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Movimento femminista

L'espressione indica l'unione organizzata di donne al fine di ottenere un miglioramento delle condizioni sociali, politiche e giuridiche femminili. Fin dagli inizi nel XIX secolo il movimento femminista fu influenzato da diverse correnti e integrato in strutture organizzative internazionali. Si componeva di diversi gruppi, non sempre nettamente differenziati, che collaboravano in modo puntuale. I margini di influsso del movimento dipendevano dal contesto internazionale, regionale, politico o confessionale in cui era inserito. Un fattore decisivo per la sua azione era tuttavia costituito dalle reti di relazioni personali e sociali coltivate dalle sue esponenti, che oltre a consentire la realizzazione di progetti di ampia portata e sovranazionali, rappresentava anche un mondo «altro».

Gli inizi

Le origini del movimento femminista in Svizzera risalgono alla prima metà del XIX secolo. Dagli anni 1830, contestualmente al dibattito sul pauperismo, soprattutto nei principali comuni dell'Altopiano riformato nacquero delle associazioni femminili locali; fondate e dirette da pastori riformati e politici interessati alla questione sociale, si occupavano di assistenza pubblica e di educazione femminile. A queste associazioni aderirono donne dell'élite economica, politica e culturale. La formazione specifica doveva preparare le ragazze al ruolo di madre e casalinga (ruoli sessuali), soprattutto attraverso l'integrazione del lavoro manuale nell'insegnamento. Le prime organizzazioni femminili indipendenti, prive di carattere ufficiale, nacquero fra il 1846 e il 1870 sul piano cantonale. Attraverso i loro interventi in occasione di revisioni costituzionali (Costituzioni) o del diritto privato tentarono, spesso invano, di migliorare la posizione giuridica della donna e ampliare il suo margine di azione.

Nascita delle associazioni

Il trasferimento di numerose competenze giuridiche dai cantoni alla Confederazione seguito alla revisione totale della Costituzione federale del 1874 favorì la creazione di varie federazioni attive su scala nazionale tra gli ultimi decenni del XIX secolo e la prima guerra mondiale. In vista di tale revisione, l'Association internationale des femmes, fondata a Ginevra nel 1868 e diretta da Marie Goegg-Pouchoulin, aveva rivendicato senza successo la parità tra uomo e donna sul piano del diritto civile e del diritto del lavoro. L'associazione ebbe vita breve, come l'organizzazione che ne prese il posto, l'Association pour la défense des droits de la femme (nota anche come Solidarité). Maggiore efficacia ebbe per contro il Comité intercantonal de dames, creato nell'ambito della Federazione abolizionista internazionale (FAI, abolizionismo), che coordinava l'attività dei comitati locali. Da questa organizzazione nacque nel 1877 l'Unione delle donne svizzere per la promozione della moralità, inizialmente costituita unicamente da donne dell'élite riformata, che coniugava le rivendicazioni di riforma morale con gli interessi femminili (movimento per la moralità). Nel 1901 le associazioni femminili svizzerotedesche per la promozione della moralità che, in collaborazione con la polizia, combattevano la prostituzione facendo pressione sulla legislazione penale, si staccarono dalla FAI e crearono una propria federazione che sarebbe divenuta la principale organizzazione femminile della Svizzera nel periodo prebellico.

Manifesto in vista della votazione sull'introduzione del suffragio femminile a Zurigo nel 1920, realizzato da Dora Hauth-Trachsler (Museum für Gestaltung Zürich, Plakatsammlung, Zürcher Hochschule der Künste).
Manifesto in vista della votazione sull'introduzione del suffragio femminile a Zurigo nel 1920, realizzato da Dora Hauth-Trachsler (Museum für Gestaltung Zürich, Plakatsammlung, Zürcher Hochschule der Künste).

