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Istituti di internamento

Istituti sociali

Il termine si riferisce ai settori dell'assistenza pubblica e dell'esecuzione delle pene in luogo chiuso e designa un sistema di specifiche pratiche di internamento e il complesso di istituzioni pubbliche e private correlate alla cura e alla custodia. Sorti nel tardo Medioevo, gli istituti di internamento hanno conosciuto radicali trasformazioni; nell'evoluzione dell'istituzione è tuttavia sempre presente il rapporto dialettico tra meccanismi di integrazione e di segregazione sociale.

Vita quotidiana al manicomio di Basilea alla metà del XIX secolo. Acquerello di Louis Dubois (Staatsarchiv Basel-Stadt, BILD Falk. A 151).
Vita quotidiana al manicomio di Basilea alla metà del XIX secolo. Acquerello di Louis Dubois (Staatsarchiv Basel-Stadt, BILD Falk. A 151). […]

Dal Medioevo al XIX secolo

Nel tardo Medioevo, i luoghi classici destinati all'assistenza e alla cura erano il lazzaretto e l'ospedale, sorti da istituzioni religiose. Mentre il primo aveva soprattutto la funzione igienico-sanitaria di isolare le persone affette da malattie contagiose (epidemie), il secondo si configurava come un'istituzione multifunzionale per l'assistenza agli indigenti: ospizio per viandanti poveri, ricovero per persone anziane e vedove (vedovanza) prive di mezzi, orfani e bambini abbandonati, ospedale per malati incurabili, istituto di custodia per malati psichici (malattie mentali), ma anche carcere (penitenziari). Le nuove istituzioni fondate nel XIII secolo in numerose città svizzere (San Gallo, Winterthur, Sciaffusa, Berna ecc.) furono strettamente legate ai processi di centralizzazione della cura ospedaliera e della loro attribuzione alla responsabilità dei comuni. Questa tendenza proseguì nei due secoli successivi, sulla scorta di una mutata sensibilità sociale verso la povertà e di nuove idee circa la sua gestione pubblica che all'inizio del XVI secolo portarono a un punto di svolta nell'intero settore assistenziale. Lo slancio riformatore, che toccò tutta l'Europa centrale e occidentale, si basava sulla rigorosa distinzione tra poveri meritevoli e non meritevoli, indigeni o forestieri.

I cardini di questo nuovo concetto di assistenza ai poveri erano costituiti dall'obbligo al lavoro, da un sempre più rigoroso divieto dell'accattonaggio e dal principio di origine (l'assistenza era concessa solo ai propri cittadini), che si andava generalizzando. Questa evoluzione ebbe come conseguenza una chiara differenziazione tra gruppi di bisognosi, per i quali furono elaborate distinte pratiche amministrative; mentre gli indigenti forestieri non meritevoli di protezione venivano generalmente espulsi (spesso attraverso vere e proprie «cacce ai pezzenti»), quelli indigeni – «oziosi» e «dissoluti» –erano destinati ai lavori forzati (Schellenwerk) o all'internamento, in misura sempre più crescente associato all'obbligo di lavorare. Il ricorso generalizzato alla segregazione dei poveri, diffusosi nel continente europeo a partire dai Paesi Bassi, è stato definito dalla ricerca storica come «grande reclusione» della povertà (Michel Foucault, Bronisław Geremek). Già nel 1576 l'Inghilterra istituzionalizzò, attraverso la legge sui poveri, le case di lavoro (workhouses) come strumento di lotta contro la mendicità. La Svizzera si rifece al modello degli istituti di pena e delle case di correzione per uomini e donne aperte ad Amsterdam negli anni 1595-1596 (Rasphuis, Spinhuis). Nella maggior parte delle città svizzere, la multifunzionalità degli istituti già esistenti favoriva l’aggiunta di settori adibiti a case di correzione e per il lavoro forzato (istituti di lavoro forzato). All’inizio del XVII secolo tali ampliamenti condussero alla fondazione di numerosi nuovi istituti: ad esempio a Ginevra la casa di correzione venne aperta nel 1631 quale nuovo reparto dell'ospedale generale, creato nel 1535. Case o reparti analoghi vennero istituiti anche a Zurigo (1637), Berna (1657), San Gallo (1661) e Basilea (1667). Il loro sviluppo successivo dipese dalla loro duplice funzione: pur rimanendo istituti per l'assistenza ai poveri, il principio della privazione della libertà e della costrizione al lavoro, mezzo di disciplinamento per devianti e delinquenti, li legarono sempre più frequentemente all'esecuzione delle pene. Il loro intento educativo e rieducativo, volto all'elevazione morale ed economica degli uomini e delle donne che vi erano ospitati, emerse con chiarezza nel corso del XVIII secolo. La disciplina (diligenza, prestazione lavorativa, rispetto degli orari, pulizia ecc.), continuamente ribadita dalle regole interne degli istituti e imposta mediante specifiche sanzioni (punizioni corporali, isolamento), era pertanto ritenuta uno strumento di disciplinamento sociale che doveva riguardare la società tutta, anche al di fuori delle mura degli istituti. Tuttavia, solo raramente poté essere raggiunto il duplice obiettivo dell'integrazione sociale dei mendicanti e dei non residenti, attraverso l'internamento e l'educazione al lavoro, e quello della redditività economica, attraverso la produzione realizzata negli istituti, che rimasero dunque sostanzialmente dei penitenziari.

