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Denaro

Il denaro costituisce un mezzo di scambio, di pagamento e di attribuzione di valore universalmente riconosciuto all'interno di una determinata area economica e utilizzato anche per la trasmissione e la conservazione di valore. Esso può inoltre rivestire un ruolo importante sul piano religioso e sociale. Il denaro in linea di principio può essere di qualsiasi forma e materiale: si spazia dai mezzi di pagamento in natura (bestiame, cereali, ecc.) a quelli virtuali.

Le origini

La presenza di denaro premonetale risulta difficilmente accertabile nelle società prive di scrittura, in quanto molti dei prodotti agricoli, degli utensili e dei gioielli di origine archeologica usati come denaro non possono essere inequivocabilmente identificati come tale. Non è dunque chiaro in quale misura questi fungessero già da mezzi di scambio regolamentati. Le poche informazioni disponibili a partire dalla tarda età del Ferro attestano importanti differenze a livello regionale tra le diverse società riguardo alla storia del denaro e alle funzioni che gli furono assegnate. La Moneta è una forma di denaro relativamente recente: nell'Asia minore e nel Mediterraneo orientale apparve attorno al 600. a.C. e nelle aree sotto influenza celtica nel III sec. a.C.

Il superamento della mera economia di sussistenza costituì il presupposto per la creazione delle prime forme di denaro. Lo sviluppo dell'Economia monetaria, spesso ipotizzato anche se non dimostrabile per l'Europa occidentale, potrebbe essere articolato in differenti fasi, anche coincidenti o parzialmente sovrapposte sul piano cronologico. In un primo momento i crescenti scambi effettuati a partire dal Neolitico resero necessari parametri comuni di riferimento, funzione assunta inizialmente dal denaro in natura. Nell'area mediterranea, il ruolo del bestiame come misura di valore è ad esempio attestato dalla letteratura e dall'etimologia. In una fase successiva, come mezzi di scambio e tesaurizzazione vennero utilizzati utensili in metallo, che rispetto al denaro in natura avevano il vantaggio di occupare uno spazio ridotto, di essere divisibili e durevoli e non necessitavano di manutenzione. Più tardi trovarono impiego anche oggetti inservibili che esteriormente richiamavano degli utensili, ma non erano utilizzabili come strumenti di lavoro (leghe e dimensioni inadeguate, ecc.), e infine metalli non lavorati valutati secondo il peso. La funzione di denaro potrebbe essere ad esempio attribuita a utensili dell'età del Bronzo per i quali sembra delinearsi una classificazione in base al peso, il che costituisce un passo significativo verso la creazione di denaro metallico.

Per la comprensione delle forme di denaro premonetale, le moderne teorie monetarie, basate su decisioni e conseguenze di natura economica, si rivelano di poca utilità. Studi etnologici e di antropologia culturale mostrano invece che il denaro poteva essere utilizzato nelle maniere più disparate e creato per i più svariati motivi. Sono attestati complessi rituali incentrati sul denaro, in cui però gli aspetti sociali e religiosi risultano molto più importanti di quelli economici.

Epoca celtica e romana

Nell'odierno territorio sviz., le prime monete comparvero durante il III sec. a.C. Si trattava di imitazioni celtiche di monete d'oro macedoni (i cosiddetti stateri di Filippo e i rispettivi divisionali). L'argento venne coniato a partire dal II sec. a.C. sulla base dei modelli romani; in seguito vennero fuse monete in metalli non ferrosi, i cosiddetti potins. È probabile che le prime monete di metallo prezioso fossero utilizzate principalmente per la tesaurizzazione, come segno di distinzione sociale e in ambito religioso e funerario. Solo a partire dal tardo II sec. a.C. è attestata una vera e propria circolazione monetaria con diversi nominali e monete di piccolo taglio.

Oltre alle monete diffuse a livello sovraregionale, ne esistevano diverse a circolazione locale (Svizzera occidentale, Altopiano orientale, Vallese). La produzione di monete è attestata dal ritrovamento di conii ad Avenches e Mont Vully e di stampi in argilla per la realizzazione dei tondelli (le cosiddette Tüpfelplatten) a Üetliberg e Rheinau. Monete spicciole celtiche erano in circolazione ancora in epoca romana.

