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Superstizione

Con il termine superstizione si designa una credenza deviante o arcaica rispetto alla credenza considerata "normale" (in ted. Aberglaube significa "contro-credenza"). La parola non può essere definita in maniera inequivocabile né sul piano concettuale né su quello contenutistico. Come la credenza "corretta", la superstizione, che si manifesta in primo luogo sotto forma di osservazione di segni, di divinazione (predizione ottenuta intenzionalmente) e di pratiche magiche, evolve in funzione delle norme sociali e religiose vigenti in ogni epoca. Per questa ragione i confini con la Magia, l'Astrologia e la Devozione popolare sono da sempre fluidi. In Svizzera, grazie a inchieste e alla pubblicazione di saghe e leggende, lo studio del folclore ha conservato un ricco patrimonio di superstizione. Negli anni 1920-50 gli studiosi catalogarono queste manifestazioni tra le credenze popolari. Attualmente tale attribuzione è controversa poiché i due concetti si sovrappongono solo in parte; si tende inoltre a evitare il termine superstizione in ambito scientifico.

La Chiesa medievale, influenzata dalla dottrina di S. Agostino, combatté come superstizione il culto delle divinità pagane (idolatria), le rappresentazioni magiche e animiste (culto dei demoni) e più tardi anche elementi considerati "superflui" che erano stati aggiunti alla vera religione; questa idea fu sostenuta da Tommaso d'Aquino, che considerava la superstizione l'antitesi della virtù, ovvero un difetto religioso, intellettuale e morale. Nel corso del ME l'accusa di superstizione venne sempre più rivolta a cristiani che si erano allontanati dalla dottrina ufficiale della Chiesa (Eretici). Nello stesso tempo la Chiesa tollerava lo sviluppo di una devozione popolare, in cui si confluivano elementi della credenza ufficiale con concezioni superstiziose e magiche. Queste comprendevano, tra l'altro, aspetti del Culto dei santi e dei pellegrinaggi.

Apparizioni celesti nel 1580. Immagine tratta dalla cronaca del canonico Johann Jakob Wick (Zentralbibliothek Zürich, Graphische Sammlung und Fotoarchiv, Wickiana, estratto da Ms. F 29, fol. 172).
Apparizioni celesti nel 1580. Immagine tratta dalla cronaca del canonico Johann Jakob Wick (Zentralbibliothek Zürich, Graphische Sammlung und Fotoarchiv, Wickiana, estratto da Ms. F 29, fol. 172). […]

Anche in Svizzera la Riforma segnò una cesura nella valutazione della superstizione. Catt. e rif., basandosi su criteri diversi, si accusavano reciprocamente di superstizione: i catt. rimproveravano ai rif. di allontanarsi dalla vera fede mentre i rif. incolpavano i catt. tra l'altro di restare ancorati a vecchie pratiche religiose quali il culto dei santi, considerato idolatria. Anche nel protestantesimo determinate pratiche, ritenute superstizione, vennero escluse, ad esempio dall'ortodossia prot., ma ebbero una funzione portante nel pietismo e più tardi nelle Chiese libere e nelle sette. Le autorità di entrambe le confessioni erano parimenti coinvolte nei processi di Stregoneria, in cui gli imputati erano accusati di pratiche superstiziose e magiche. Le interpretazioni dei segni più disparati, riconducibili a credenze superstiziose e miracolose (ad esempio i fenomeni celesti come presagio di calamità), raccolte in particolare nella cronaca del canonico zurighese Johann Jakob Wick (Wickiana, seconda metà del XVI sec.), non si fermarono né di fronte ai limiti confessionali né alle mura delle città. Molto radicata era la paura del diavolo e dei demoni, considerati colpevoli di attirare la sventura sulla casa e sul bestiame. Nelle regioni catt. i cappuccini, vicini al popolo, scacciavano gli "spiriti diabolici" mediante la benedizione delle case, delle fattorie e degli alpeggi. Venivano chiamati, in segreto, anche in regioni rif., ad esempio nelle fattorie dell'Emmental confinanti con l'Entlebuch catt. Allo scoppio della seconda guerra di Villmergen (1712), i frati benedissero degli amuleti per proteggere i soldati dai proiettili.