Nel 1885 venne costituita la prima Unione delle donne svizzere, dalle ampie finalità; da questa associazione si separò nel 1888 la Società femminile svizzera di utilità pubblica, creata per iniziativa di un gruppo di donne affiliate alla Società svizzera di utilità pubblica (SSUP), che considerava la formazione nell'ambito dell'economia domestica un mezzo per combattere la povertà e l'alcolismo (temperanza). La Società femminile svizzera di utilità pubblica si batté inoltre per la professionalizzazione dei cosiddetti mestieri femminili e creò la scuola svizzera per infermiere a Zurigo e la scuola femminile di giardinaggio a Niederlenz (formazione professionale). Ad essa aderirono associazioni locali di nuovo e vecchio corso, i cui membri appartenevano ai ceti medi benestanti delle campagne. Il movimento femminista ispirato all'utilità pubblica e alla riforma morale ebbe successo non da ultimo perché rimase legato alla visione tradizionale dei ruoli sessuali e alla strategia di partecipazione attraverso la collaborazione con le autorità e le influenti associazioni maschili. Oltre alle già citate associazioni femminili aconfessionali, su iniziativa dell'Unione popolare cattolica svizzera fu fondata nel 1912 l'Unione svizzera delle donne cattoliche, impegnata in rivendicazioni per la riforma della morale e dell'utilità pubblica. Le unioni delle operaie cristiano-sociali (movimento cristiano-sociale), fondate già nel 1899, si proponevano quale alternativa cattolica alla Federazione svizzera delle lavoratrici, nata nel 1890, che riuniva le donne impiegate in professioni non rappresentate dai sindacati. Nel 1911 la Federazione svizzera delle lavoratrici festeggiò per la prima volta la giornata internazionale socialista della donna (precorritrice dell'8 marzo), quale giorno di lotta per il suffragio femminile. La federazione, che aderì dapprima all'Unione sindacale svizzera (USS) e, dopo la sua riorganizzazione nel 1912, al Partito socialista (PS), si batteva principalmente per il miglioramento delle condizioni di lavoro (lavoro femminile salariato), la protezione delle puerpere (maternità) e l'ammissione delle donne nelle casse malati; fu sciolta nel 1917. Anche altri gruppi perseguivano l'obiettivo di garantire la sicurezza delle loro socie nell'attività professionale, ad esempio l'Associazione delle insegnanti svizzere (1893), il suo corrispettivo cattolico e le associazioni svizzerotedesca e svizzerofrancese delle levatrici.

Le associazioni femminili sorte nelle grandi città dal 1890, come l'Union des femmes de Genève, il Berner Frauenkomitee e l'Union für Frauenbestrebungen di Zurigo, si impegnarono per il rinnovamento della formazione femminile, per una migliore posizione della donna sul piano del diritto civile e del lavoro e per il suffragio femminile. In occasione dell'Esposizione nazionale di Ginevra del 1896, queste associazioni cercarono di coordinare le richieste estremamente eterogenee del movimento femminista: organizzarono il primo Congresso svizzero per la difesa degli interessi femminili, durante il quale vennero trattate problematiche che andavano dall'utilità pubblica alla partecipazione politica. L'idea di una commissione comune permanente fallì, così come il progetto di una federazione svizzera di tutte le società che avrebbe potuto influire sull'elaborazione del Codice civile e di quello penale e della legge sull'assicurazione contro gli infortuni e le malattie (formazione della volontà politica). All'Alleanza delle società femminili svizzere (ASF), fondata nel 1900, non aderirono, se si eccettuano alcune sezioni locali, né la Federazione svizzera delle lavoratrici, né la Società femminile svizzera di utilità pubblica, né la Federazione delle associazioni delle donne svizzerotedesche per la promozione della moralità, né le associazioni cattoliche, che con l'Unione svizzera delle donne cattoliche istituirono una propria federazione. Nel 1909 venne finalmente creata un'organizzazione con finalità ben definite (ma con un numero esiguo di aderenti): l'Associazione svizzera per il suffragio femminile (ASSF), a cui si iscrissero anche diversi uomini. Alla vigilia della prima guerra mondiale, nonostante l'eterogeneità organizzativa e di contenuti, le federazioni avevano collaborazioni puntuali, rese possibili da doppie affiliazioni, da rapporti interpersonali e da obiettivi comuni.

