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Cattolicesimo

Rinnovo dell'alleanza cattolica conosciuta come Lega d'oro, 3.10.1655 (Zentralbibliothek Zürich, Graphische Sammlung und Fotoarchiv).
Rinnovo dell'alleanza cattolica conosciuta come Lega d'oro, 3.10.1655 (Zentralbibliothek Zürich, Graphische Sammlung und Fotoarchiv). […]

A differenza del concetto di Chiesa cattolica, quello di cattolicesimo designa l'insieme delle forme manifeste e legate a specifici momenti storici del cristianesimo cattolico. Sorto nel XVI secolo nel quadro della diffusione del confessionalismo, dal XVIII secolo il termine venne utilizzato nel linguaggio corrente come pendant di protestantesimo, mentre attualmente indica le diverse realtà cattoliche che si sono formate nei singoli Paesi, in determinati momenti e in differenti contesti.

Dal confessionalismo alla Restaurazione

Frontespizio dell'Hercules catholicus. Opera del canonico friburghese Jacob Schueler pubblicata nel 1651 (Universitätsbibliothek Basel, fb 1077).
Frontespizio dell'Hercules catholicus. Opera del canonico friburghese Jacob Schueler pubblicata nel 1651 (Universitätsbibliothek Basel, fb 1077). […]

L'affermarsi della Riforma nei cantoni urbani a partire dal 1523 e la conclusione della seconda guerra di Kappel (1531) diedero il via nella Confederazione a un lungo processo di differenziazione delle confessioni, che portò alla formazione di due chiese confessionali e determinò una netta separazione a livello sociale e culturale fra cattolici ed evangelici riformati (anche nei cantoni biconfessionali e nei baliaggi comuni). Determinanti per il cattolicesimo svizzero furono la supremazia politica dei cantoni cattolici, l'adozione da parte di questi delle decisioni del Concilio di Trento e l'attuazione della Riforma cattolica, avvenuta nell'ultimo quarto del XVI secolo con il sostegno dello Stato e sotto il suo rigido controllo. In seguito venne edificato un sistema di istruzione cattolica, affidato dalle autorità politiche in larga misura ai gesuiti, mentre l'assistenza spirituale del popolo divenne compito specialmente dei cappuccini. I catechismi, da poco introdotti, furono i principali strumenti di formazione morale e religiosa. Il cattolicesimo postridentino trovò la sua espressione culturale e religiosa in una rinnovata devozione popolare, di forte impronta gesuitica e basata sulla partecipazione emotiva, caratterizzata dal moltiplicarsi delle confraternite, delle processioni, dei pellegrinaggi (Einsiedeln, Mariastein, Madonna del Sasso) e dei culti di venerazione della Madonna e dei santi (le traslazioni di santi sepolti nelle catacombe nel XVII secolo o la venerazione di nuovi santi, ad esempio S. Francesco Saverio). A ciò si accompagnò una fioritura del teatro sacro e di imponenti opere d'arte ed edifici barocchi (barocco). La sconfitta dei cantoni cattolici nella seconda guerra di Villmergen (1712) ebbe quale conseguenza il predominio dei riformati nella Confederazione sia sul piano economico, sia su quello politico: ciò rafforzò nel cattolicesimo svizzero un atteggiamento difensivo verso i cantoni non cattolici, mentre al suo interno non ebbe quasi alcuna conseguenza. L'influsso esercitato sul cattolicesimo tridentino, a metà del XVIII secolo, dall'Illuminismo e dagli orientamenti a favore di una Chiesa nazionale (fatti propri ad esempio da Joseph Anton Felix von Balthasar) portò, in Svizzera come altrove, a una fase di distensione tra le due confessioni che si protrasse anche durante l'Elvetica e la Mediazione, nonostante che tale influsso interessasse di fatto solo una piccola élite, specialmente nelle città. Fu inoltre avviata una complessa attività di riforme ecclesiastiche ispirata all'Illuminismo cattolico, ad opera, fra gli altri, del vicario generale di Costanza, Ignaz Heinrich von Wessenberg, del francescano di Friburgo Gregor Girard e del benedettino di Disentis Placidus Spescha. Durante la Restaurazione le iniziative e i fermenti della Riforma cattolica furono nuovamente soffocati; le idee e le aspirazioni di questo movimento rimasero tuttavia vive.