La rapida e ampia diffusione della moneta a partire dal periodo augusteo avvenne parallelamente alla romanizzazione dell'odierno territorio sviz., che divenne parte integrante dell'area monetaria dell'Impero. Fino alla fine del III sec., le coniazioni avvenivano nel quadro del sistema monetale introdotto da Augusto, che comprendeva monete in oro, argento e metalli non ferrosi, e la cui unità di conto più importante era il sesterzio. Il commercio e il soldo pagato ai militari provocarono un enorme afflusso di monete. Tutte le funzioni del denaro furono assunte dalla moneta, da quella di mezzo di pagamento nel piccolo commercio quotidiano a quella, attestata dai numerosi tesori rinvenuti ad esempio a Vidy o a Kaiseraugst, di strumento per l'accantonamento di ingenti patrimoni, quando questi non venivano investiti in beni fondiari. Nel corso del III sec., il sistema creato da Augusto decadde progressivamente. In seguito alle riforme di Diocleziano, vennero introdotti nuovi nominali sempre su base trimetallica.

La Coniazione di monete romane in Svizzera è attestata da numerose officine di coniazione non ufficiali (Augst, Vidy), i cui prodotti vennero in parte combattuti come falsificazioni e in parte tollerati per motivi economici. Nel 2004 a Windisch, l'antica Vindonissa, è stato rinvenuto un conio dell'epoca di Tiberio che potrebbe significare l'esistenza di una coniazione ufficiale.

Medioevo

Circolazione monetaria

Con la fine del dominio romano in Svizzera, nel corso del V sec. cessò l'afflusso di monete romane. La circolazione monetaria venne garantita ancora per qualche tempo dalle coniazioni già presenti, ma in seguito l'economia monetale tardoromana sparì quasi del tutto, e tornarono di regola il baratto e i pagamenti in natura. Nei regni germ. che seguirono l'Impero romano il sistema trimetallico venne abbandonato e le nuove coniazioni si limitarono alle sole monete auree, che a causa del loro elevato valore non erano però adatte all'uso quotidiano e probabilmente furono utilizzate prevalentemente per il pagamento dei tributi e per la tesaurizzazione.

Il nominale più importante era il triens, che corrispondeva a un terzo del solidus tardoromano. All'interno del regno merovingio, il territorio della Svizzera odierna si collocava in posizione periferica. Delle oltre 800 zecche merovinge, solo sette erano situate in Svizzera, e tutte a ovest della Reuss (Ginevra, Losanna, Avenches, Saint-Maurice, Sion, Basilea, Windisch). I triens coniati da queste Zecche non ebbero alcun ruolo per la circolazione monetaria locale. In base ai ritrovamenti, in Svizzera circolavano prevalentemente monete galliche e in parte anche coniazioni ostrogote, visigote e longobarde. Il passaggio dal sistema aureo a quello argenteo, che nel regno franco avvenne nel tardo VII sec., in un primo momento non ebbe alcuna ripercussione nell'odierno territorio sviz.

A parte poche eccezioni, dall'VIII al XIII sec. nell'Europa centrale venne coniato un solo tipo di moneta, il Denaro (in ted. Pfennig), e saltuariamente anche la sua metà, l'obolo. Per i pagamenti di maggiore entità si utilizzarono in parte anche lingotti in argento, come risulta dalle fonti scritte e dai pochi reperti ritrovati. Spesso questi lingotti vennero realizzati con un peso standard di un Marco o di una libbra.

Le poche monete coniate in Svizzera durante l'epoca carolingia non ebbero alcuna importanza per la circolazione monetaria locale. Tra i reperti risalenti a quest'epoca rinvenuti nella Svizzera occidentale prevalgono i denari (Pfennige) provenienti da zecche del regno franco occidentale, mentre tra quelli ritrovati nel resto della Svizzera, spec. nei Grigioni e nella parte della valle del Reno a ridosso delle Alpi, risultano predominanti le coniazioni it. Anche se nelle fonti il pagamento di tributi in denaro viene menz. già dall'età carolingia, all'epoca l'economia monetaria esisteva tutt'al più in una forma embrionale. Solo a partire dall'XI-XII sec. le monete coniate da zecche indigene, gestite prevalentemente da autorità monetarie ecclesiastiche, ebbero un ruolo più importante. I denari (Pfennige) di Basilea, Zurigo, Losanna e Ginevra divennero la moneta di riferimento nei rispettivi territori; la circolazione monetaria tendeva ormai ad avvenire su scala regionale. Nei Grigioni continuarono a predominare le monete it. Contrariamente alla tesi diffusa in passato, per cui le monete in quell'epoca sarebbero state utilizzate solo per il commercio di lunga distanza - gran parte delle monete ritrovate proviene da grandi ripostigli della Scandinavia meridionale e delle regioni baltiche -, ritrovamenti più recenti evidenziano in misura crescente l'importanza della circolazione monetaria indigena. A quanto sembra in quel periodo non erano solo i commercianti a disporre di denaro e l'uso delle monete si stava progressivamente diffondendo in tutti gli strati sociali.