Gli sviluppi dal 1914 al 1945

Dopo lo scoppio del conflitto, le pacifiste si organizzarono sul piano internazionale nell'Union mondiale de la femme pour la concorde internationale (pacifismo), mentre nel 1915 alcune femministe istituirono all'Aia l'International Committee of Women for Permanent Peace, rinominato nel 1919 Women's International League for Peace and Freedom (WILPF). Entrambe le organizzazioni avevano sezioni anche in Svizzera. Nel 1915 si riunì a Berna l'Internazionale socialista delle donne. In risposta alla crescente miseria sociale causata dalla guerra, l'Internazionale promosse azioni contro la fame e il rincaro, che furono poi realizzate in numerose città svizzere dalle locali associazioni operaie femminili. Le sezioni delle grandi associazioni femminili si concentrarono invece sui compiti di carattere sociale, organizzandosi sul piano locale e cantonale come centrali di coordinamento (federazioni delle associazioni femminili). Nel 1925 la centrale zurighese creò un segretariato adibito a ufficio di consulenza per tutte le federazioni. Il passaggio da un principio organizzativo puramente ideologico a una struttura organizzativa geografica consentì al movimento femminista di aumentare la propria presenza pubblica (opinione pubblica) nel periodo interbellico.

La Federazione internazionale delle donne universitarie riunita in congresso a Ginevra nel 1929 (Biblioteca nazionale svizzera, Berna).
La Federazione internazionale delle donne universitarie riunita in congresso a Ginevra nel 1929 (Biblioteca nazionale svizzera, Berna).

Sul piano federale il punto di riferimento era l'ASF, a cui aderirono anche le federazioni delle associazioni femminili. Nel 1921 organizzò il secondo Congresso svizzero per la difesa degli interessi femminili, durante il quale venne decisa la creazione di una centrale svizzera delle professioni femminili. L'importanza attribuita alla formazione e alla professione trovò riscontro nella creazione di associazioni professionali femminili e di fiere industriali. Nel 1928 si svolse a Berna l'Esposizione nazionale svizzera del lavoro femminile (Saffa). In quell'occasione si crearono i presupposti per la fondazione, nel 1932 rispettivamente 1935, dell'Unione donne contadine svizzere, responsabile della formazione delle contadine nell'ambito dell'Unione svizzera dei contadini, e dell'Unione svizzera delle associazioni di casalinghe, che promosse una professionalizzazione dei lavori domestici attraverso l'introduzione di misure di razionalizzazione (Istituto svizzero di economia domestica). La Saffa fece anche da preludio alla petizione per il suffragio femminile del 1929, che facendo capo alle strutture del Partito socialista (PS) e dei sindacati raccolse in breve tempo oltre 250'000 firme. Fu l'inizio di una più stretta collaborazione del movimento femminista con le donne socialiste, proseguita con la comunità di lavoro Donna e democrazia, ampia alleanza femminile nata in risposta all'avvento al potere del nazionalsocialismo in Germania. Di fronte agli sforzi per superare gli effetti della crisi, alla difesa spirituale e all'economia di guerra passarono tuttavia in primo piano i doveri da assolvere con spirito di sacrificio per il bene della famiglia e della nazione, a scapito delle rivendicazioni femministe. Fra i servizi di soccorso autonomi organizzati dalle donne, il servizio militare femminile venne integrato nell'esercito. Il sovraccarico di lavoro generato dall'esecuzione delle misure decretate dall'Ufficio federale dell'alimentazione in tempo di guerra alle grandi associazioni femminili spinse l'ASF ad aprire nel 1944 il Segretariato femminile svizzero, cui aderirono anche le associazioni professionali, la Società femminile svizzera di utilità pubblica, le federazioni delle associazioni femminili e i gruppi femminili socialisti. Diviso in tre sezioni, si occupava delle professioni femminili, di economia e società e di politica e diritto. Questa riorganizzazione permise alle associazioni di accrescere il loro influsso sulla legislazione nell'ambito delle procedure di consultazione e dei lavori preparatori delle commissioni (commissioni extraparlamentari).

