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Giudaismo

Il termine indica la cultura e la religione del popolo ebraico. Il giudaismo costituisce la più antica fede monoteista, nel cui solco sono nati il Cristianesimo e l'Islam.

Gli ebrei nelle città medievali

Anello del II-IV secolo d.C. scoperto a Kaiseraugst (Augusta Raurica).
Anello del II-IV secolo d.C. scoperto a Kaiseraugst (Augusta Raurica). […]

I pochi reperti tramandati (anello di Augusta Raurica, risalente al II-IV sec., con la raffigurazione del candelabro a sette bracci; menz. di ebrei nella lex Burgundionum redatta dopo il 500) non forniscono informazioni sull'attività degli ebrei in epoca antica e durante l'alto ME nell'odierno territorio sviz. Insediamenti ebraici risultano attestati solamente dal 1150; l'immigrazione proveniva dalla regione del Reno superiore, dalla Francia e dalla Savoia. Ebrei sono attestati dalla seconda metà del XII sec. a Ginevra, nel 1213 a Basilea e in seguito a Zurigo, San Gallo, Berna, Soletta e nei dintorni del lago di Costanza, alla fine del XIII sec. in Argovia e a Lucerna e attorno al 1300 a Bienne e Neuchâtel. Le condizioni di soggiorno dipendevano dall'atteggiamento delle autorità; durante il tardo ME le crescenti pressioni costrinsero gli ebrei a un alto grado di mobilità. Dal 1236 furono assoggettati alla protezione dell'imperatore (servi camerae); quest'ultimo la vendeva come regalia alle città, che concedevano lettere di protezione e di cittadinanza limitate nel tempo dietro pagamento di elevati tributi o tasse annuali. A Zurigo gli ebrei erano costretti a concedere prestiti ai cittadini e dovevano versare un'imposta sul loro patrimonio, la tassa sul salvacondotto (Judengeleit, Leibzoll), la tassa sui dadi da gioco (Würfelzoll) e quella di sepoltura. Nella medesima città - come altrove, ma non ovunque - essi potevano essere proprietari di case su autorizzazione del Consiglio; Bienne e Sciaffusa autorizzarono l'acquisto di due abitazioni risp. nel 1305 e nel 1435.

In mancanza di fonti non è possibile determinare le dimensioni della maggior parte delle comunità ebraiche medievali. Nel tardo ME sono attestate sinagoghe a Basilea, Diessenhofen, Ginevra, Losanna, Lucerna, Morat, Sciaffusa, Soletta e Zurigo, ciò che costituisce un indizio della loro vitalità. Tra il 1384 e il 1393, nel periodo di fioritura della ricostituita comunità isr., a Zurigo vivevano ca. 20 fam. ebraiche per un totale stimato di 100 persone, pari a ca. il 2% della pop. cittadina. A Ginevra attorno al 1400 vi erano 13 fam.; a Berna gli ebrei abitavano in un vicolo chiuso da una porta. Nel territorio sviz., gli unici a essere rinchiusi in un ghetto furono gli ebrei di Ginevra negli anni 1420-30.

Le attività svolte dagli ebrei - transazioni monetarie, prestiti su pegno, medicina - rispecchiarono le funzioni da loro assunte nella soc. cristiana. Sono noti medici quali Vibranus de Turre e Maestro Ackin (di Vesoul), che operarono a Friburgo. Rare sono le testimonianze della loro ricchezza (dipinti murali nella casa dei fratelli Moses e Mordechai ben Menachem e della loro madre Minne a Zurigo). La vita degli ebrei era caratterizzata dalla discriminazione e dall'emarginazione sociale: essi non potevano esercitare mestieri artigianali o agricoli, accedere alle cariche politiche o far parte delle corporazioni; contatti sessuali con donne cristiane venivano puniti con forti multe.

