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Elettrodomestici

"Cucine Erpf, primo negozio zurighese di apparecchi da cucina". Manifesto di Otto Baumberger, 1913 (Museum für Gestaltung Zürich, Plakatsammlung, Zürcher Hochschule der Künste).
"Cucine Erpf, primo negozio zurighese di apparecchi da cucina". Manifesto di Otto Baumberger, 1913 (Museum für Gestaltung Zürich, Plakatsammlung, Zürcher Hochschule der Künste).

Alla fine del XIX sec., la riduzione del personale di servizio fu accompagnata da una razionalizzazione dei lavori domestici (Nucleo familiare). Già nel 1869, le americane Catherine Esther Beecher e Harriet Beecher-Stowe (autrice della Capanna dello zio Tom), sull'onda dell'abolizione della schiavitù, avevano messo in discussione il ricorso ai domestici, proponendo l'introduzione di cucine più funzionali. Sotto l'influsso del taylorismo, Christine Frederick chiedeva nel suo libro The new Housekeeping, pubblicato nel 1914, un'organizzazione del tempo accuratamente calcolata. Nel 1926 Erna Meyer, con la pionieristica guida Der Neue Haushalt - Ein Wegweiser zur wirtschaftlichen Hausführung, puntava invece sull'elettrificazione. Emma Mettler trasferì tali nozioni nell'insegnamento dell'Economia domestica in Svizzera. "Risparmiare tempo, energia e denaro": questa era la parola d'ordine della sezione economia domestica della SAFFA (1928). Tali rivendicazioni coincidevano con gli sforzi del Movimento femminista per ottenere il riconoscimento professionale del lavoro delle casalinghe (Lavori domestici). Un approccio più razionale, unito all'elettrificazione, fece del lavoro un tempo svolto dai domestici un'attività accettabile anche per le donne degli strati sociali più elevati.

Manifesto di Willi Bolleter per la ditta di installazioni elettriche e di elettrodomestici E. Grossenbacher, 1933 (Museum für Gestaltung Zürich, Plakatsammlung, Zürcher Hochschule der Künste).
Manifesto di Willi Bolleter per la ditta di installazioni elettriche e di elettrodomestici E. Grossenbacher, 1933 (Museum für Gestaltung Zürich, Plakatsammlung, Zürcher Hochschule der Künste).

L'architettura moderna assecondava queste tendenze soprattutto in Cucina, mentre l'industria, ispirandosi al modello americano, concepiva nuovi elettrodomestici, che solo molto lentamente si affermarono in Europa. Negli anni 1930-40, per esempio, la maggior parte delle case zurighesi era priva delle prese di corrente e gli elettrodomestici rimasero inaccessibili alle masse fino agli anni 1950-60. Una concezione conservatrice della donna e della famiglia, inoltre, insieme alla disoccupazione, frenavano il processo di razionalizzazione, rivalutando il ruolo tradizionale della madre e della casalinga. La macchina da cucire, che serviva sia come fonte di guadagno (Lavoro femminile salariato) sia per esigenze personali, si era affermata già nel XIX sec.; tuttavia, accanto ai modelli elettrici, quello a pedale resistette ancora a lungo dopo la seconda guerra mondiale. Alle marche estere si affiancarono quelle sviz. come Bernina, Helvetia ed Elna. La cucina a gas si diffuse all'inizio del XX sec. A partire dal 1910 comparvero sul mercato cucine e piani cottura elettrici, ma solo nel periodo fra le due guerre essi vennero venduti in grandi quantità. Particolare successo ottenne dopo il 1945 il design per la cucina della ditta Therma.

La maggior parte degli elettrodomestici si affermò con l'avvento del benessere nel dopoguerra. L'Istituto svizzero di economia domestica svolse un importante ruolo di controllo e di consulenza. Promosso dal terzo Congresso per la difesa degli interessi femminili dell'Alleanza delle soc. femminili sviz. (1946), l'ist. fu realizzato nel 1947 come progetto comune del movimento femminista, delle ass. economiche e del Politecnico fed. di Zurigo. Negli anni 1950-60 entrò nelle case sviz. il piccolo e discreto frigorifero Sibir, di fabbricazione nazionale, ma contemporaneamente prodotti d'importazione dalle linee aerodinamiche come il Bosch o il Frigidaire diventavano, al pari dell'automobile, i principali oggetti di consumo, associati nella pubblicità all'immagine della casalinga perfetta e al contempo seducente. Il lavoro ai fornelli veniva propagandato come una spontanea prova d'amore verso figli e marito. Il nuovo concetto di cucina componibile, proposto dalla SAFFA nel 1958, e la tendenza diffusa negli anni 1960-70 a separare sempre meno cucina, sala da pranzo e soggiorno trasformarono il frigorifero, nell'arco di 15 anni, da articolo di prestigio in indispensabile oggetto d'uso.