Progetto di ricostruzione di un penitenziario, realizzato nel 1807 da Karl Gabriel Haller, architetto della città di Berna. Tecnica mista, 44 x 28 cm (Staatsarchiv Bern, StABE AA III Bern Stadt 47, 1-2).
Progetto di ricostruzione di un penitenziario, realizzato nel 1807 da Karl Gabriel Haller, architetto della città di Berna. Tecnica mista, 44 x 28 cm (Staatsarchiv Bern, StABE AA III Bern Stadt 47, 1-2). […]

All'inizio del XIX secolo divenne manifesta la progressiva differenziazione degli originari istituti tardomedievali multifunzionali in un ampio numero di istituti specializzati e fisicamente separati, un processo che è valso a quell'epoca la qualifica di «secolo degli istituti». Il nuovo orientamento aveva iniziato a prendere forma all'inizio del XVII secolo con l'apertura, nelle città, di orfanotrofi per il ricovero dei bambini separati dagli ospedali; gli edifici e le amministrazioni di queste strutture rimasero comunque integrati negli istituti per i poveri, di lavoro e di pena già esistenti. La separazione definitiva tra adulti e bambini si ebbe solo verso la fine del XVIII secolo (Berna nel 1757, Zurigo nel 1771), su influsso degli ideali educativi (pedagogia) dell'Illuminismo. Dagli inizi del XIX secolo i filantropi che facevano riferimento alla Società svizzera di utilità pubblica (SSUP) avevano posto la questione della povertà dal profilo educativo. Quale alternativa agli orfanotrofi, vennero dunque aperti istituti destinati all'educazione e al recupero di bambini e giovani indigenti (istituto Bächtelen a Berna nel 1840, istituto Sonnenberg a Lucerna nel 1859; istituti di rieducazione). Sorte grazie all'iniziativa privata e ispirate agli istituti modello di Johann Heinrich Pestalozzi (Neuhof), Johann Jakob Wehrli e Philipp Emanuel von Fellenberg (Hofwil), queste nuove strutture avevano quale scopo la lotta all'indigenza, considerata un problema morale, attraverso l'educazione al lavoro, dapprima nelle aziende agricole e poi anche nelle fabbriche. Entro la fine del XIX secolo vi erano in Svizzera quasi 200 istituzioni del genere, organizzate dal 1844 nella Società svizzera degli educatori dell'infanzia diseredata (poi più volte riorganizzata con nomi diversi; dal 2003 Curaviva, Associazione degli istituti sociali e di cura svizzera). In parallelo all'evoluzione della percezione della questione sociale, con la povertà vista ormai come problema socioeconomico e non più individuale e morale, andò mutando anche il concetto di educazione in luoghi chiusi. Con lo sviluppo dello Stato sociale, gli istituti di educazione al lavoro vennero infine separati dal settore dell'assistenza ai poveri e si orientarono sempre di più, nel quadro dell'assistenza sociale ufficiale, verso la prevenzione di una «condizione di abbandono» dovuta a carenze educative sul piano scolastico e nel quadro della famiglia. All'insegna del motto «educare invece di punire», furono inoltre creati particolari istituti per l'esecuzione di misure coercitive volte alla rieducazione di adolescenti e giovani adulti che avevano infranto la legge.