In Svizzera non vi fu mai un centro di diffusione della cultura ebraica. La più importante opera realizzata sul territorio nazionale fu lo Zürcher Semak, un commento in ebraico del rabbino Moses ben Menachem al Sefer Mizwot Katan (piccolo libro dei precetti) di Isaak ben Josef di Corbeil, risalente al XIV sec. Gli ebrei parlavano la lingua locale e lo Jiddisch occidentale. Le poche testimonianze tramandate del sapere ebraico provengono in parte dai lasciti di ecclesiastici cristiani. Ebraisti cristiani del periodo della Riforma intrattenevano contatti epistolari con studiosi isr. come ad esempio Elia Levita.

Nel 1294 un'accusa di omicidio rituale scatenò una persecuzione antisemita a Berna, ampiamente riportata in diverse cronache. Durante l'epidemia di peste del 1348-50, l'accusa rivolta agli ebrei di aver avvelenato le fontane sfociò in pogrom che portarono alla scomparsa di almeno 28 comunità isr. In questo contesto, Berna ebbe un ruolo attivo nella diffusione di tale calunnia dalle aree francofone a quelle germanofone (Antisemitismo).

Lettera di rinuncia alla vendetta di Jedidja bar Hiskia (1385), incollata nei registri del Consiglio della città di Zurigo relativi agli anni 1383-1385 (Staatsarchiv Zürich, B VI 192 [fol. 287]).
Lettera di rinuncia alla vendetta di Jedidja bar Hiskia (1385), incollata nei registri del Consiglio della città di Zurigo relativi agli anni 1383-1385 (Staatsarchiv Zürich, B VI 192 [fol. 287]). […]

Il reinsediamento degli ebrei avvenne già poco tempo dopo le persecuzioni (Zurigo nel 1354, Friburgo nel 1356, Basilea nel 1362, Sciaffusa nel 1369/70, Bienne e Berna nel 1375); le nuove comunità erano però spesso piccole e poco rilevanti (49 persone attestate a Sciaffusa, 29 a Stein am Rhein e due a Rheineck). Attorno al 1400, la loro situazione giur. ed economica peggiorò ulteriormente e le vessazioni divennero più frequenti; inoltre il divieto di testimoniare in tribunale contro i cristiani, imposto in diverse città (a Zurigo nel 1404), costituì un forte ostacolo per l'esercizio di attività economiche. Accuse di omicidi rituali portarono all'allontanamento o alla fuga di ebrei in molte città e nel 1401 a nuove persecuzioni a Diessenhofen, Sciaffusa e Winterthur. Dalla metà del XV sec. gli ebrei, che dalla fine del XIV sec. avevano progressivamente perso importanza come prestatori di denaro, vennero cacciati da quasi tutte le città; nel 1489 la Dieta decise di espellerli dall'intera Conf. entro il 1491. Da allora soggiorni di una certa durata sono attestati solo per alcuni medici. Finora non sono state compiute ricerche sulla destinazione degli ebrei esiliati; probabilmente un piccolo numero di loro si trasferì per breve tempo in località rurali come Andelfingen (da dove furono poi espulsi nel 1495) e Rheinau (espulsione al più tardi nel 1496) o in città soggette quali Bremgarten (AG), mentre la maggior parte si recò nell'Italia settentrionale, in Borgogna e nella Germania meridionale.

Le comunità ebraiche rurali nell'età moderna

La sinagoga di Lengnau (AG) costruita nel 1750. Acquaforte realizzata da Johann Rudolf Holzhalb sulla base di un disegno di Johann Balthasar Bullinger e riprodotta nell'opera Johann Caspar Ulrichs Sammlung jüdischer Geschichten, pubblicata a Basilea nel 1768 (Biblioteca nazionale svizzera, Berna).
La sinagoga di Lengnau (AG) costruita nel 1750. Acquaforte realizzata da Johann Rudolf Holzhalb sulla base di un disegno di Johann Balthasar Bullinger e riprodotta nell'opera Johann Caspar Ulrichs Sammlung jüdischer Geschichten, pubblicata a Basilea nel 1768 (Biblioteca nazionale svizzera, Berna).