La politica del dopoguerra

«Le donne rivendicano un'altra storia». Corteo del Primo maggio a Zurigo nel 1989. Fotografia di Tula Roy (Gretlers Panoptikum zur Sozialgeschichte, Zurigo).
«Le donne rivendicano un'altra storia». Corteo del Primo maggio a Zurigo nel 1989. Fotografia di Tula Roy (Gretlers Panoptikum zur Sozialgeschichte, Zurigo).

L'avvicinamento avvenuto durante il periodo bellico trovò conferma nel terzo Congresso svizzero per la difesa degli interessi femminili, tenutosi nel 1946, che per la prima volta fu sostenuto da tutte le componenti del movimento femminista, anche se non si tradusse nella creazione di strutture unitarie. La Società femminile svizzera di utilità pubblica, l'Unione svizzera delle donne cattoliche e le associazioni riformate per la promozione della moralità, che nel 1947 diedero vita alla Federazione svizzera delle donne protestanti, corrispettivo riformato dell'Unione svizzera delle donne cattoliche, insistettero sulla loro autonomia. Le modifiche apportate agli statuti nel 1949 consentirono all'ASF di accogliere l'Associazione svizzera per il suffragio femminile e i gruppi femminili socialisti, mentre il Segretariato femminile divenne l'ufficio dell'ASF. Nel corso di consultazioni si verificarono in seguito situazioni di concorrenza poiché all'ASF veniva rimproverato di presentarsi alle autorità quale rappresentante degli interessi generali delle donne. Solo l'impegno comune per il suffragio femminile compattò nuovamente le forze e portò alla nascita di un Comitato d'azione per il suffragio femminile al di sopra delle parti, cui nel 1957 succedette la Comunità di lavoro delle associazioni femminili svizzere a difesa dei diritti politici della donna. Tema centrale del movimento femminista degli anni 1950 e 1960 rimase il modello dualistico, che attribuiva alla donna un importante ruolo di equilibrio all'interno della famiglia, non da ultimo anche a seguito delle innovazioni tecnologiche negli anni di alta congiuntura. Nonostante l'ampio spazio dedicato ai successi ottenuti dalle donne in diversi settori professionali, nemmeno la Saffa del 1958, organizzata sotto l'egida dell'ASF, mise in discussione l'idea che il ruolo principale della donna fosse quello di casalinga e madre.

Tra nuovo indirizzo e femminismo dopo il 1968

«Parità professionale tra uomo e donna = condivisione delle responsabilità = salari uguali». Lo sciopero delle donne del 14 giugno 1991, La Chaux-de-Fonds (Fotografia Monique Jacot, Epesses).
«Parità professionale tra uomo e donna = condivisione delle responsabilità = salari uguali». Lo sciopero delle donne del 14 giugno 1991, La Chaux-de-Fonds (Fotografia Monique Jacot, Epesses).

Con il 1968 anche il movimento femminista mutò. Il Movimento di liberazione della donna (MLD), nato sotto l'influsso delle rivolte giovanili e studentesche, attraverso interventi mediatici molto efficaci rivendicava cambiamenti sociali che interessavano sia la divisione del lavoro gerarchico-sessuale nella famiglia sia la morale sessuale repressiva (sessualità). Costituitosi attorno alla questione dell'aborto, questo nuovo movimento femminista transnazionale non ambiva più all'integrazione delle donne nelle esistenti strutture di diritto pubblico, ma alla loro autonomia. Nonostante gli obiettivi diametralmente opposti, tra il «vecchio» e il «nuovo» movimento femminista vi furono scambi dinamici. Al quarto Congresso svizzero per la difesa degli interessi femminili, tenutosi nel 1975 all'insegna del motto «partenariato», la maggioranza delle presenti votò a favore della soluzione dei termini, malgrado l'opposizione delle donne cattoliche. L'iniziativa «per l'eguaglianza dei diritti tra uomo e donna», lanciata durante il congresso, fu sostenuta da molte giovani donne, ma non dalla maggioranza delle associazioni femminili, favorevoli al controprogetto del Consiglio federale; accolto in votazione popolare, nel 1981 portò all'introduzione del principio di parità tra uomo e donna nella Costituzione federale. La Commissione federale per i problemi della donna (poi Commissione federale per le questioni femminili, CFQF), chiesta dal congresso, era già stata istituita dal Consiglio federale nel 1976. Nel 1988 la segretaria responsabile della commissione, Claudia Kaufmann, divenne direttrice del neoistituito Ufficio federale per l'uguaglianza tra uomo e donna, che servì da modello per la costituzione di uffici analoghi a livello cantonale e comunale. Sul lungo termine questi uffici costituirono una piattaforma per una collaborazione più stretta tra il «vecchio» movimento femminista e quello «nuovo», che si considerava parte integrante del femminismo internazionale; l'azione comune verteva su temi quali la soluzione dei termini, l'iscrizione del principio di uguaglianza tra uomo e donna nella Costituzione e la regolamentazione a livello legislativo della protezione della maternità, questione rilanciata dall'Organisation für die Sache der Frau (Ofra) in occasione del suo congresso costituente del 1977.