Nel percorso verso un moderno concetto di esecuzione della pena applicato alle persone adulte, le riforme del diritto penale svizzero avviate nel XVIII secolo portarono, nel secolo successivo, a una vera e propria ondata di creazioni di nuovi istituti di pena e di lavoro forzato (Losanna nel 1826, San Gallo nel 1839, Thorberg nel 1849, Lenzburg nel 1864). Anche il campo delle malattie mentali (psichiatria) conobbe un analogo processo di differenziazione spaziale e funzionale, portando anche qui, a seguito di nuovi approcci dal profilo medico e sociale, alla fondazione di numerose nuove cliniche: Ginevra nel 1838, Sankt Pirminsberg (Pfäfers) nel 1847, Waldau (Berna) nel 1855, Mendrisio nel 1898. Nello stesso tempo furono aperte, soprattutto per iniziativa privata, specifiche case per persone con disabilità mentale: sull'Abendberg (Interlaken) nel 1841, a Hottingen nel 1849, a Basilea nel 1857 e a Berna nel 1868. Per quanto riguarda il settore ospedaliero, se dai reparti per le cure mediche dei cronicari e ospedali tardomedievali si erano sviluppati, nel corso del XIX secolo, i moderni ospedali cittadini e cantonali, i vecchi ospedali si convertirono progressivamente, nell'ambito dell'assistenza degli indigenti, all'accoglienza delle persone anziane bisognose di sostegno e cura; in questo senso, possono essere considerati precursori delle odierne case per anziani.

XX secolo

Gruppo di internati amministrativi a Bellechasse. Fotografia realizzata da Simon Glasson tra il 1928 e il 1930 (Archives de l'Etat de Fribourg, Fonds des Etablissements de Bellechasse, EB Div Photos 24-01).
Gruppo di internati amministrativi a Bellechasse. Fotografia realizzata da Simon Glasson tra il 1928 e il 1930 (Archives de l'Etat de Fribourg, Fonds des Etablissements de Bellechasse, EB Div Photos 24-01).

La sistemazione di persone povere, con problemi di salute, emarginate (marginalità sociale) o delinquenti in istituti e ricoveri fece parte degli approcci riconosciuti dell'assistenza fino a XX secolo inoltrato. Il fulcro di questa politica era costituito da un paesaggio istituzionale altamente frammentato composto da centinaia di istituzioni pubbliche e private. Mentre gli ospedali furono modernizzati nella prima metà del XX secolo e le assicurazioni sociali iniziarono a svilupparsi, i progressi nel settore degli istituti furono più lenti, inclusa la psichiatria. Nonostante una certa differenziazione delle strutture in base all'età, al sesso, ai motivi di ricovero ecc., la coabitazione di individui appartenenti a diverse categorie rimase a lungo diffusa. Persone con disabilità fisiche furono talvolta ospitate in strutture psichiatriche, internati e internate amministrativamente furono imprigionati insieme ai delinquenti, oppure minorenni collocati in strutture per adulti. Questa tendenza fu rafforzata ulteriormente da istituti multifunzionali che combinavano esecuzione delle pene e lavoro, come Witzwil o Bellechasse. In molti istituti, a causa della persistente mancanza di fondi e della carenza di personale, le condizioni di vita e di lavoro rimasero precarie e caratterizzate da violenza fino agli anni 1960 e in alcuni casi anche oltre. Lo scarso sviluppo di approcci terapeutici e (socio-)pedagogici ebbe conseguenze negative sulle opportunità di integrazione e formazione delle persone toccate, soprattutto nel caso di istituti per bambini e adolescenti. 