Per gli anni tra il 1475 e il 1560 vi sono solo poche testimonianze sull'attività degli ebrei in Svizzera; soprattutto nella prima metà del XVI sec. nella Conf. e nei territori circostanti probabilmente non esistettero gruppi di grandezza o compattezza tali da poter formare una comunità. Solo dalla fine del XVI sec. la presenza ebraica è attestata nuovamente con maggiore frequenza nelle regioni attorno a Basilea (incluso il Sundgau) e nei dintorni di Waldshut e Zurzach. Al più tardi dal 1580 vi erano anche ebrei nella zona del lago di Costanza e nelle aree limitrofe della valle del Reno. A partire da insediamenti individuali sparsi, in questi territori nacquero 17 comunità ebraiche rurali, spesso a ridosso del confine con la Conf. Altre due, Endingen e Lengnau nella valle della Surb, erano situate nella contea di Baden, baliaggio comune in cui la presenza degli ebrei, a differenza del resto della Conf. - con l'eccezione di Soletta e del principato vescovile di Basilea - era tollerata. Gli isr. espulsi dalle città residenti nella Germania meridionale e nell'Alsazia si ritagliarono un proprio spazio nel commercio rurale, lavorando come ambulanti, sensali e commercianti di panni, bestiame e cavalli. Per qualche cerchia ristretta di clienti i commercianti ebrei potrebbero aver esercitato un ruolo importante; in Svizzera fino alla costruzione delle ferrovie e all'emancipazione il loro peso nell'ambito del commercio di bestiame fu comunque ridotto. Nelle aree rurali lungo il confine settentrionale, da Neuchâtel a Basilea e dall'Argovia fino alla Turgovia e a San Gallo, essi si dedicarono al piccolo commercio, l'unica attività loro concessa. La stabilità acquisita dagli insediamenti ebraici si rifletté nella continuità dei cimiteri, sorti a Zwingen (1572-1673, poi trasferito a Hegenheim presso Basilea), Sulzburg in Brisgovia (1550 ca.), sulla Judenäule nei pressi di Waldshut (1607 ca., dal 1750 situato tra Endingen e Lengnau), a Gailingen (1655) e nella località di Hohenems (1617), nel Vorarlberg. Indizi sulla provenienza di questi nuovi gruppi ebraici si trovano ad esempio nella tradizione liturgica, che fa pensare a stretti legami con l'area bavarese-sveva; prove esplicite in tal senso esistono però solo per Hohenems. Matrimoni tra persone di regioni diverse accentuarono ulteriormente l'eterogeneità della pop. ebraica. Ebrei cacciati dai loro luoghi di residenza (dal principato vescovile di Basilea nel 1694, da Dornach nel 1736 e da Stühlingen nel 1742) trovarono nuovi protettori nei non immediati dintorni.

Le comunità isr. diedero vita a istituzioni religiose e assistenziali. Sontuose sinagoghe, come esistevano altrimenti solo nelle più grandi comunità rurali della Franconia e della Svevia, vennero erette a Lengnau (1750) e a Endingen (1764). Dal XVII sec. almeno un rabbino risiedette costantemente nella valle della Surb; nel 1780 le due comunità contavano insieme 659 persone.

Particolari usanze di origine medievale distinguevano il giudaismo sviz. da quello it. e dell'Europa orientale. In occasione dell'attribuzione del nome alle neonate venivano ad esempio svolte cerimonie speciali, che costituivano il corrispettivo delle feste per la circoncisione dei neonati di sesso maschile; tale rituale (Hoolegrasch) si è in parte mantenuto fino ai nostri giorni. Un'arte decorativa specificamente ebraica si sviluppò attorno alla realizzazione di manti per avvolgere la Torah e di tende ornamentali per la copertura dell'arca santa (armadio in cui viene custodita la Torah). Le festività isr. nelle campagne costituivano un evento collettivo avvertito anche dai cristiani; bambini cristiani andavano nelle sinagoghe in occasione dello Yom Kippur. Molte espressioni jiddisch vennero adottate dalla pop. rurale non ebraica, ciò che indica una forte interazione sul piano culturale nonostante le diversità religiose. Oltre ai cimiteri e alle sinagoghe vennero spesso costruiti impianti per il bagno (Mikwe) e la macellazione rituali. Agli "ebrei mendicanti" di passaggio veniva offerto un pasto (Pletten) o l'alloggio in un ostello.