Scontro tra esponenti del «vecchio» e del «nuovo» movimento femminista nella trasmissione En direct avec... della televisione della Svizzera francese del 4 febbraio 1975 (Radio Télévision Suisse, Ginevra, Play RTS).
Scontro tra esponenti del «vecchio» e del «nuovo» movimento femminista nella trasmissione En direct avec... della televisione della Svizzera francese del 4 febbraio 1975 (Radio Télévision Suisse, Ginevra, Play RTS). […]

L'influsso del nuovo movimento femminista si manifestò sia in termini organizzativi sia contenutistici. Oltre all'Ofra sorsero nuovi gruppi femminili locali, mentre alcuni di quelli già esistenti (nei partiti e nei sindacati) e il movimento femminile per la pace trovarono nuovi stimoli; vennero inoltre istituiti e sostenuti consultori, uffici di contatto per le politiche migratorie, istituti per la cura dei bambini (doposcuola) e progetti abitativi. Basandosi sul Manifesto delle donne straniere, formulato nel 1975 in particolare da esponenti della Commissione femminile italiana della Federazione delle colonie libere italiane in Svizzera in occasione di un congresso tenutosi a Berna nel 1980, organizzazioni di migranti di diversa provenienza chiesero di poter partecipare alla vita sociale e politica in Svizzera. Nel loro congresso del 1985 a Zurigo rivendicarono tra l'altro il diritto per le donne di ottenere la cittadinanza svizzera indipendentemente dai loro mariti, stesse condizioni di lavoro per Svizzere e straniere e la fine delle espulsioni giuridiche di queste ultime. Nel 1983 venne fondata l'associazione Feministische Wissenschaft Schweiz (FemWiss) per lottare contro la discriminazione delle donne nel mondo accademico e promuovere la ricerca scientifica femminista. Nello stesso periodo in Svizzera si formò pure il movimento per la salute femminile, che cooperava con la rete internazionale Isis International insediata a Ginevra e si concentrava sulle problematiche legate alle nuove tecnologie di riproduzione assistita, criticate da numerosi gruppi femministi, tra cui Antigena a Zurigo. Con la fondazione di proprie organizzazioni politiche, ad esempio Frauen macht Politik! (Frap!) a Zurigo, le femministe tentarono di portare le loro rivendicazioni direttamente nelle istituzioni. Allo sciopero delle donne del 1991, lanciato in origine da un gruppo sindacale femminile per protestare contro l'insufficiente applicazione dell'articolo sulla parità nella ricorrenza dei dieci anni dalla sua introduzione, partecipò oltre mezzo milione di donne. Nell'autunno dello stesso anno, durante la prima Sessione delle donne a Palazzo federale, esponenti di varie organizzazioni formularono un catalogo di rivendicazioni per la realizzazione della parità di genere. La forza messa in moto dallo sciopero si manifestò nel 1993 in occasione del rinnovo del Consiglio federale. La mancata elezione di Christiane Brunner provocò una protesta massiccia, tale da spingere il candidato socialista eletto, Francis Matthey, a rinunciare alla carica. Una settimana dopo, nel governo federale entrò Ruth Dreifuss. La collaborazione sempre più stretta fra le diverse organizzazioni si concretizzò nell'ampio sostegno al quinto Congresso svizzero per la difesa degli interessi femminili del 1996, caratterizzato da numerose istanze di ispirazione femminista, come pure da nuovi progetti gestiti in maniera professionale e da una forte presenza di organizzazioni non governative (ONG). Fondate sulle competenze di esperte femministe, queste ultime disponevano di una vasta rete di relazioni internazionali, promossa anche dal forum delle ONG nella Quarta conferenza mondiale sulle donne dell'ONU del 1995 a Pechino. Le differenze di contenuto, determinate da ragioni anagrafiche e da diverse convinzioni politiche, si manifestarono però nuovamente in occasione delle votazioni sulla legge federale sull'assicurazione per la maternità (1999) e sull'iniziativa popolare per un'equa rappresentanza delle donne nelle autorità federali (2000), entrambe bocciate.