Più lentamente si diffuse la tecnica del congelamento. Singoli comparti all'interno di sale di congelamento comuni e i primi congelatori tenuti in cantina servivano nelle campagne alla conservazione di frutta e verdura (Conservazione di generi alimentari). Con la nascita dei negozi self-service e l'aumento dell'offerta di prodotti surgelati, compresi menu già pronti, i congelatori singoli entrarono a far parte del comune mobilio da cucina, senza mai diventare però un elemento irrinunciabile come il frigorifero. Una sorta di ideale complemento fu costituito dal forno a microonde che si diffuse rapidamente a partire dagli anni 1980-90, svolgendo un ruolo importante anche nelle economie domestiche composte da una persona, le più diffuse dagli anni 1990-2000. Con le nuove tecnologie rischia di andare perduto l'aspetto emotivo della preparazione dei pasti, la doppia componente, materiale e relazionale, insita nel lavoro domestico delle donne. L'affermarsi della cucina componibile con lavastoviglie e forno elettronico servì a preservare la cucina come luogo del "lavoro fatto con amore". Gli ulteriori elettrodomestici diffusi a partire dagli anni 1960-70 trovarono la propria discreta collocazione nella cucina componibile; prodotti in serie e quindi sempre meno costosi, spremiagrumi elettrici, frullatori, friggitrici, tostapane e macchine da caffè persero il loro iniziale prestigio.

Analoga fu l'evoluzione meccanica dei procedimenti di pulizia. L'aspirapolvere, munito di motore elettrico all'inizio del XX sec., apparve sul mercato per un pubblico selezionato nei primi anni 1920-30, e nel 1930 un primo modello fu presentato nel catalogo per corrispondenza Jelmoli. Ma solo a partire dagli anni 1950-60 esso divenne un apparecchio accessibile a larghi strati della pop., anche se il battipanni rimase ancora a lungo un accessorio immancabile in tutte le case. Le lucidatrici elettriche, in voga negli anni 1960-80, si rivelarono presto superflue, da un lato in seguito all'introduzione della laccatura dei parquet e dall'altro con la diffusione della moquette. Già alla fine del XIX sec. vennero pubblicizzate le prime lavatrici. La Verzinkerei Zug AG (Metallwaren Zug), che dal 1913 promosse la meccanizzazione del Bucato con la combinazione di acqua e motore elettrico, pubblicizzò regolarmente dalla fine degli anni 1920-30 centrifughe e macchine per il prelavaggio. Solo con la piena automatizzazione negli anni 1950-60, tuttavia, il lavaggio a macchina si diffuse su larga scala. I primi modelli del dopoguerra, piccoli e con centrifuga e manovella per strizzare annesse, furono sostituiti da modelli a tamburo con centrifuga incorporata. Nei nuovi caseggiati la lavatrice faceva ormai parte dell'attrezzatura di ogni lavanderia, a volte corredata, a partire dagli anni 1980-90, di asciugatrice. L'esigenza di gestire al meglio il proprio tempo ha portato sempre più spesso, anche in fam. di un solo membro, all'acquisto di lavatrici con asciugabiancheria incorporata. Lavare di più voleva dire però stirare di più. Il pesante ferro da stiro elettrico, diffuso nel periodo fra le due guerre, fu sostituito solo negli anni 1960-70 da modelli più leggeri e regolabili, ad esempio della marca Jura. Il ferro a vapore rese superflua la preventiva operazione di inumidimento del bucato. Nonostante la meccanizzazione, a causa dei nuovi standard di pulizia e igiene consentiti proprio dagli elettrodomestici, il tempo dedicato a lavaggi e pulizie non è diminuito di molto rispetto all'epoca precedente al movimento di razionalizzazione. E neanche la più recente conquista, la caldaia a vapore, riuscirà a cambiare le cose.

Riferimenti bibliografici

  • Collez. ed esposizione permanente Wandel im Alltag presso BHM
  • Collez. ed esposizione permanente, Schaulager der Designsammlung presso MFG
  • Collez. ed esposizione permanente Kulturgeschichtlicher Rundgang presso MNS
  • G. Heller, "Propre en ordre", 1979
  • L. Berrisch, «Rationalisierung der Hausarbeit in der Zwischenkriegszeit», in RSS, 34, 1984, 385-397
  • S. Giedion, L'era della meccanizzazione, 1967 (inglese 1948)
  • Waschtag, cat. mostra Bienne, 1988
  • HaushaltsTräume, 1990
  • E. Joris, «Die Schweizer Hausfrau», in Schweiz im Wandel, a cura di S. Brändli et al., 1990, 99-116
  • Oikos, cat. mostra Stoccarda e Zurigo, 1992
  • S. Meyer, E. Schulz (a cura di), Technisiertes Familienleben, 1993
  • F. Blumer-Onofri, Die Elektrifizierung des dörflichen Alltags, 1994
  • A. Bähler, «Die Veränderung des Arbeitsplatzes Haushalt durch das Eindringen der Haushalttechnik», in Arbeit im Wandel, a cura di U. Pfister et al., 1996, 171-192
  • C. Glauser, Die Geschichte des Staubsaugers, 1999
Link

Suggerimento di citazione

Elisabeth Joris: "Elettrodomestici", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 29.11.2007(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/026228/2007-11-29/, consultato il 18.04.2024.