Dagli anni 1830 al Concilio Vaticano II

Negli anni 1830 la maggior parte dei cantoni adottò nuove Costituzioni, riformate in senso liberale (liberalismo); nel 1832, in direzione opposta, l'enciclica di papa Gregorio XVI Mirari vos condannò i principi liberali. Sullo sfondo di tali avvenimenti, all'interno del cattolicesimo svizzero si delinearono due tendenze fondamentali: una minoranza non omogenea di cattolici liberali che, rivendicando l'eredità dell'Illuminismo cattolico, mirava a instaurare un legame fra il cattolicesimo e la società moderna, e una maggioranza di cattolici conservatori che, temendo di perdere la propria identità culturale, si sforzava di restare ancorata alle tradizioni e, appellandosi alla Chiesa di Roma, rifiutava la modernità con maggiore o minore determinazione. Mentre i primi appoggiarono il nascente Stato federale, nel quale si integrarono senza troppi problemi, il fronte cattolico conservatore si oppose ai tentativi di riforma della Costituzione (come del resto fecero fino al 1847 anche i conservatori riformati). Molti fattori influenzarono in maniera decisiva questo sviluppo: l'affare dei conventi di Argovia, la questione dei gesuiti di Lucerna (1844), le spedizioni dei Corpi franchi, la guerra del Sonderbund e la conseguente reazione radicale nei cantoni tradizionalmente cattolico-conservatori. Negli anni 1840, in particolare dopo la fondazione dello Stato federale (1848), questa situazione portò a un isolamento sociale e culturale, solo in parte volontario, dei cattolici conservatori a livello nazionale («ritirata nel ghetto»), oltre a una ripresa del confessionalismo su entrambi i fronti. L'atteggiamento di chiusura rispetto allo spirito del tempo fu inasprito dall'ultramontanismo, un movimento che nella seconda metà del secolo si diffuse rapidamente nella Chiesa e nel cattolicesimo, e, nello stesso tempo, dall'emarginazione dei cattolici liberali all'interno della Chiesa stessa. Il fenomeno dell'ultramontanismo si accompagnava in genere nelle regioni cattoliche conservatrici, nella maggior parte dei casi agricolo-rurali, a una certa arretratezza economica, educativa e culturale. Il contrasto con la borghesia cittadina, protestante, liberale e orientata verso l'industria si manifestò nel Kulturkampf, in un primo momento poco percettibile, ma che dopo il primo Concilio Vaticano (1869-1870) si definì chiaramente. Nei cantoni che vi furono coinvolti il conflitto raggiunse differenti gradi di intensità e non di rado i suoi rappresentanti di spicco, per esempio nei cantoni Argovia e San Gallo, appartenevano allo schieramento cattolico liberale. Mentre quest'ultimo, in seguito allo scisma dei Vecchi cattolici (Chiesa cattolico-cristiana) nel 1873, perdeva la sua ala radicale, e con essa parte della sua importanza, il Kulturkampf rafforzò il processo di formazione di due blocchi, anche se come in precedenza continuarono a manifestarsi interazioni tra le due parti: da un lato i cattolici conservatori si servirono di strumenti moderni come la stampa, le associazioni o il partito per trasmettere le proprie idee conservatrici; d'altro canto l'insieme della società accolse il pensiero federalista e, dopo il Kulturkampf, rinunciò al progetto di imporre le posizioni dei radicali riguardo ai diritti dello Stato in materia ecclesiastica.

Frontespizio della Tipografia cattolica svizzera nel 1879, riprodotto in La Liberté en son premier siècle, 1975, p. 16 (Collezione privata).
Frontespizio della Tipografia cattolica svizzera nel 1879, riprodotto in La Liberté en son premier siècle, 1975, p. 16 (Collezione privata). […]
Bozze acquerellate per copertine cromatografiche di libri di preghiere del Benziger Verlag di Einsiedeln, di Otto Klimsch secondo disegni di Joseph Andreas Nauer, 1881 (Archiv Stiftung Kulturerbe Einsiedeln, Zaa.5.04).
Bozze acquerellate per copertine cromatografiche di libri di preghiere del Benziger Verlag di Einsiedeln, di Otto Klimsch secondo disegni di Joseph Andreas Nauer, 1881 (Archiv Stiftung Kulturerbe Einsiedeln, Zaa.5.04). […]

Analogamente a quanto avveniva in altri Paesi, si formò una società cattolica alternativa, o sommersa, che, servendosi in maniera del tutto moderna delle nuove libertà garantite dalla Costituzione federale del 1848, creò istituzioni proprie per praticamente ogni ambito della vita sociale e privata. Si venne dunque a creare un ambiente specificamente cattolico, che esercitava al suo interno una forte pressione conformista, allineandosi rigidamente ai dettami della Chiesa sul piano religioso e morale ed esibendo verso l'esterno un'orgogliosa e compatta chiusura. Così come era avvenuto in Germania e in Olanda, si sviluppò su base confessionale un variegato sistema di associazioni (Società degli studenti svizzeri, 1841; Gesellenverein, associazione di giovani artigiani, 1853 (Opera Kolping); Società piana, 1857; Missione interna, 1863; Caritas, 1901), riunite in due organizzazioni mantello, l'Unione popolare cattolica svizzera (dal 1905) e la Lega svizzera delle donne cattoliche (1912), oltre che nell'Unione cristiano sociale dei lavoratori (fondata nel 1919). Tale struttura si rivelò talmente solida che l'Azione cattolica, creata da papa Pio XI nel 1922, non riuscì ad affermarsi nella Svizzera tedesca nonostante l'appoggio episcopale. La rete delle associazioni cattoliche comprendeva anche le organizzazioni giovanili Blauring e Jungwacht, nate nel periodo fra le due guerre nell'ambito del movimento giovanile cattolico di origine tedesca, e la sezione cattolica degli scout (scoutismo). Il sistema associativo fu completato nel campo della comunicazione dalla creazione di una stampa cattolica, nell'istruzione dal potenziamento del sistema scolastico superiore cattolico (spesso sotto la guida di nuove congregazioni) e dalla fondazione nel 1889 dell'Università cattolica di Friburgo; in ambito politico, infine, dalla fondazione nel 1912 del partito conservatore svizzero (oggi Partito popolare democratico). Parte integrante di questo cattolicesimo politico furono alcune importanti iniziative, dal carattere spesso progressista, i cui contenuti si basavano sulla dottrina sociale cattolica (movimento cristiano-sociale).