Oltre ai tipi di denaro (Pfennig) menz., coniati già da tempo, nel XIII sec. ebbero una propria area di circolazione anche i denari di Sciaffusa, Zofingen, Berna e Saint-Maurice. Durante questa epoca del "denaro regionale", le singole autorità monetarie disposero che le valute straniere venissero cambiate con quelle indigene. La distinzione tra singole aree monetarie emerge tuttavia con maggiore evidenza dalle fonti scritte che non dai ritrovamenti, poiché di fatto il monopolio di una moneta non si poteva imporre completamente e le aree monetarie spesso si sovrapponevano.

A partire dal XIII sec. aumentò l'importanza dell'economia monetaria. Nel corso del tardo ME i tributi un tempo pagati in natura vennero sostituiti nella maggior parte delle località da pagamenti in denaro. Le monete, e soprattutto quelle di piccolo taglio, costituivano ormai parte integrante della vita quotidiana. L'affermazione delle monete d'oro e d'argento di grosso taglio, che comparvero nel territorio sviz. poco dopo il 1300, rappresentò un'importante cesura. Tra le monete d'oro, inizialmente predominò il Fiorino (florenus) di Firenze, soppiantato nella seconda metà del XIV sec. dal fiorino renano. Il Grosso di Milano, il grosso di Praga e quello di Tours erano le monete d'argento estere più importanti. A partire dal XIV sec., il grosso venne emesso prima dalle zecche della Svizzera occidentale, e in seguito anche da quelle del restante territorio sviz.; dalla fine del XV sec. fu infine coniato anche il fiorino. Con l'avvento di nuovi tipi di monete, nel tardo ME avvenne una tripartizione della circolazione monetaria, con monete auree e argentee circolanti a livello sovraregionale e monete di piccolo taglio diffuse soprattutto su scala locale. Un ulteriore passo venne compiuto verso il 1490-1500 con l'introduzione di monete d'argento di grosso taglio (testone, tallero) e del Batzen. Per la circolazione monetaria queste innovazioni risultarono però significative solo a partire dal XVI sec.

Monete di conto

Durante il ME le unità di conto carolinge (1 lira = 20 soldi = 240 denari) costituirono il sistema monetale più importante, che in Svizzera rimase in vigore nei suoi tratti essenziali fino al XIX sec. inoltrato. Al contrario del denaro, che veniva anche coniato, la Lira (o libbra, in ted. Pfund) e il Soldo erano unicamente delle unità di conto. Il denaro carolingio, il cui contenuto di fino dopo la riforma del 793/794 fu di 1,7 g, per molto tempo ebbe il ruolo di unità di riferimento. Nel pieno ME, questo standard fu abbandonato e vennero creati tipi di denaro a diffusione regionale, di diverso peso e valore. Dopo l'XI/XII sec. fu quindi necessario precisare il tipo di unità di conto (per esempio "lira di Zurigo").

Con la scissione tra denaro grosso - Angster, Rappen (Centesimo) - e piccolo - Haller, Stebler, ecc. - dalla metà del XIV sec. nacquero nuove valute, basate sull'uno o sull'altro nominale (per esempio Pfund Haller). In molte località, come per esempio a Lucerna, coesistevano diverse specie di lira (in ted. Pfund).

Problemi particolari si posero quando vennero introdotti tipi di monete di taglio più grosso, per i quali si doveva stabilire un rapporto di valore fisso con i nominali esistenti. Alla fine del XV sec. si registrarono i primi segnali in direzione della formazione di sistemi monetari veri e propri.