La validità delle lettere di protezione (revocabili) rilasciate ai capifam. variava da 12 a 16 anni. I tributi per il rinnovo delle lettere di protezione e per l'uso dei pascoli, delle fontane e dei boschi, il testatico annuale, i "regali" per i funzionari, i dazi e la tassa sul salvacondotto riscossi sui ponti o alle porte delle città, percepiti come discriminatori, pesavano sul bilancio fam. degli ebrei, la cui grande maggioranza rimase povera fino all'emancipazione. Fino al XIX sec. non poterono risiedere nelle città sviz., nemmeno a Basilea, che nel XVII sec. divenne un centro per l'ebraistica di rilevanza europea (Ebraico) e dove dal XVI sec. alcuni ebrei collaborarono alla stampa del Talmud. Essi venivano però ufficialmente ammessi in occasione di mercati e fiere. Alcuni governi cercarono di estrometterli dal piccolo commercio nelle aree rurali, senza tuttavia riuscirvi.

Verso l'emancipazione (1798-1879)

Abolizione di tutte le tasse imposte agli ebrei il 1.6.1798 (Archivio federale svizzero, Berna, B0; 1000/1483).
Abolizione di tutte le tasse imposte agli ebrei il 1.6.1798 (Archivio federale svizzero, Berna, B0; 1000/1483). […]

La patente di tolleranza in vigore in Austria dal 1781 e la piena parità accordata dalla Francia rivoluzionaria nel 1791 costituirono elementi di rottura con le norme discriminatorie del passato. Nel 1798 gli ebrei della valle della Surb si rivolsero al governo elvetico per ottenere una completa parificazione giur. Il parlamento respinse però questa richiesta e paradossalmente impose loro condizioni per l'ottenimento della cittadinanza meno favorevoli rispetto a quelle vigenti per i forestieri, dato che solo per loro il termine di 20 anni per la naturalizzazione veniva calcolato a partire dall'ultima concessione delle lettere di protezione (1792). Durante la Mediazione gli ebrei argoviesi continuarono a essere considerati degli estranei; alla classe politica sembrava inconcepibile attribuire loro la cittadinanza. Nel settembre del 1802, durante la "guerra delle prugne" (Zwetschgenkrieg) si registrarono episodi di violenza contro gli ebrei della valle della Surb, accusati di trarre profitto dall'Elvetica.

Le pressioni economiche a danno degli ebrei alsaziani risultarono talmente forti da indurre alcuni di loro a trasferirsi a Carouge (allora in territorio sabaudo) negli anni 1780-90. In seguito all'annessione franc., a Ginevra e nell'ex principato vescovile di Basilea gli ebrei beneficiarono di pari diritti fino al 1814. Nei primi decenni del XIX sec. alcune fam. ebraiche poterono stabilirsi a Basilea e Berna. Nel 1826 venne fondata una nuova comunità ebraica rurale ad Avenches con quasi 200 membri. Gli ebrei cercarono di stabilirsi dove intrattenevano relazioni d'affari: quelli del Sundgau nella Svizzera nordoccidentale (dove svolgevano attività commerciali nei giorni infrasettimanali), quelli argoviesi nella propria regione e negli immediati dintorni, quelli del Baden meridionale nella Svizzera settentrionale e orientale. Su richiesta della diplomazia sviz., nel 1826 la Francia accettò di escludere i propri cittadini isr. da un accordo bilaterale sulla libera circolazione delle persone. Di conseguenza, i commercianti ebrei dovettero continuare a risiedere nelle comunità rurali; essi potevano stabilirsi in Svizzera solo grazie a permessi individuali. Malgrado ciò tra il 1830 e il 1848 nacquero nuove comunità isr. a La Chaux-de-Fonds, Delémont e Bienne. Le autorità romande si dimostrarono più aperte nei confronti degli ebrei rispetto a quelle svizzeroted.

