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Affare diEinsiedeln

L'affare di Einsiedeln (1764-67) si inserisce nel contesto del conflitto sorto in relazione al servizio mercenario in Francia e va interpretato come movimento di opposizione popolare contro le fam. dominanti svittesi (Harten- und Lindenhandel). Nel 1763, l'abate di Einsiedeln Nikolaus Imfeld ottenne dal tesoriere di Svitto un mandato che confermava l'ordinamento sul commercio vigente, secondo cui a Einsiedeln una persona aveva il diritto di esercitare una sola attività commerciale. Ciò suscitò un forte malcontento nella pop. locale, sostenuta nella sua posizione nel 1764 dalla Landsgemeinde di Svitto. Solo dopo la caduta di Karl Dominik Pfyl, capo della fazione dei "duri" (Harte), l'abbazia riuscì a far prevalere il proprio punto di vista in seno alla Landsgemeinde. Visto che i promotori della rivolta avevano messo in discussione non solo i diritti dell'abbazia, ma anche quelli delle autorità svittesi, alla fine del 1766 tre cittadini di Einsiedeln furono condannati a morte dalla corte criminale (zweifacher Landrat) e giustiziati. Nel 1767, in occasione della convocazione del tribunale annuale, gli ab. di Einsiedeln dovettero fare pubblica ammenda.

Riferimenti bibliografici

  • D. Schilter, «Geschichte der Linden und Harten», in Gfr., 21, 1866, 345-396; 22, 1867, 162-208
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Suggerimento di citazione

Erwin Horat: "Einsiedeln, affare di", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 07.04.2006(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/026889/2006-04-07/, consultato il 28.03.2024.