Dato che le monete d'argento erano soggette a un più forte deprezzamento (Inflazione) rispetto a quelle d'oro, il corso del fiorino salì costantemente. Nella maggior parte delle località durante il XIV-XV sec. il valore del fiorino raddoppiò o triplicò rispetto alle valute locali. Verso la fine del XV sec. il fiorino assunse il ruolo di unità di conto, a cui corrispondevano di regola due lire (= 40 soldi).

I primi pagamenti in moneta scritturale

I pagamenti non in contanti effettuati tramite Lettera di cambio, nati in Italia nel XIV sec., furono introdotti in Svizzera nel XIV-XV sec. A Ginevra, centro fieristico, si stabilirono dei banchieri it., soprattutto della fam. de' Medici, che per le loro transazioni finanziarie disponevano di una rete di contatti estesa su tutto il continente europeo (Banche). Da questa forma di Movimento di capitali trassero profitto i commercianti, che potevano in tal modo evitare il trasferimento fisico del denaro, complicato e pericoloso. Nelle città i pagamenti in moneta scritturale si diffusero anche in ambito creditizio solo nel XVI sec. (Credito).

Epoca moderna

Circolazione monetaria

Attorno al 1500 il fiorino d'oro, insieme al Ducato e alla Corona del sole franc., era la moneta aurea più importante in Svizzera. Dopo il 1530 perse tale ruolo a scapito delle monete auree franc. e spagnole. Nello stesso periodo si diffuse la pistola spagnola. Verso il 1600 apparvero numerose monete auree sotto forma di dobloni, nel XVIII sec. anche di quadruple. Un'evoluzione simile si verificò anche per i pezzi grossolani d'argento di provenienza estera, che nella seconda metà del XVI sec. affluirono in gran numero in Svizzera affiancando il "vecchio" Batzen conf. fino ad allora dominante. Ricerche di tipo qualitativo e quantitativo mostrano un predominio delle monete straniere provenienti dall'Italia, dalla Spagna, dalla Francia e dal Sacro Romano Impero (fino al 60% attorno al 1600). La forte crescita delle monete argentee era dovuta alle politiche monetarie delle monarchie circostanti, come per esempio la riforma monetaria imperiale del 1559, introdotta in seguito alla scoperta di nuovi giacimenti di argento in Sudamerica. Oltre ai talleri dell'Impero, ai ducati d'argento e ai filippi, circolavano così i louis neuf e louis blanc di provenienza franc. e numerose altre monete argentee straniere, ma in misura crescente anche diversi Testoni sviz. Le 15-20 autorità monetarie sviz. battevano raramente monete d'oro, mentre coniavano una quantità maggiore di monete d'argento e soprattutto di monete divisionali per uso quotidiano. A scadenza annuale o periodica, le autorità monetarie emettevano un gran numero di queste ultime per poter assoldare le truppe. A Zurigo venivano chiamati Haller, Angster, Fünfer, Sechser, Kreuzer, scellini (Schillinge), Plappart, Batzen, mezzo Batzen, cinque scellini, dieci scellini. Dal 1650 vennero coniati regolarmente dei centesimi (Rappen), e successivamente anche frazioni e multipli di diverse monete d'argento, come per esempio il dieci scellini, il mezzo e il quarto di tallero. A Ginevra vi era il denaro (denier), il doppio denaro (deux-deniers), il quarto o il terzo denaro (quart o trois-deniers) e il due quarti o sei denari (deux-quarts o six-deniers), oltre a numerose unità dello scellino (sol).