Sotto la guida di Markus Getsch Dreifuss, nel 1831 gli ebrei argoviesi ripresero la lotta per la parità dei diritti; le sue petizioni rivolte al governo argoviese (1831-49) e all'Assemblea fed. (1848) non ebbero però alcun esito. Anche presso i liberali, che nel 1830-31 avevano assunto il potere in diversi cant., i pregiudizi antisemiti si dimostrarono persistenti. Con la nuova Costituzione fed. del 1848 la libertà di domicilio non venne estesa agli ebrei, ufficialmente per paura che in base al diritto di reciprocità si sarebbe potuta verificare una massiccia immigrazione di ebrei alsaziani, a cui venivano indistintamente attribuite qualità negative. Solo un decreto fed. del 1856 stabilì la parità di diritti in ambito commerciale e davanti ai tribunali e attribuì il diritto di voto e eleggibilità sul piano cant. e fed., ma non a livello locale. Nel 1866 venne infine promossa una revisione parziale della Costituzione fed. con cui gli ebrei ottennero la libertà di domicilio. Tale provvedimento fu adottato dietro pressione intern., in particolare della Francia, dell'Olanda (questi due Paesi nel 1863 avevano vincolato la conclusione di trattati commerciali e di domicilio alla concessione della piena libertà di domicilio agli ebrei) e degli Stati Uniti. Con la revisione totale della Costituzione fed. del 1874 agli ebrei venne pure attribuita la libertà di culto.

Nell'Argovia, il pubblicista catt. Johann Nepomuk Schleuniger (di Klingnau) prese a pretesto la legge cant. sull'emancipazione degli ebrei (maggio 1862) per scatenare un movimento popolare antisemita, che portò allo scioglimento del parlamento, alle dimissioni del governo e al ritiro della legge. Gli ebrei di Endingen e Lengnau dovettero quindi attendere quasi altri due decenni (1879) per ottenere la cittadinanza com., all'interno però di istituzioni isr. separate. Tale concessione segnò la conclusione del percorso verso la parità giur. degli ebrei in Svizzera.

Anche dopo la concessione della libertà di domicilio, una parte della pop. si sentì urtata da usanze ebraiche come la macellazione rituale - che fu all'origine di conflitti in Argovia (1855-66, 1886-88) e a San Gallo (1874-75) - e il riposo osservato durante lo Shabbat, che non permetteva ad esempio agli studenti ebrei di scrivere di sabato. Le Univ. adottarono un atteggiamento più liberale: nel 1836 Gabriel Gustav Valentin, un ebreo di Breslavia, divenne professore ordinario a Berna, mentre nel 1864 gli isr. Moritz Lazarus e Max Büdinger furono risp. rettore a Berna e decano a Zurigo.

Con l'immigrazione dalle campagne nacquero nuove comunità urbane (Porrentruy nel 1854, Yverdon nel 1856, Baden nel 1859, comunità isr. di Zurigo nel 1862, San Gallo nel 1863, Lucerna nel 1867, Liestal nel 1871); inoltre vennero creati cimiteri cittadini e costruite sinagoghe (a Ginevra nel 1856, ad Avenches nel 1865, a Basilea nel 1868 e a Porrentruy nel 1874). Da allora vennero nominati rabbini con una formazione acc.: il primo esempio di questa nuova tendenza fu il filologo alsaziano Joseph Wertheimer, rabbino (1859-1908) e docente univ. (1874-1906) a Ginevra. All'interno delle comunità ebraiche cominciava inoltre a delinearsi una lotta per la modernizzazione del giudaismo sull'esempio di quanto avveniva in Germania. All'origine dei primi scontri vi erano stati il rabbino Meyer Kayserling, attivo nella valle della Surb dal 1861 al 1870, e Markus Getsch Dreifuss. Le prime fam. ebraiche residenti nelle città appartenevano prevalentemente alla corrente liberale, mentre quelle rimaste nelle campagne erano di orientamento più conservatore.