Crescita e diversificazione dopo il 2000

Grazie al sostegno quasi compatto del movimento femminista, dopo il 2000 si registrarono successi in relazione a diverse rivendicazioni di lunga data. Per la prima volta le donne del Partito popolare democratico (PPD) andarono contro le posizioni ufficiali del proprio partito; la soluzione dei termini fu accolta in votazione popolare nel 2002 e l'assicurazione maternità introdotta nel 2004 tramite l'estensione del campo di applicazione della legge sulle indennità di perdita di guadagno alle madri che esercitano un'attività lucrativa. Anche nella legislazione in materia di violenza domestica e di abuso sessuale vi furono dei miglioramenti. Le organizzazioni femminili, i gruppi femministi più sciolti e i servizi di consulenza ebbero approcci diversi soprattutto verso la prostituzione. Se ad esempio la Centrale femminile di Zurigo vedeva la prostituzione come mezzo di sfruttamento della donna ed era favorevole alla penalizzazione dei clienti, il servizio specializzato in materia di tratta e migrazione delle donne Frauenhandel und Frauenmigration (FIZ) e l'associazione per la difesa degli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici del sesso Aspasie di Ginevra si battevano per il riconoscimento del lavoro sessuale come attività lucrativa da paragonare ad altre prestazioni di servizio. Il dibattito si riaccese anche in merito alla remunerazione del lavoro domestico e di cura, evidenziando posizioni fortemente contrastanti tra femministe di età e orientamento politico diversi.

«Betti Bossy. Ribollite di rabbia». Ricettario satirico della Frauengruppe gegen Sexismus und Rassismus (F.A.M.) di Berna per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre 2006 (Biblioteca nazionale svizzera, Berna, Nb 122404 Res).
«Betti Bossy. Ribollite di rabbia». Ricettario satirico della Frauengruppe gegen Sexismus und Rassismus (F.A.M.) di Berna per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre 2006 (Biblioteca nazionale svizzera, Berna, Nb 122404 Res). […]

