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Crisi demografiche

Fino all'inizio dell'era industriale le crisi demografiche o crisi di sussistenza rappresentarono i momenti di maggior rilievo nella storia demografica. La ricerca moderna le identifica in base al computo annuale delle nascite (Natalità), dei matrimoni (Nuzialità) e dei decessi (Mortalità) annotati nei registri anagrafici di una determinata regione. Più difficile, per contro, è il calcolo dei movimenti migratori provocati dalle crisi e scarsamente documentati dalle fonti. Sebbene le crisi demografiche abbiano esercitato un'indubbia influenza sull'evoluzione demografica, il loro effetto casuale non permette di considerarle un meccanismo regolatore.

Battesimi e decessi nell'Entlebuch 1730-1780
Battesimi e decessi nell'Entlebuch 1730-1780 […]
Battesimi e decessi a Vallorbe 1730-1780
Battesimi e decessi a Vallorbe 1730-1780 […]

La maggior parte delle crisi demografiche si manifesta attraverso un forte incremento del numero di decessi, tale da superare o addirittura duplicare quello delle nascite. Un altro indice di crisi è il calo delle nascite, riconducibile alla morte delle potenziali madri e dei potenziali padri oppure, durante le Carestie, ai disturbi del ciclo mestruale (amenorrea da inedia). Nei periodi di crisi, inoltre, i matrimoni vengono rinviati o evitati. L'Emigrazione da regioni decimate dalla fame, dalla guerra o da epidemie è attestata da fonti narrative. Precise quantificazioni al riguardo sono rese possibili unicamente dalla disponibilità di censimenti svolti in un lasso di tempo ristretto.

All'origine delle crisi demografiche vi furono Epidemie, carestie e conflitti bellici. Prima del 1700, la Peste colpì a più riprese tutta la Svizzera (1349, 1519, 1541, 1564, 1611, 1630, 1636), comportando un calo della pop. compreso fra il 10% e il 50% a dipendenza delle regioni. L'ultima ondata di peste risale agli anni 1666-68; in seguito le misure sanitarie decretate dalla polizia dei Paesi confinanti e da alcuni cant. conf. produssero con ogni probabilità i loro effetti positivi. Altre epidemie, quali il Vaiolo, il Colera, il Tifo e la Grippe, causarono un numero minore di vittime. L'epidemia di grippe del 1918 uccise 24'500 persone, ossia meno dell'1‰ della pop. sviz. Alcune epidemie, tra le quali la dissenteria, il vaiolo e la febbre puerperale (Nascita) colpirono soltanto o soprattutto un determinato gruppo della pop. A lungo termine, tuttavia, le epidemie infantili ebbero conseguenze più gravi sull'evoluzione demografica rispetto alle malattie che colpirono gli adulti (colera, febbre petecchiale).

Dopo la fine delle ondate di peste, si impose un nuovo tipo di crisi demografica. La "crisi di tipo antico", che aveva provocato un forte incremento della mortalità, fu soppiantata dalla "crisi larvata", che causò soprattutto un regresso delle nascite e dei matrimoni. Anche le carestie e il rincaro (Inflazione) comportarono in un primo tempo un incremento dei decessi (del 60% ca. rispetto al 200% provocato da un'epidemia di peste), mentre in seguito causarono una diminuzione del tasso di nuzialità e dei battesimi. Rari furono gli eventi bellici che esercitarono un'influenza decisiva sullo sviluppo demografico della Svizzera: un calo rilevante della pop. fu registrato ad esempio nelle regioni colpite dalla guerra dei Trent'anni (principato vescovile di Basilea, Fricktal). Sotto l'Elvetica e la Mediazione le perdite maggiori riguardarono la pop. della Svizzera centrale (Entlebuch, Uri; 1798-99), mentre nelle regioni dell'Altopiano restarono contenute.

Assai istruttiva è l'osservazione dell'andamento demografico successivo alle crisi demografiche. La maggior parte delle ondate di peste fu seguita da una rapida ripresa: la mortalità si mantenne bassa per un periodo prolungato, mentre i tassi di nuzialità e natalità registrarono un notevole aumento; sia le città sia i villaggi accolsero inoltre numerosi migranti. La città di Basilea ricuperò un calo demografico del 30% in 16 anni e la cittadina di Liestal una perdita dell'11-19% in soli otto. Dopo un rincaro o una carestia, per contro, il numero di battesimi non superò la media e il tasso di nuzialità non registrò alcun aumento di rilievo; inoltre, coloro che abbandonarono il Paese in seguito al rincaro non rientrarono più in patria. Le crisi demografiche furono attenuate, combattute e infine superate mediante l'imposizione di Scorte domestiche (a partire dal tardo ME) e di misure di Igiene (spec. nel XIX sec.), così come per mezzo di una più equa distribuzione delle risorse e, in generale, con l'avvento dell'Industrializzazione.

In passato gli studiosi (Wilhelm Bickel, Maltusianesimo) attribuirono un ruolo centrale alla mortalità, in particolare a quella causata da epidemie. I complessi modelli odierni (Alfred Perrenoud), invece, tendono a considerare non solo l'evoluzione della mortalità, ma anche la struttura delle pop. colpite, individuando così i meccanismi regolatori adottati in risposta al calo demografico.

Riferimenti bibliografici

  • W. Bickel, Bevölkerungsgeschichte und Bevölkerungspolitik der Schweiz seit dem Ausgang des Mittelalters, 1947
  • M. Mattmüller, Bevölkerungsgeschichte der Schweiz, parte 1, 2 voll., 1987
  • A. Perrenoud, «Maladies émergentes et dynamique démographique», in History and Philosophy of the Life Sciences, 15, 1993, 297-311
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Suggerimento di citazione

Markus Mattmüller: "Crisi demografiche", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 30.06.2004(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/025612/2004-06-30/, consultato il 28.03.2024.