de fr it

Bonmontabbazia

L'abbazia di Bonmont (com. Chéserex VD) sorse tra il 1110 e il 1120 nel solco del grande movimento benedettino di riforma dell'XI sec. La data esatta e le circostanze della sua fondazione sono sconosciute; tuttavia è verosimile che il monastero di Aulps (Savoia) e soprattutto quello di Balerne (Giura) abbiano avuto un ruolo di primo piano nei suoi inizi. Il documento più antico, un atto di donazione delle fam. de Divonne e de Gingins (1131), attesta chiaramente l'esistenza della comunità nel 1123, ma non fornisce precisazioni. È peraltro certo che sempre nel 1131 B. passò all'ordine cistercense, sei anni dopo la visita di S. Bernardo; nello stesso anno venne infine posata la prima pietra della chiesa abbaziale, i cui lavori di costruzione si protrassero fino alla fine del XII sec. L'edificio fu così concepito nel periodo di passaggio fra lo stile romanico e quello gotico: "atelier di preghiera", fu espressione di un'architettura spoglia perfettamente adeguata alla severa regola di S. Benedetto e alla volontà dei monaci bianchi di proteggere i monasteri da influenze del mondo esterno. L'ideale spirituale, tuttavia, non resistette a lungo alle seduzioni temporali. Attraverso le donazioni B. accrebbe i suoi benefici, ancorandosi saldamente al sistema feudale. Nel XIII sec., sotto la protezione della casa di Savoia, i suoi diritti sulla terra e sui prodotti agricoli e viticoli si estendevano dai piedi del Giura a La Côte, dalla regione di Nyon a quella di Aubonne, facendone una delle abbazie più ricche del bacino del Lemano. Tale evoluzione ebbe inevitabili ripercussioni sulle osservanze monastiche, sempre più tolleranti fino al XV sec. L'interesse personale divenne regola con l'insediamento di beneficiari di prebende e di abati commendatari. La minore efficacia della disciplina cistercense è riscontrabile anche nell'utilizzo sempre più marcato dei colori nelle decorazioni della chiesa a partire dal XIV sec.: motivi floreali giallo ocra e nero e alcuni rivestimenti infransero la regola del bianco uniforme dell'originario intonaco di calce. A questi interventi si aggiunse una modifica architettonica importante: nel 1488 una maestosa torre campanaria sostituì l'umile campaniletto iniziale.

Con l'avvento del regime bernese e l'introduzione della Riforma (1536), B. fu secolarizzata; gli edifici conventuali vennero trasformati in case rurali o addirittura demoliti. La chiesa venne presto suddivisa in locali con diverse funzioni: attraverso nuovi pavimenti in legno vennero create una cantina nella navata centrale (sopra la quale trovò posto un granaio), un caseificio e un panificio a nord e a sud del transetto e una cappella sopraelevata sotto la volta del coro. Nel 1761 l'edificio subì un completo rifacimento interno, salvandosi dalla demolizione soltanto grazie allo spirito risparmiatore delle autorità di Berna. Solo l'ospedale cistercense conservò temporaneamente la sua funzione iniziale, ospitando 12 indigenti fino al 1672; sul suo terreno nel 1736 fu costruito il castello del balivo. La rivoluzione vodese non modificò le finalità dei diversi locali. B. venne statalizzato nel 1798 e privatizzato nel 1802. Negli anni attorno al 1820 la chiesa subì trasformazioni ancora più profonde di quelle precedenti; in particolare vennero praticate due aperture (una porta con arco a sesto acuto e un'altra ad arco ribassato, risp. nella quinta campata della navata laterale meridionale e nella seconda campata della navata laterale settentrionale), mentre sopra il panificio trovò posto un appartamento di due piani. Questi riattamenti con finalità profane attuati fra il XVI e il XX sec. salvarono la chiesa dalla demolizione. Dichiarata monumento storico nel 1942, essa è divenuta proprietà del cant. Vaud nel 1982 ed è stata sottoposta a un accurato restauro che si è concluso nel 1995. Le terre e il castello sono rimasti di proprietà privata.

Riferimenti bibliografici

  • HS, III/3, 87-127
  • Bonmont, 4 voll., 1988-1996

Suggerimento di citazione

Patrick-R. Monbaron: "Bonmont (abbazia)", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 01.04.2010(traduzione dal francese). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/012140/2010-04-01/, consultato il 18.04.2024.