Con il razionalismo e l'Illuminismo la nozione di superstizione fu notevolmente estesa da opposizione alla vera religione ad atteggiamento irrazionale in generale. Anche in Svizzera gli illuministi denunciarono l'ignoranza del popolo come fonte di superstizione, combattendola con l'istruzione, in parte tramite gli Almanacchi, gli stessi mezzi usati per diffondere le credenze superstiziose. Nonostante i numerosi divieti emanati dalle autorità, fu difficile sradicare la superstizione nella pop. rurale. Ancora nel XIX sec. vi si opponevano autori quali Jeremias Gotthelf e Heinrich Zschokke in alcuni loro racconti per almanacchi. In epoca romantica le superstizioni furono viste come vestigia di culture antiche e quindi degne di essere meticolosamente raccolte e tramandate.

Numerose credenze e pratiche magiche si conservarono nelle Tradizioni fino al XX sec., ad esempio l'interpretazione del canto degli uccelli, del ticchettio del tarlo (detto orologio della morte) e dei sogni come presagi di morte o gli oracoli (tra cui fusione di piombo come oracolo d'amore). Nelle zone alpine veniva associata a presagi funesti la processione delle povere anime (Gratzug). In Ticino e Vallese erano considerati di cattivo augurio i regali di nozze taglienti e appuntiti, ritenuti una minaccia per l'amore. In tutta la Svizzera si mantennero le previsioni meteorologiche popolari (detti, "calendario di cento anni"), l'idea dei giorni sfortunati (venerdì, mercoledì) e la credenza nei portafortuna (ferro di cavallo, quadrifoglio ecc.). Si è persa la consapevolezza che certe usanze legate al raccolto, agli alpeggi, ai mestieri o ai giorni di festa spesso affondano le radici in credenze magiche.

Se è vero che in tempi recenti numerose pratiche superstiziose diffuse nel mondo rurale sono scomparse, il progresso tecnico e il "disincanto del mondo" (Max Weber), che caratterizzarono la società urbanizzata alla fine del XIX e nel XX sec., furono accompagnati anche da incursioni nell'irrazionale, che si manifestarono sotto diverse forme: astrologia, Esoterismo e, dagli anni 1960-70, in misura crescente anche spiritualismo e occultismo. In Svizzera il fenomeno fu indagato ad esempio da Carl Gustav Jung e Sergius Golowin. La sopravvivenza di tendenze superstiziose nella società dalla fine del XX sec. recentemente è divenuta argomento della ricerca storica.

Riferimenti bibliografici

  • H. Bächtold-Stäubli (a cura di), Handwörterbuch des deutschen Aberglaubens, 10 voll., 1927-1942 (rist. 1987, con prefazione di C. Daxelmüller)
  • R. Weiss, Volkskunde der Schweiz, 1946, 298-330 (19843)
  • ASV, 1950-
  • K. Galling (a cura di), Die Religion in Geschichte und Gegenwart, 1, 1956-1957, 53-63
  • D. Harmening, Superstitio, 1979
  • LexMa, 1, 29-32
  • U. Brunold-Bigler, Die religiösen Volkskalender der Schweiz im 19. Jahrhundert, 1981
  • E. Derendinger, Die Beziehung des Menschen zum Übernatürlichen in bernischen Kalendern des 16. bis 20. Jahrhunderts, 1985
  • D.-R. Moser (a cura di), Glaube im Abseits, 1992 (con bibl.)
  • J.-C. Schmitt, Medioevo superstizioso, 1997 (franc. 1988)
  • K. von Greyerz, Religion und Kultur, 2000
Link

Suggerimento di citazione

Erika Derendinger: "Superstizione", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 29.07.2016(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/030175/2016-07-29/, consultato il 12.04.2024.