Le parità monetarie

La maggior parte delle autorità monetarie sviz. valutavano a scadenza regolare le monete estere circolanti sul proprio territorio. Per garantire una migliore coordinazione, rappresentanti dei Cant. conf. e dei Paesi alleati si incontravano, inizialmente in caso di necessità, poi periodicamente, per concordare misure comuni di politica monetaria. Essi stabilivano in primo luogo quali monete straniere potevano circolare e quali dovevano essere messe al bando. Le parità ufficiali stabilite sul piano conf. dovevano comunque essere di volta in volta adeguate alle unità monetarie locali. Nel XVI sec. le differenze regionali furono rilevanti, con un divario tra la parte orientale e occidentale del Paese: il deprezzamento della moneta fu minore a San Gallo, Sciaffusa e Basilea, un po' più pronunciato a Zurigo, Lucerna, Soletta e Berna, e ancora più forte a Friburgo e soprattutto a Ginevra. Dopo la crisi monetaria dei primi anni del decennio 1620-30, fino alla fine dell'ancien régime vi furono solo svalutazioni di scarso rilievo. I cant. conf. e i loro alleati più o meno stretti riuscirono a tenere sempre meglio sotto controllo la circolazione monetaria, anche se di tanto in tanto tra i Maestri monetieri veniva scoperta una pecora nera. Il valore relativo delle monete auree e argentee si modificò in maniera rilevante: mentre nel XVI sec. 1 g d'oro valeva 10-11 g d'argento, dalla crisi monetaria alla fine dell'ancien régime tale rapporto salì a 14,5. Sporadicamente già alla fine del XVI sec., più spesso dal XVII sec., i governi pubblicarono liste ufficiali delle parità negli editti monetari (Valutazione monetaria). Durante la crisi valutaria del 1618-22, l'Impero fu colpito da una massiccia svalutazione, di cui fu vittima anche la Svizzera a causa degli stretti legami economici reciproci. Dopo il 1622 anche i cant. conf. rivalutarono le loro monete (Batzen). Solo Berna non adottò tale misura. Le autorità stabilirono il corso forzoso del Batzen bernese di cui fu ridotto il contenuto di fino; monete dal valore nominale di un Batzen ne valevano di fatto la metà. Questo sistema di tipo moderno funzionò fino al 1653, quando Berna svalutò comunque il proprio Batzen.

Monete di conto

Pagina del titolo di un'opera di Hugues Darier, saggiatore della zecca a Ginevra, pubblicata nel 1807 (Bibliothèque de Genève, Archives A. & G. Zimmermann).
Pagina del titolo di un'opera di Hugues Darier, saggiatore della zecca a Ginevra, pubblicata nel 1807 (Bibliothèque de Genève, Archives A. & G. Zimmermann). […]

Nella vecchia Conf. in pratica non ci fu mai un sistema di calcolo unitario. I nominali di riferimento più diffusi nel XVI sec. si basavano contemporaneamente e in misura variabile sul sistema del fiorino e della lira. Tramite queste unità di riferimento risultava possibile stabilire rapporti di valore tra tutte le monete di conto. Un fiorino valeva comunque 40 scellini a Zurigo e Lucerna, 30 a Sciaffusa, 25 a Basilea, 20 a Friburgo, 17,5 a San Gallo, 12 a Ginevra e nel Vallese e 10 a Zugo. I relativi rapporti di valore con la lira oscillavano tra 2,666 e 0,5. Nelle regioni svizzeroted., il fiorino soppiantò la lira come moneta di conto spesso già attorno al 1570. Nel Vallese, nel Paese di Vaud e a Ginevra tale ruolo fu assunto dal fiorino savoiardo. Nella seconda metà del XVI sec. Berna introdusse nel proprio territorio un sistema monetale unitario, per cui una corona corrispondeva a 25 Batzen risp. a 100 Kreuzer. Mercanti e commercianti, imprenditori militari, diplomatici e balivi che viaggiavano per la Svizzera dovevano conoscere tutti questi sistemi di conto e di pagamento. Alla fine del XVIII sec., attorno al 1798, in singoli casi venne adottato un sistema decimale (1 frs. = 10 Batzen = 100 Rappen).

La massa monetaria

La Massa monetaria in Svizzera tra il 1500 e il 1800 non è calcolabile. Alcuni indizi portano comunque a ritenere che essa aumentò costantemente. Per la creazione di moneta, oltre al denaro messo in circolazione dalle autorità ebbe un ruolo importante la moneta scritturale, quindi di riflesso i banchieri. Le banche pubbliche di Basilea e Ginevra e altri banchieri di queste piazze aprivano su richiesta dei loro clienti - città, nobili, principi, commercianti, ecc. - conti bancari, i cui titolari effettuavano pagamenti ad altri clienti della banca senza dover ricorrere al trasferimento fisico del denaro. In questo modo, la massa monetaria risultava superiore rispetto alle effettive disponibilità di cassa della banca. Un'ulteriore categoria di denaro venne creata utilizzando titoli come mezzi di pagamento. Rendite fondiarie, obbligazioni e lettere di pegno potevano essere utilizzate senza problemi al posto delle monete di metallo prezioso per la conclusione di affari privati e il pagamento delle imposte.