Per quanto riguarda le caratteristiche delle varie comunità, anche dopo la metà del XIX sec. era ancora nettamente percepibile la situazione ereditata dall'ancien régime. In quelle a ovest della linea Basilea-Liestal-Lucerna risultava dominante l'influenza alsaziana; le comunità e gli insediamenti nei luoghi di mercato argoviesi e lucernesi risalivano invece agli ebrei della valle della Surb, il cui influsso - insieme a quello degli isr. del Baden meridionale - fu inizialmente molto forte anche a Zurigo. La comunità di San Gallo costituì una filiazione di quella di Hohenems (Vorarlberg).

Gli inizi del giudaismo svizzero (1866-1933)

Grazie alla parificazione giur. con gli altri cittadini sviz., negli anni 1870-80 gli ebrei furono per la prima volta liberi di scegliere la professione e il luogo di domicilio e di praticare la loro religione senza restrizioni. Alle comunità già esistenti soprattutto nella Svizzera romanda se ne aggiunsero delle altre; il loro numero alla fine della prima guerra mondiale arrivò a 25. Dal 1904 esiste un'ass. mantello, la Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI). La maggior parte delle sinagoghe tuttora esistenti venne costruita precedentemente alla prima guerra mondiale nello stile moresco allora prevalente (San Gallo nel 1881, Zurigo nel 1883, Berna nel 1906).

La sinagoga di Losanna, realizzata dagli architetti Charles Bonjour, Oscar Oulevey e Adrien van Dorsser, fu inaugurata nel 1910 (Musée historique de Lausanne).
La sinagoga di Losanna, realizzata dagli architetti Charles Bonjour, Oscar Oulevey e Adrien van Dorsser, fu inaugurata nel 1910 (Musée historique de Lausanne). […]

Con l'emancipazione si verificarono anche profondi cambiamenti all'interno della pop. ebraica sviz. Grazie all'immigrazione, inizialmente proveniente dall'Alsazia, dal Baden meridionale e dal Vorarlberg, e in seguito dalla Germania e dall'Europa orientale, gli isr. in Svizzera passarono da 3000 nel 1850 a 21'000 nel 1920. Nello stesso lasso di tempo la pop. isr. si spostò progressivamente dalle campagne alle città; Zurigo, Basilea e Ginevra divennero i centri dell'insediamento ebraico, accogliendo già nel 1910 il 55% degli isr. presenti sul territorio nazionale. Ebrei sviz. aprirono fabbriche e negozi, ed ebbero un ruolo importante nello sviluppo dell'industria tessile e dei ricami; nel Giura neocastellano e bernese e a Bienne contribuirono alla crescita del settore orologiero (Movado, Ebel, Tavannes). Attorno al 1930 una buona parte dei grandi magazzini venne fondato da ebrei, come per esempio Maus e Nordmann (Manor) e Loeb. Tra le banche private riuscirono ad affermarsi gli ist. fondati già agli inizi del XIX sec. dalla fam. Dreyfus a Basilea e da Julius Bär a Zurigo. La struttura occupazionale degli ebrei sviz., precedentemente segnata dai legami con il mondo agricolo, assunse una connotazione più urbana, divenendo progressivamente simile a quella del resto della pop.