L'ondata di proteste scatenata dalla mancata rielezione di Ruth Metzler-Arnold nel rinnovo integrale del Consiglio federale del 2003 (lo stesso giorno vennero eletti due ex oppositori al suffragio femminile), lanciata in primo luogo da giovani femministe e proseguita da esponenti più anziane con una veglia davanti a Palazzo federale, portò alla formazione di nuovi raggruppamenti. L'Organizzazione svizzera delle lesbiche LOS, fondata nel 1989 come punto di riferimento per donne lesbiche, bisessuali e queer, nel 2005 si batté con successo per la legge sull'unione domestica registrata di coppie omosessuali e nel 2021 per l'introduzione del «matrimonio per tutti» che garantisce anche i diritti delle famiglie arcobaleno (omosessualità). Succeduta nel 2013 al movimento Women of Black Heritage attivo sin dagli anni 1990 e alle associazioni di donne nere di Zurigo, Basilea e Ginevra, la rete delle femministe di colore Bla*Sh partecipa al dibattito pubblico sul razzismo e sul sessismo. Attiviste più anziane, tra cui molte pioniere del nuovo movimento femminista, nel 2010 diedero vita al progetto GrossmütterRevolution, concepito come piattaforma e think tank per i rapporti tra le generazioni. L'Equal Pay Day, svoltosi la prima volta nel 2009 su iniziativa delle Business and Professional Women Switzerland (BPW) e sostenuto da Alliance F (denominazione dell'ASF dal 1999) e dall'Ufficio federale per l'uguaglianza tra donna e uomo, esercita pressione sul mondo politico e imprenditoriale per raggiungere la parità salariale. Anche in Svizzera vari gruppi aderirono alla Marcia mondiale delle donne, movimento globale contro la povertà e la violenza contro le donne. Nel contesto di movimenti transnazionali, verso la fine degli anni 2010 un numero crescente di donne di tutte le generazioni manifestò sulla strada e in rete contro gli abusi sessuali; tramite l'hashtag #SchweizerAufschrei vennero rese pubbliche esperienze di violenza sessuale, sull'onda del Women's March a Washington, rivolto contro Donald Trump, nel marzo 2017 a Zurigo fu organizzata un'analoga marcia contro ogni forma di sessismo a cui presero parte oltre 10'000 donne e il movimento #MeToo fu recepito anche in Svizzera. Nel 2018 a Berna più di 20'000 persone manifestarono contro la discriminazione salariale. L'accresciuta volontà d'azione di quasi tutto lo spettro del movimento femminista – dalle donne contadine alle BPW, dalle sindacaliste fino ai gruppi LGBT+ del movimento queer – si tradusse nel 2019 nel secondo sciopero delle donne, a cui in tutta la Svizzera aderì mezzo milione di donne e uomini per protestare contro la persistente disparità di genere. All'insegna dello «sciopero femminista», in numerose città le manifestazioni tematizzarono in particolare il vissuto di migranti discriminate, il lavoro di cura (retribuito e non) e, in campagna, anche la condizione impari delle agricoltrici. Grazie alla forza dirompente dello sciopero, il movimento femminista riuscì a tenere alta la guardia e imporre all'agenda politica temi scottanti quale la conciliabilità tra lavoro e famiglia, la parità di genere nell'economia e in politica e la violenza sessuale. Il neologismo femminicidio introdusse il concetto di uccisione, eliminazione fisica o annientamento morale della donna e del suo ruolo sociale. Nelle elezioni federali del 2019 venne eletto il più alto numero di donne dal 1971; rispetto al 2015, nel Consiglio degli Stati le deputate salirono dal 15% a 26% e nel Consiglio nazionale dal 32% al 42%. Le celebrazioni per il cinquantesimo dell'introduzione del suffragio femminile sono culminate nell'autunno 2021 con la seconda Sessione delle donne a Palazzo federale. Le richieste formulate dalle partecipanti rispecchiano le rivendicazioni chiave del movimento femminista nelle varie declinazioni del lavoro, della parità e della violenza sessuale. Il movimento femminista dimostra quindi di avere, anche all'inizio degli anni 2020, un elevato potenziale di mobilitazione.

Partecipanti allo sciopero delle donne del 14 giugno 2019 in varie città svizzere. Fotografie di Francesca Palazzi, Sabine Wunderlin, Sabine Cattaneo e Sandra Pointet/Magali Dougados del Kollektiv Frauenstreikfotografinnen (Freshfocus, immagini 933055, 933327, 933511 e 995948).
Partecipanti allo sciopero delle donne del 14 giugno 2019 in varie città svizzere. Fotografie di Francesca Palazzi, Sabine Wunderlin, Sabine Cattaneo e Sandra Pointet/Magali Dougados del Kollektiv Frauenstreikfotografinnen (Freshfocus, immagini 933055, 933327, 933511 e 995948). […]

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Suggerimento di citazione

Elisabeth Joris: "Movimento femminista", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 06.12.2022(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/016497/2022-12-06/, consultato il 29.03.2024.