XIX e XX secolo

Durante l'Elvetica, lo Stato assunse il monopolio dell'emissione monetaria e cercò per la prima volta di creare un sistema monetale unitario. Dopo le coniazioni provvisorie del 1798, in base alla legge del 19.3.1799 esso si fondava sul "franco sviz." del valore di 10 Batzen risp. 100 Rappen, ispirato al modello franc., ma basato sul titolo bernese. Tale sistema non poté essere realizzato. A causa della carenza di metallo prezioso e dei costi eccessivi, nelle zecche di Berna, Soletta e Basilea vennero coniati soltanto 190'000 frs. in monete argentee, e almeno 560'000 frs. in monete divisionali. Queste ultime costituirono un problema ancora per molto tempo, dato che per ragioni di costo i cant. si accordarono di ritirarle dalla circolazione solo nel 1832.

Nel periodo della Mediazione, il privilegio di battere moneta venne attribuito nuovamente ai cant.; il titolo unitario stabilito dalla Dieta l'11.8.1803 non riuscì a imporsi. Soprattutto le monete divisionali vennero battute in grande quantità, creando una situazione confusa analoga a quella anteriore al 1798. Le decisioni della Dieta e i Concordati monetari ebbero effetti ridotti. I cant., che perseguivano essenzialmente i propri interessi, si divisero in due schieramenti: la Svizzera occidentale puntò su un sistema equivalente a quello del franco franc., mentre la parte orientale del Paese si orientò su un sistema analogo a quello del fiorino diffuso nella Germania meridionale.

L'art. 36 della Costituzione fed. nel 1848 attribuì la sovranità monetaria alla Conf. Nel 1849 i fautori del sistema franc. e di quello della Germania meridionale si scontrarono per l'ultima volta nel corso di un acceso dibattito pubblico. Con la legge fed. sulle monete del 1850, il parlamento optò per l'introduzione del Franco, moneta argentea suddivisa in centesimi. Fra l'agosto del 1851 e l'agosto del 1852, cant. per cant., da ovest verso est, vennero ritirati quasi 66 milioni di vecchie monete, complessivamente di 319 tipi diversi per conio e contenuto di fino. A più di un sec. e mezzo di distanza, il pezzo da cinque frs. è talvolta ancora detto cent sous ("100 soldi") nella Svizzera franc. o Fünfliber ("cinque lire") in quella ted. Benché le nuove coniazioni ammontassero solo a 20,5 milioni di frs. ca., si stimò che il denaro circolante corrispondesse a 100-120 milioni di frs. - per buona parte quindi costituiti da monete franc. e altre monete simili, che nel 1852 furono equiparate al franco dal Consiglio fed.

Monete e banconote circolanti 1851-1950
Monete e banconote circolanti 1851-1950 […]

Dato che la crescente produzione di oro stava soppiantando quella di argento, la legge fed. sulle monete fu sottoposta a revisione nel 1860. Essa riconobbe le monete auree franc. e quelle equivalenti, sancendo così il passaggio al bimetallismo. Con la creazione dell'Unione monetaria latina nel 1865, la Svizzera - membro fondatore insieme alla Francia, il Belgio e l'Italia - divenne anche ufficialmente parte integrante dell'area monetaria franc. Il sistema, a cui nel 1868 aderì anche la Grecia, era incentrato sulle monete argentee dei Paesi membri, di conio e taglio differente (Svizzera: monete da 5, 2, 1, ½ frs.), ma di identico valore. La circolazione delle monete divisionali in biglione, nichelio e bronzo fu invece limitata all'ambito nazionale (Svizzera: monete da 20, 10, 5, 2, 1 cts.). Le monete circolanti costituirono inizialmente la parte prevalente, anche se in calo, della massa monetaria. Nel 1870, il valore delle Banconote in circolazione era di solo 24 milioni di frs.