I ca. 4000 ebrei che giunsero in Svizzera in fuga dalla povertà e dalle persecuzioni della Russia zarista erano portatori di tradizioni e usanze religiose non sempre viste di buon occhio dagli isr. già da tempo residenti in Svizzera e fortemente assimilati. All'apertura della società nei confronti degli ebrei aveva infatti corrisposto una loro maggiore permeabilità nei confronti dell'ambiente circostante: essi adempivano con fierezza ai loro doveri di cittadini e soldati, prestavano servizio nei corpi dei pompieri e partecipavano alle manifestazioni sportive e alla vita culturale, artistica e scientifica all'interno delle ass. esistenti. Inoltre fondarono proprie ass. e federazioni, come l'Ass. sportiva Maccabi Svizzera (1918) e la Federazione sviz. delle org. femminili ebraiche (1924). Nella vita quotidiana l'integrazione fu in parte rapida, conducendo sovente a una completa assimilazione fino all'abbandono di ogni legame con il giudaismo. I ricorrenti episodi antisemiti e il divieto della Macellazione rituale nel 1893, che non consentiva di uccidere gli animali con il taglio della vena giugulare come prescritto dalla religione ebraica, mostravano però come la restante pop. sviz., nonostante fosse formalmente favorevole alla parità dei diritti, sul piano emotivo continuasse a covare risentimenti contro gli ebrei.

Negli anni dal 1918 al 1933 la situazione degli ebrei in Svizzera si consolidò e l'integrazione proseguì ulteriormente, come è dimostrato ad esempio dalla carriera politica di David Farbstein, che dal 1922 al 1938 rappresentò il partito socialista in Consiglio nazionale. Contemporaneamente si assistette però anche alla ripresa di un antisemitismo latente. Ca. i due terzi dei congressi sionisti tra il 1897 e la seconda guerra mondiale si tennero in Svizzera (Sionismo).

Dal 1933 al 1945

Con l'avvento del Nazionalsocialismo, tra il 1933 e il 1945 gli ebrei sviz. furono doppiamente sotto pressione. In Svizzera la propaganda antisemita ted. e l'ideologia da essa veicolata trovò terreno fertile soprattutto nell'ambito del Frontismo, ma anche nelle cerchie della piccola e alta borghesia. In assenza di leggi contro il razzismo e visto l'atteggiamento aggressivo della Germania nazista, la lotta degli ebrei contro l'antisemitismo, in precedenza condotta a viso aperto, come per esempio in occasione della parzialmente vittoriosa denuncia contro i falsi Protocolli dei savi di Sion (1933-37), ripiegò su una strategia più difensiva. Inoltre anche le posizioni assunte dalle autorità in materia di naturalizzazione, asilo e politica degli stranieri, spesso velatamente antisemite, disorientarono gli ebrei sviz., che in parte emigrarono. Anche dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale la FSCI, conformemente alla strategia dissuasiva sviz., mantenne un basso profilo, in maniera da non prestare il fianco ad attacchi del regime nazista.

Lezione di religione ebraica nel centro per i rifugiati Waldhaus a Valbella (canton Grigioni). Fotografia di autore sconosciuto, 1943 ca. (Archivio federale svizzero, Berna).
Lezione di religione ebraica nel centro per i rifugiati Waldhaus a Valbella (canton Grigioni). Fotografia di autore sconosciuto, 1943 ca. (Archivio federale svizzero, Berna). […]

Sul fronte interno si cercò di serrare le file; inoltre venne promossa la cosiddetta comunità unitaria (Einheitsgemeinde) come casa comune di tutte le tendenze religiose e secolari. Forze nuove come la gioventù sionista, i gruppi liberali di sinistra e la Lega dei lavoratori ebrei si opposero a un giudaismo comunitario, che in seguito alle pressioni esterne perse il suo carattere esclusivamente confessionale. La costruzione di centri comunitari dopo il 1945, promossa e pianificata prima e durante la guerra, costituisce il segno tangibile della costante evoluzione dell'identità ebraica anche oltre gli anni 1933-45.