Le riforme politico-amministrative plasmate da gruppi di esperti e associazioni, diedero importanti impulsi alla modernizzazione. Grazie al Codice penale svizzero del 1942 fu possibile attuare rinnovamenti strutturali nei vecchi edifici penitenziari. Tuttavia, nonostante la conclusione di tre concordati regionali sull'esecuzione delle pene (1956, 1959, 1966), la separazione tra le categorie di detenuti e detenute prevista dalla legge non fu attuata. Dopo l'abolizione degli internamenti amministrativi nel 1981, le ex case di lavoro afferirono al settore esecuzione delle pene e delle misure. Ad eccezione della costruzione di alcune strutture pionieristiche come Saxerriet a Sennwald (1964), Champ-Dollon a Puplinge (1977) e St. Johannsen a Gals (1982), una modernizzazione su vasta scala avvenne solo a partire dagli anni 1990. In seguito i cantoni rinnovarono parzialmente i loro istituti di pena e crearono strutture specializzate per l'esecuzione di misure terapeutiche, come ad esempio le cliniche psichiatriche universitarie di Basilea (1997) e il penitenziario solettese Im Schachen a Flumenthal (2004). La legge federale sui sussidi federali agli stabilimenti penitenziari e alle case di educazione del 1967 stimolò riforme di rilievo nel campo degli istituti per bambini e giovani. Tramite sovvenzioni, la Confederazione e in seguito i cantoni promossero la professionalizzazione del personale di cura e l'implementazione di nuovi concetti pedagogici e forme di assistenza. L'introduzione dell'assicurazione contro l'invalidità (AI) nel 1960 ebbe un effetto analogo sulle strutture per persone con disabilità e sulle scuole speciali. Rese possibile l'ampliamento di queste ultime, di strutture residenziali e – in particolare dopo la recessione economica della metà degli anni 1970 – di laboratori protetti. Tuttavia la specializzazione delle istituzioni rafforzò nel contempo le tendenze alla segregazione. In ambito psichiatrico, le innovazioni terapeutiche (come l'introduzione di psicofarmaci dal 1953) furono inizialmente implementate all'interno delle cliniche esistenti, già costantemente sovraccaricate. Intorno al 1970 si osservarono un'apertura e un rinnovamento degli istituti (come ad esempio Königsfelden nel 1969 e Liestal nel 1974), una settorializzazione dell'assistenza (nel canton Vaud a partire dal 1964) e un potenziamento dei servizi ambulatoriali e psico-sociali (cliniche diurne e notturne, gruppi abitativi per giovani). Successivamente il numero di posti letto fu notevolmente ridotto, anche grazie al ricovero esterno dei pazienti lungodegenti. Ancora negli anni 2020 si constata però un'insufficienza di offerte ambulatoriali in Svizzera, principalmente a causa della struttura tariffaria.