Banconote circolanti e prodotto interno lordo 1907-2000
Banconote circolanti e prodotto interno lordo 1907-2000 […]

La guerra franco-prussiana del 1870 provocò una grave crisi di liquidità, soprattutto perché la Francia bloccò l'afflusso di monete verso la Svizzera. Nell'estate di quell'anno, il Consiglio fed. fu costretto a dare temporaneamente corso legale al Sovereign inglese e al dollaro statunitense. La legge fed. sulla coniazione di monete auree del dicembre del 1870 non migliorò la situazione, dato che esse vennero battute solo a partire dal 1883. Aumentò invece rapidamente il gradimento delle banconote; dalla fine del decennio 1880-90 la loro circolazione probabilmente superò quella delle monete. La crescita selvaggia delle banconote stampate dalle banche di emissione regionali venne contrastata attraverso la revisione dell'art. 39 della Costituzione fed., che nel 1891 in aggiunta al monopolio di coniazione delle monete attribuì alla Conf. anche il monopolio di emissione delle banconote. Esso poté però essere esercitato solo dal 1910, tramite la Banca nazionale svizzera (BNS). Il passaggio al Sistema monetario aureo da parte dell'Impero ted. nel 1871, compiuto in seguito anche da altri Stati, provocò la rarefazione dell'oro. L'abbondante emissione di banconote favorì il deflusso verso la Francia delle monete d'argento, la cui circolazione raggiunse livelli minimi a cavallo del 1900. In seguito si verificò un'inversione di tendenza, dovuta spec. a una politica di emissione delle banconote più restrittiva da parte della BNS.

La prima guerra mondiale fece cadere l'Unione monetaria lat. in una profonda crisi. Il decreto del Consiglio fed. del 30.7.1914 stabilì il corso forzoso delle banconote, che divennero così un mezzo di pagamento fiduciario, sospendendo l'obbligo per la BNS di convertire le banconote in monete di metallo pregiato. Questi provvedimenti, con cui venne inaugurato un periodo di Cambi fluttuanti, non riuscirono però a stabilizzare la situazione. Soprattutto l'afflusso di oro e l'assunzione da parte della BNS delle rescrizioni della Conf., incluse quelle delle FFS, gonfiarono la base monetaria. Le banconote in circolazione negli anni 1914-19 passarono da 456 a 1024 milioni di frs. Conseguenza di tutto ciò fu un'inflazione mai vista in precedenza, che negli anni 1914-20 fece salire l'indice nazionale dei prezzi al consumo da 100 a 224 punti.

Dato che la situazione negli Stati belligeranti era di gran lunga peggiore, fino alla fine del 1919 in Svizzera si accumularono monete argentee dell'Unione monetaria lat. I divieti di importazione e la crescente nazionalizzazione delle monete minarono il valore unitario delle valute dell'Unione, che fu quindi ufficialmente sciolta alla fine del 1926. In Svizzera, all'inflazione seguì una forte deflazione; nel 1922 l'indice nazionale dei prezzi al consumo era sceso a 164 punti. Alla fine del 1924 il franco raggiunse la parità d'anteguerra con il dollaro statunitense, che la BNS decise di mantenere.

Dal 1927 furono ammesse solo monete sviz., la Politica monetaria si basò quindi per la prima volta esclusivamente su mezzi di pagamento nazionali. La revisione della legge fed. sulla BNS del 1929 sancì ufficialmente il passaggio al sistema monetario aureo, che la BNS aveva di fatto compiuto dal 1907. La BNS inoltre da allora riprese temporaneamente a convertire le banconote in monete auree. Con la revisione totale della legge sulle monete del 1931, il pezzo da cinque frs., ultima moneta argentea, venne degradato a moneta divisionale.

La riorganizzazione del sistema monetario avvenne in un momento sfavorevole. A causa della crisi economica mondiale, Stati economicamente potenti come la Gran Bretagna (1931) e gli Stati Uniti (1933) abbandonarono il gold standard e svalutarono la propria moneta. Inoltre, la maggior parte degli Stati europei instaurò il Controllo dei cambi. La Svizzera per lungo tempo rimase fedele al gold standard e alla parità aurea. Questa posizione, che fu all'origine di un'ulteriore deflazione (dal 1929 al 1936 l'indice nazionale dei prezzi al consumo scese da 161 a 130 punti), si rivelò sempre meno sostenibile, per cui il Consiglio fed. nel 1936 svalutò il franco del 30% e contemporaneamente sospese di nuovo l'obbligo di conversione delle banconote, poiché il loro valore non corrispondeva più a quello delle monete auree.

