importanza.

La situazione all'inizio del XXI secolo

Il lago di Ginevra, che fu interamente "sviz." per alcuni decenni nel XVI sec., è rimasto un punto di contatto tra l'Alta S. e i cant. rivieraschi. Fino al 1914 le pietre delle cave di Meillerie venivano trasportate in barca nei porti sviz. e ancora negli anni 1950-60 le donne della S. attraversavano il lago per lavorare nei vigneti. Nel 1981 Francia e Svizzera conclusero un accordo per la regolamentazione della pesca.

Manifesto turistico per il comprensorio sciistico delle Portes du Soleil, 1997 (Museum für Gestaltung Zürich, Plakatsammlung, Zürcher Hochschule der Künste).
Manifesto turistico per il comprensorio sciistico delle Portes du Soleil, 1997 (Museum für Gestaltung Zürich, Plakatsammlung, Zürcher Hochschule der Künste). […]

Nonostante la costruzione di una strada durante il Primo Impero e l'apertura di una linea ferroviaria negli anni 1880-90 (non più in servizio tra Evian e Saint-Gingolph dal 1998), la sponda meridionale del lago di Ginevra non ha potuto competere con lo sviluppo di quella settentrionale e l'autostrada "transchablaisienne" è rimasta allo stadio progettuale. La realizzazione di una linea ferroviaria veloce Ginevra-Annemasse, proposta nel 1910, è stata accettata nel 2009. I Dip. della S. e dell'Alta S. fanno capo all'aeroporto di Cointrin, da cui partono voli charter per il turismo invernale. A livello dell'economia privata, la collaborazione è stata promossa dalle stazioni sciistiche, ad esempio dal comprensorio delle Portes du Soleil, esteso tra la val d'Illiez e l'Alta S. Come il Dip. dell'Ain, anche quello dell'Alta S. fornisce a Ginevra un importante numero di frontalieri (2000 nel 1960, 22'000 alla fine degli anni 1980-90, 51'213 nel 2009). Cittadini sviz. si sono trasferiti nell'Alta S., attirati dal costo inferiore degli alloggi. La Migros ha aperto delle filiali nel centro commerciale di Etrembières, a Thoiry e Neydens. I frontalieri che si recano a Losanna utilizzano i battelli della Compagnia generale di navigazione. Dalla loro istituzione, l'Alta S. fa parte del comitato regionale franco-ginevrino (1973) e del Consiglio del Lemano (1987). Una parte del Dip. è inclusa nel progetto di agglomerazione franco-valdo-ginevrina (lettera d'intenti del 2007).

Riferimenti bibliografici

Opere a carattere generale
  • P. Guichonnet (a cura di), Histoire de la Savoie, 1973
  • J.-P. Leguay (a cura di), Histoire de la Savoie, 4 voll., 1983-1986
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Dal Medioevo al 1536
  • B. Demotz, Le comté de Savoie du XIe au XVe siècle, 2000
  • A. Barbero, Il ducato di Savoia, 2002
Dal 1559 al 1813
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Dal 1814 all'inizio del XXI secolo
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  • A. Palluel-Guillard, L'aigle et la croix: Genève et la Savoie 1798-1815, 1999
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Suggerimento di citazione

Sandra Coram-Mekkey; Alain Becchia; Dominique Zumkeller: "Savoia", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 15.01.2015(traduzione dal francese). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/006641/2015-01-15/, consultato il 28.03.2024.