Due pagine della Witzwiler Illustrierte, disegnate da un artista detenuto nel penitenziario di Witzwil, n. 3, dicembre 1929 (Staatsarchiv Bern, BB 4.2.248).
Due pagine della Witzwiler Illustrierte, disegnate da un artista detenuto nel penitenziario di Witzwil, n. 3, dicembre 1929 (Staatsarchiv Bern, BB 4.2.248). […]

La repressione e le disfunzioni legate agli istituti di internamento furono regolarmente oggetto di critica, soprattutto da parte di intellettuali e scrittori come Friedrich Glauser o Peter SuravaCarl Albert Loosli denunciò le pratiche educative autoritarie nel suo scritto polemico Anstaltsleben (1924). Diversi scandali, tra cui quello dell'istituto di rieducazione Sonnenberg a Kriens (1944), svelato grazie a un reportage fotografico di Paul Senn pubblicato su Die Nation, suscitarono preoccupazioni nell'opinione pubblica e nel mondo politico, ma non portarono a una vera e propria riforma. Presto fu rivendicata una deistituzionalizzazione più radicale. L'introduzione della sospensione condizionale della pena all'inizio del XX secolo portò a una forte diminuzione delle brevi pene detentive. Anche nell'ambito della psichiatria e della medicina riabilitativa furono discusse delle alternative alle ospedalizzazioni a lungo termine. Negli anni 1970 movimenti vicini alla sinistra politica, come l'Heimkampagne, l'Aktion Strafvollzug o il movimento anti-psichiatrico, rinnovarono la critica agli istituti chiusi. In un contesto di trasformazione socio-politica ed economica, questi movimenti incoraggiarono l'abbandono a lungo termine delle cure stazionarie a favore di quelle ambulatoriali. A partire dalla metà degli anni 1970, il numero di ricoveri in istituti di rieducazione diminuì, mentre lo sviluppo dei servizi di assistenza a domicilio (Spitex) permise alle persone anziane di vivere più a lungo nella propria casa. La Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (CDPD) dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), entrata in vigore in Svizzera nel 2014, ha rinnovato l'esigenza di una deistituzionalizzazione radicale, in particolare delle strutture residenziali per persone con disabilità e della psichiatria stazionaria. Questo accordo si è inserito in Svizzera in un contesto in cui il numero di ricoveri a scopo assistenziale rimaneva ancora elevato in confronto ad altri Paesi. Una tendenza opposta si è verificata nel campo dell'asilo: a partire dagli anni 1980, la Confederazione e i cantoni hanno creato strutture di alloggio diversificate, alcune temporanee, per le persone richiedenti l'asilo respinte o appena arrivate (profughi).

Reportage sull'istituto di lavoro forzato Uitikon con voci critiche sulle condizioni che vi regnano nella trasmissione Antenne della televisione della Svizzera tedesca del 14 settembre 1971 (Schweizer Radio und Fernsehen, Zürich, Play SRF).
Reportage sull'istituto di lavoro forzato Uitikon con voci critiche sulle condizioni che vi regnano nella trasmissione Antenne della televisione della Svizzera tedesca del 14 settembre 1971 (Schweizer Radio und Fernsehen, Zürich, Play SRF). […]

Riferimenti bibliografici

Dal Medioevo al XIX secolo
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  • Fink, Daniel: Freiheitsentzug in der Schweiz. Formen, Effizienz, Bedeutung, 2018.
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  • «Zehntausende». Zahlen zur administrativen Versorgung und zur Anstaltslandschaft, 2019 (Pubblicazioni della Commissione peritale indipendente Internamenti amministrativi, 6).
  • Vivere sotto costrizione. Dall'internamento in istituto alla liberazione, 2019 (Pubblicazioni della Commissione peritale indipendente Internamenti amministrativi, 8).
  • Ferreira, Cristina; Maugué, Ludovic; Maulini, Sandrine: L’Homme-bus. Une histoire des controverses psychiatriques (1960-1980), 2020.
  • Fink, Daniel: Privazione della libertà e prigione in Ticino e in Svizzera, 2021 (traduzione ampliata dell’edizione tedesca del 2018).
  • Marti, Simone: Innere Grenzziehungen. Das Nothilfe-Regime im schweizerischen Asylsystem, 2023.
Link

Suggerimento di citazione

Rolf Wolfensberger; Urs Germann: "Istituti di internamento", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 20.02.2024(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/016582/2024-02-20/, consultato il 29.03.2024.