La Svalutazione del 1936 e il clima di insicurezza prima e durante la seconda guerra mondiale provocarono un afflusso notevole di metalli preziosi e divise. Controverse furono soprattutto le transazioni con la Reichsbank, che riuscì a procurarsi franchi liberamente convertibili di cui il regime nazista aveva urgente bisogno, in parte mediante la vendita di oro depredato. Nel corso della seconda guerra mondiale, le riserve auree della BNS aumentarono di quasi due terzi, mentre la circolazione monetaria crebbe di quasi il 90%. Ciononostante, si riuscì a controllare meglio l'inflazione rispetto alla prima guerra mondiale; l'indice nazionale dei prezzi al consumo salì solamente da 100 a 152 punti.

Già verso la fine della guerra, con gli accordi di Bretton Woods si delineò un nuovo ordine monetario intern., a cui la Svizzera si adeguò. La revisione totale della legge fed. sulle monete nel 1952 stabilì il ritorno alla parità fissa dopo 16 anni. Nel 1954 il Consiglio fed. prorogò a tempo indeterminato la sospensione dell'obbligo di conversione della BNS. Solo nel 2000 le autorità rinunciarono infine esplicitamente alla copertura aurea della circolazione monetaria.

Prima della conclusione dell'accordo monetario europeo nel 1958, che permise il ripristino della convertibilità, la maggior parte dei Paesi aveva mantenuto il controllo dei cambi. Già in quegli anni si verificò un forte afflusso di capitali stranieri in Svizzera, che la BNS cercò di arginare tramite la conclusione di accordi volontari (gentlemen's agreements) con le banche. Nonostante le sfavorevoli condizioni imposte, l'aumento dei capitali stranieri non si arrestò (previsione di profitti da rivalutazione, evasione fiscale). L'espansione della massa monetaria (16'839 milioni di frs. nel 1960, 32'925 milioni nel 1970, 47'348 milioni nel 1975) fu all'origine di una persistente inflazione, che nel 1970-75 raggiunse il suo apice con medie annue superiori al 7,5%. In seguito al rialzo del prezzo dell'argento, alla fine del decennio 1960-70 il valore intrinseco delle monete divisionali argentee superò il loro valore nominale. Dato che il divieto di esportazione, accantonamento e fusione delle monete non aveva ottenuto alcun risultato, dal 1968 i pezzi da 2 e 1 frs. e quelli da 50 cts., e dal 1969 i pezzi da 5 frs. vennero coniati con leghe di rame e nichelio.

Viste le forti oscillazioni sui mercati delle divise, con la revisione della legge fed. sulle monete alla fine del 1970 al Consiglio fed. venne attribuita la facoltà di stabilire, dietro consultazione della BNS, la parità aurea del franco. Nel 1971, in due occasioni, il franco venne rivalutato complessivamente del 13,9%. Dato che queste misure si rivelarono insufficienti, all'inizio del 1973 si decise di lasciar fluttuare liberamente il franco, il che comportò una sua ulteriore massiccia rivalutazione. Con il regime dei cambi fluttuanti, il dollaro statunitense nel 1970-72 scese da 4,31 a 3,82 frs., raggiungendo poi nel 1979 per la prima volta i livelli di inizio XXI sec. (1,66); nel 2008 è sceso sotto la soglia di un franco. In seguito, periodi con un'inflazione più marcata (1978-85, 1988-93) si sono alternati a fasi caratterizzate da una sostanziale stabilità dei prezzi. Periodicamente, la BNS è stata accusata di sostenere una quotazione troppo elevata del franco attraverso una politica monetaria eccessivamente restrittiva, danneggiando così l'industria di esportazione. Nel 2002, l'introduzione dell'Euro negli Stati confinanti ha isolato la Svizzera da un punto di vista monetario; l'euro si è affermato come seconda valuta nelle regioni turistiche e di confine.

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Link

Suggerimento di citazione

Markus Peter; Daniel Schmutz; Martin Körner; Bernard Degen: "Denaro", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 18.02.2014(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/047970/2014-02-18/, consultato il 28.03.2024.