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SimoneCantoni

3.9.1739 Muggio, 3.3.1818 Gorgonzola (Regno Lombardo Veneto), cattolico, di Muggio. Architetto delle maestranze artistiche attivo in particolare in Lombardia.

Ritratto di Simone Cantoni realizzato da Domenico Pozzi. Incisione e stampa su carta, 10,5 x 8,4 cm, apparsa nel volume IV dell'opera di Johann Caspar Füssli Geschichte der besten Künstler in der Schweitz, pubblicata a Zurigo nel 1774 da Orell, Gessner, Füssli & Comp. (Zentralbibliothek Zürich, Graphische Sammlung, PAS 2494a, 28:60; e-rara, DOI: 10.3931/e-rara-40727).
Ritratto di Simone Cantoni realizzato da Domenico Pozzi. Incisione e stampa su carta, 10,5 x 8,4 cm, apparsa nel volume IV dell'opera di Johann Caspar Füssli Geschichte der besten Künstler in der Schweitz, pubblicata a Zurigo nel 1774 da Orell, Gessner, Füssli & Comp. (Zentralbibliothek Zürich, Graphische Sammlung, PAS 2494a, 28:60; e-rara, DOI: 10.3931/e-rara-40727). […]

Figlio del capodopera Pietro Lorenzo Cantoni, curatore di tutte le proprietà immobiliari genovesi della potente e blasonata famiglia Brignole Sale, e di Anna Gianazzi, pure di Muggio, Simone Cantoni nacque in valle di Muggio come la sorella maggiore Maria Antonia Cantoni. Ancora bambino si trasferì con la famiglia a Genova, città che diede i natali al fratello minore Gaetano Cantoni, anch'egli architetto e professore dell’Accademia ligustica di belle arti. Ottenuta la necessaria licenza papale, nel 1787 (fra la fine di gennaio e il 19 febbraio) Simone e il fratello Gaetano Cantoni sposarono le nipoti Maria Giuseppa e Anna Fontana, figlie della sorella Maria Antonia e di Giuseppe Fontana, pure attivo nell'emigrazione artistica. Questo doppio matrimonio fra parenti consanguinei, fatto non frequente ma neppure eccezionale, indica il ripiegamento della famiglia su se stessa con l'obiettivo di evitare la dispersione del proprio patrimonio. Se Gaetano e Anna non ebbero figli, Simone e Maria Giuseppa persero presto la loro, Maria Antonia, morta nel 1790 a soli due anni. Il ramo di Muggio dei Cantoni restò così senza eredi diretti.

Ultimo discendente di una stimata stirpe di costruttori attivi sin dal XVI secolo al servizio della Repubblica genovese e della nobiltà cittadina, Simone Cantoni venne avviato alla professione dal padre, secondo quanto tramandato dallo stesso Simone nel 1753. Apprese le prime nozioni di architettura nell’ambito del tradizionale apprendistato di bottega che – pur comprendendo, accanto alle competenze empiriche, precise cognizioni teoriche e grande padronanza del disegno – era ormai superato dall’avvento degli studi accademici, imprescindibili per una formazione completa e aggiornata. Pertanto Cantoni proseguì la propria istruzione a Roma, dove soggiornò fra il 1756 e il 1762, dedicandosi alle antichità e alle scienze matematiche, in un clima cosmopolita dai fermenti intellettuali innovativi. Durante gli anni romani ebbe modo di frequentare gli ambienti dell’Accademia di S. Luca e di stringere amicizia con l'architetto inglese George Dance il Giovane, con cui avrebbe condiviso gli orientamenti neoclassici (neoclassicismo), e con l'archeologo spagnolo Francesco La Vega, che avrebbe in seguito diretto gli scavi pompeiani; con entrambi scambiò una proficua e amichevole corrispondenza.

Rientrato in famiglia, Cantoni si perfezionò a Parma, dove nel 1766 vinse il primo premio nel concorso di architettura della rinomata Accademia di belle arti. Le relazioni con l’ambiente dell’ateneo parmense perdurarono fino al 1768, anno in cui Cantoni decise di stabilirsi a Milano con grandi aspettative. Nel 1769 gli fu però preferito Giuseppe Piermarini nella nomina ad architetto ufficiale dell’arciduca Ferdinando Carlo Antonio d'Asburgo-Lorena, governatore della Lombardia. Alla mancata attribuzione di questo prestigioso impiego pubblico seguirono anni difficili, ma che col tempo produssero un’importante rete di illustri committenze.