Manifesto per il congresso della gioventù cattolica svizzera a Zugo (1933), realizzato da Martin Peikert (Bischöfliches Archiv St. Gallen, Z 1, 15k).
Manifesto per il congresso della gioventù cattolica svizzera a Zugo (1933), realizzato da Martin Peikert (Bischöfliches Archiv St. Gallen, Z 1, 15k).
Manifesto per la nona giornata cattolica svizzera, svoltasi a Lucerna il 4.9.1949, realizzato da Werner Andermatt (Museum für Gestaltung Zürich, Plakatsammlung, Zürcher Hochschule der Künste).
Manifesto per la nona giornata cattolica svizzera, svoltasi a Lucerna il 4.9.1949, realizzato da Werner Andermatt (Museum für Gestaltung Zürich, Plakatsammlung, Zürcher Hochschule der Künste). […]

L'integrazione politica – non quella culturale o intellettuale – dei cattolici conservatori nello Stato federale ebbe inizio, oltre che con l'elezione del primo Consigliere federale appartenente al loro schieramento nel 1891, con la riconquista del predominio politico negli antichi cantoni del Sonderbund, nei quali essi riacquistarono, dopo una breve interruzione, il loro determinante influsso sulla società. Tale integrazione ebbe fine con l'alleanza borghese (partiti borghesi) sorta nel contesto della prima guerra mondiale, dello sciopero generale del 1918 e della lotta difensiva contro il socialismo e la socialdemocrazia. Il culmine dell'organizzazione interna e della chiusura verso l'esterno della società alternativa cattolica fu raggiunto nel periodo fra le due guerre; ne danno testimonianza fra l'altro i congressi cattolici che si tennero sia nei cantoni sia a livello federale.

Sviluppi più recenti

La trasformazione dell'intera società, che negli anni 1950 toccò la Svizzera come gli altri Paesi occidentali industrializzati, e che fu determinata dal rapido sviluppo industriale, economico e sociale, portò, dopo il 1950, ai primi processi di erosione nelle regioni dove i cattolici erano in minoranza (diaspora) e, pochi anni dopo il 1960, all'atomizzazione dell'ambiente cattolico e alla separazione fra Chiesa e politica. Il cattolicesimo svizzero attuale si basa sugli orientamenti teologici ed ecclesiastici del Concilio Vaticano II (1962-1965, Concili Vaticani) e del Sinodo 72. Il cammino postconciliare era caratterizzato da una serie di riforme, in particolare per quanto attiene alla cura d'anime, alla liturgia e all'istruzione, da un'apertura ecumenica (ecumenismo), dall'adeguamento e dall'ampliamento delle strutture della Chiesa, anche nei suoi rapporti con lo Stato (Chiese cantonali) e dall'affermarsi del pluralismo all'interno della Chiesa stessa. La compattezza che aveva caratterizzato i decenni precedenti ha lasciato il posto, alla fine del XX secolo, a un'immagine del cattolicesimo svizzero definita da un ampio spettro di opinioni e posizioni religiose, culturali, sociali e politiche. Il cattolicesimo appare in una fase di radicale cambiamento, testimoniato dal fatto che una parte dei fedeli ha legami sempre meno stretti, o inesistenti, con la Chiesa, dal livellamento della coscienza confessionale, dalle maggiori difficoltà di socializzazione a livello religioso ed ecclesiastico e da un crescente interesse per forme di religiosità esterne alla Chiesa. Tutto ciò sullo sfondo di una rapida e crescente decristianizzazione dello Stato e della società, e di una contemporanea individualizzazione degli atteggiamenti religiosi ed etici.

Riferimenti bibliografici

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Link

Suggerimento di citazione

Franz Xaver Bischof: "Cattolicesimo", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 29.05.2020(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/016505/2020-05-29/, consultato il 29.03.2024.