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Case del popolo

Pubblicità apparsa nell'Almanach socialiste del 1936, p. 85 (Bibliothèque cantonale et universitaire Lausanne).
Pubblicità apparsa nell'Almanach socialiste del 1936, p. 85 (Bibliothèque cantonale et universitaire Lausanne). […]

Le Case del popolo nacquero all'inizio del XX sec. come centri in cui le org. operaie, oltre a perseguire scopi ricreativi, potessero sviluppare strategie di aiuto verso i soci, di cui erano i rappresentanti, nella tutela e nella realizzazione dei propri interessi; alla base del concetto di Casa del popolo vi era dunque la volontà di fornire cultura. Allo stesso tempo, i Sindacati, il Partito socialista (PS) e le org. culturali operaie (Società operaie), che si andavano sviluppando nei centri industriali, richiedevano con urgenza spazi per i loro segretariati e luoghi d'incontro per le riunioni locali e per i congressi nazionali e intern. Per quanto si fondasse sul Movimento operaio, il movimento delle Case operaie non risultava per nulla omogeneo: a Berna la lotta per ottenere Case del popolo e Case dei sindacati fu guidata dai socialdemocratici, a Ginevra dai sindacati, mentre a Claro furono gli operai stessi che costruirono la Casa del popolo e circolo operaio. A Zurigo la composizione del gruppo di donne e di uomini che ne promossero la costituzione cambiò più volte nel corso dei 20 anni che prelusero alla sua fondazione: vi fecero parte riformatori sociali, pastori rif., le fondatrici della futura ass. femminile di Zurigo, socialdemocratici, sindacalisti e la città stessa che, dopo il tumulto degli italiani del 1896 (Tumulti antiitaliani), appoggiò la costruzione di Case del popolo nell'Industriequartier per favorire la pace sociale, decretando in parallelo altre "misure contro il disturbo della quiete".

A causa dell'insufficiente assistenza pubblica e della carenza di infrastrutture, le Case del popolo si assunsero compiti sociali, analogamente agli enti promossi dalla Politica sociale aziendale, gestendo ristoranti, piscine, biblioteche e sale di lettura a tariffe convenienti. I numerosi sforzi di integrazione sociale miravano a ridurre i conflitti nei quartieri industriali sovrappopolati e a favorire l'accettazione delle regole dello Stato sociale. Un altro motivo importante alla base della costruzione di un elevato numero di osterie com., ristoranti di cucina dietetica e Case del popolo, fu la forte richiesta di locali per operai dove non si servissero bevande alcoliche (Temperanza). La prima Casa del popolo in cui non venivano venduti alcolici fu quella aperta a Zurigo nel 1910, ma rimase l'unica a rinunciarvi completamente (fino al 1978), il che indica che anche per gli operai l'attrattiva di locali associativi senza mescita di alcolici rimase minima.

Poiché la questione delle Case del popolo fu considerata come una richiesta di classe, per finanziarle i responsabili (spec. cooperative, ma anche fondazioni) che dipendevano da sussidi si rivolsero in genere a istituzioni culturali cittadine o com. Nelle votazioni sulle sovvenzioni pubbliche per la costruzione di Case del popolo i progetti vennero perciò spesso abbinati a quelli per strutture destinate alla cittadinanza: così a Berna con il progetto di un casinò municipale (1904) e di un Kursaal (1911), a Basilea per i festeggiamenti dei 400 anni dell'adesione alla Conf. (1900 ca.) e per la costruzione della sede della borsa (1904), a Zurigo per il progetto del Kunsthaus (1906). Donazioni, cedole azionarie, contributi dei soci delle diverse ass. e ipoteche costituivano ulteriori mezzi di finanziamento per la costruzione e la gestione di Case del popolo.

Le Case del popolo furono contestate durante i grandi scioperi, spesso guidati dai segretariati dei sindacati che vi avevano stabilito la sede. Nel 1907 unità dell'esercito occuparono la Casa del popolo di Losanna e nel 1912 quella di Zurigo, che l'ass. dei cittadini aveva denominato "centrale della rivoluzione". Anche durante lo sciopero generale del 1918 le Case del popolo di Berna e Zurigo rischiarono l'occupazione; il generale Ulrich Wille definì perfino quella di Zurigo quale "palazzo direttivo del governo bolscevico".

La successiva integrazione della socialdemocrazia nel sistema sviz., e l'effettiva rinuncia allo sciopero quale mezzo di lotta nel contesto di una politica della collaborazione tra i partner sociali produssero effetti anche sulle Case del popolo. La diminuzione dei frequentatori e l'utilizzo sempre minore degli spazi portarono a difficoltà economiche. In tempi di alta congiuntura i sindacati costruirono edifici amministrativi moderni per ospitare i loro segretariati; molte Case del popolo sviz. subirono una riduzione degli spazi, altre furono demolite, chiuse, vendute, trasformate e ridenominate: a Soletta la Casa del popolo divenne l'Hôtel Falken, a Grenchen l'Hôtel Touring, a Berna l'Hôtel Bern. A Zurigo nel 1950 la facciata rossa fu ridipinta di un bel grigio chiaro. Attualmente si contano ca. 40 Case del popolo in Svizzera, la maggior parte situate in centri industriali o presso nodi di traffico; solo in misura limitata esse mantengono la funzione originaria.

Riferimenti bibliografici

  • M. De Michelis (a cura di), Case del popolo, 1986
  • M. Scascighini, La maison du peuple, 1991
  • S. Eigenheer, Bäder, Bildung, Bolschewismus, 1993
  • U. Kälin et al. (a cura di), Hundert Jahre Volkshaus Zürich, 2010
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Suggerimento di citazione

Susanne Eigenheer: "Case del popolo", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 27.12.2014(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/025749/2014-12-27/, consultato il 16.04.2024.