Ritratto di gruppo con Simone Cantoni, realizzato da Domenico Pozzi. Olio su tela, 1778-1780 ca., 117 x 91 cm (Collezione privata).
Ritratto di gruppo con Simone Cantoni, realizzato da Domenico Pozzi. Olio su tela, 1778-1780 ca., 117 x 91 cm (Collezione privata). […]

Dopo il 1770 la progettazione e la messa in opera di cantieri si moltiplicarono, sollecitate soprattutto da famiglie della nobiltà lombarda che richiesero i suoi servigi tanto per le residenze urbane quanto per quelle di villeggiatura. Fra le numerose opere, sono particolarmente significativi gli interventi sui palazzi Serbelloni e Pertusati a Milano, Vailetti (oggi noto come Medolago Albani) a Bergamo, Somigliana a Valmorea, Raimondi a Fino Mornasco e Giovio a Como e su alcune residenze di campagna nella Brianza e nel Comasco, quali villa Gallarati Scotti a Oreno, Giovio a Breccia, Rosales Cigalini a Bernate e Mugiasca (oggi nota come villa Greppi) in località Mosino a Villa Guardia.

L’unica grande opera oltre gli odierni confini lombardi è rappresentata dal rinnovamento (1778-1783) della facciata e delle sale di Palazzo Ducale a Genova, andate distrutte dall’incendio del 1777. Cantoni diresse a distanza il complesso intervento di rinnovamento fidando sulla specializzata competenza delle maestranze artistiche della valle di Muggio, e non solo, tanto per le strutture quanto per buona parte della decorazione degli interni. Questa strategia si rivelò efficace anche nei cantieri milanesi e comaschi, in particolare a villa Olmo, proprietà del marchese Innocenzo Odescalchi affacciata sul lago di Como, considerata fra le più rappresentative del suo iter. Anche questa complessa fabbrica che lo impegnò a lungo (1782-1789/1796), confermò sin dalla progettazione, curata con meticolosità accademica e con attenzione per ogni dettaglio, dall’armonia dell’insieme agli apparati e agli arredi, la commisurata compresenza di elementi innovativi e di stilemi che salvaguardavano la continuità dei canoni tradizionali.

Veduta di villa Olmo in località Borgo Vico a Como, realizzata da Giuseppe Bisi. Olio su tela, 1838 ca., 112,5 x 149 cm (Österreichische Galerie Belvedere, Vienna).
Veduta di villa Olmo in località Borgo Vico a Como, realizzata da Giuseppe Bisi. Olio su tela, 1838 ca., 112,5 x 149 cm (Österreichische Galerie Belvedere, Vienna). […]

In patria invece il segno del suo operato si legge nell’impegno assunto nel governo del cantone di Lugano dopo l’emancipazione nel 1798 dei baliaggi di Mendrisio e Lugano. Quale rappresentante della sua terra, il Mendrisiotto, tra il luglio del 1798 e il febbraio del 1801 Cantoni ricoprì infatti la carica di membro della Camera amministrativa. Tale impegno conferma il legame con le sue radici che tornano pure nell’amore per la propria dimora a Muggio, arricchita della nuova «sala dell’architettura» che celebra i padri della disciplina. Lo stesso significato può essere colto nei diversificati interventi alle chiese della valle di Muggio, e in particolare a Morbio Superiore, Sagno, Cabbio e Bruzella. Analogamente aggiornò altri edifici sacri, ne costruì e ne progettò di nuovi come il complesso monumentale di Gorgonzola commissionato dai Serbelloni dove, nel corso di un sopralluogo nel cantiere della parrocchiale, la morte lo colse nel 1818. Il valore dell'opera di Simone Cantoni, dimenticato dalla fine del XIX secolo, fu riscoperto grazie ai saggi susseguitisi dagli anni 1950 che ne hanno rivisto radicalmente la figura e ai più recenti studi monografici che hanno rivalutato il suo ruolo nello sviluppo del neoclassicismo, alla cui affermazione nella Lombardia dell'Illuminismo contribuì in modo significativo.

Veduta d'insieme della «sala dell'architettura» al pianterreno della residenza dei Cantoni a Muggio, locale realizzato secondo i piani di Simone Cantoni negli anni 1790 (Fotografia Lorenzo Mussi, 2003).
Veduta d'insieme della «sala dell'architettura» al pianterreno della residenza dei Cantoni a Muggio, locale realizzato secondo i piani di Simone Cantoni negli anni 1790 (Fotografia Lorenzo Mussi, 2003). […]

Riferimenti bibliografici

  • Martinola, Giuseppe: «I taccuini dell'architetto Simone Cantoni», in: Bollettino storico della Svizzera italiana, 1943/4, pp. 145-154; 1944/1, pp. 1-12.
  • Mezzanotte, Gianni: Architettura neoclassica in Lombardia, 1966.
  • Rodi, Cesare: Simone Cantoni architetto, 1973.
  • Forno, Ilaria: Pietro, Simone e Gaetano Cantoni. Imprenditori edili e architetti in Liguria tra metà Settecento e inizi Ottocento, tesi di dottorato, Università di Torino, 1999.
  • Ossanna Cavadini, Nicoletta: Simone Cantoni architetto, 2003.
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Simone Cantone
Simone Cantone Grigo
Simone Cantoni Grigo
Appartenenza familiare
Dati biografici ∗︎ 3.9.1739 ✝︎ 3.3.1818

Suggerimento di citazione

Stefania Bianchi: "Cantoni, Simone", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 18.10.2022. Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/024517/2022-10-18/, consultato il 29.03.2024.