Oltre alla difesa dei diritti civili e alla mobilitazione interna, acquisirono importanza l'aiuto ai rifugiati in Svizzera e il sostegno alle vittime della politica nazista di persecuzione e sterminio in Europa. L'Unione sviz. dei comitati ebraici d'assistenza ai rifugiati (prima del 1943 Unione sviz. dei comitati di soccorso isr.) si occupò di gran parte dei Profughi ebrei (complessivamente 28'000), costretti dalla polizia degli stranieri a lasciare il Paese anche dopo l'inizio della guerra. La collaborazione con org. ebraiche attive sul piano intern. rese possibile da un lato il sostegno all'emigrazione oltreoceano, e dall'altra il finanziamento della politica d'asilo della Conf. in larga parte grazie a donazioni ebraiche, provenienti prevalentemente dall'American Jewish Joint Distribution Committee. Dalla Svizzera partirono inoltre spedizioni di aiuti destinati alle vittime ebree in Europa organizzate da org. isr. in collaborazione con ass. caritative sviz. Dopo la guerra si manifestò però un senso di delusione verso la politica ufficiale adottata nei confronti dei rifugiati. In seguito a negoziati fra la Conf. e la Germania era in effetti stata decisa nell'ottobre del 1938 l'apposizione del Timbro "J" sui passaporti degli ebrei ted. Durante la guerra le autorità elvetiche avevano inoltre respinto alle frontiere migliaia di rifugiati, poi morti nei campi di concentramento ted.

Tra le org. ebraiche occorre distinguere tra quelle a carattere politico e quelle a carattere filantropico. Ginevra, sede della Soc. delle Nazioni, ospitava anche l'Ufficio Palestina dell'Org. sionista, e diede i natali al World Jewish Congress (WJC), costituito come piattaforma politica nel 1936. Dopo il 1939 alcune org. caritative aprirono filiali in Svizzera, come l'Œuvre de secours aux enfants, che forniva assistenza ai bambini, e l'HICEM, che aiutava gli ebrei a emigrare. L'Organisation Reconstruction Travail, attiva a livello mondiale nella promozione della formazione professionale degli ebrei, dal 1943 ha la sua sede principale in Svizzera.

Dopo il 1945

Al termine della guerra, in un'Europa ancora segnata dal dramma dei profughi, l'impegno degli ebrei sviz. fu rivolto innanzitutto alla ricostruzione. La nascita nel 1948 dello Stato di Israele, verso cui da allora sono emigrati ca. 3000 ebrei sviz., diede nuove speranze e catalizzò gli sforzi, che si tradussero ad esempio nella fondazione in Svizzera di numerose ass. di sostegno alle Univ. e ai servizi sociali ebraici e alle opere di bonifica delle aree desertiche israeliane. Il conflitto arabo-israeliano ha influenzato in maniera determinante la percezione degli ebrei da parte della pop. sviz.; se un'ampia parte della pop. sviz. aveva simpatizzato per Israele durante la crisi di Suez (1956) e nella guerra dei Sei giorni (1967), dalla guerra dello Yom Kippur (1973) nel dibattito pubblico si sono ripetutamente manifestate posizioni velatamente antisioniste e antisemite; tale atteggiamento emerse anche a cavallo del 2000 durante le discussioni attorno alla questione degli averi in giacenza e ai risultati delle ricerche condotte dalla Commissione indipendente d'esperti e nelle prese di posizione sull'abolizione del divieto della macellazione rituale nell'ambito della revisione della legge fed. sulla protezione degli animali. Nel conflitto che ha opposto gli Stati Uniti e il WJC da una parte e le banche e le autorità sviz. dall'altra, la FSCI ha assunto un ruolo di mediazione, chiedendo da un lato alla Svizzera di sottoporre il proprio passato a una rivisitazione critica e di trarne i dovuti insegnamenti, ma invitando anche a un maggiore equilibrio gli ambienti statunitensi e le org. ebraiche che avevano scatenato violenti polemiche contro la Svizzera.

Nel secondo dopoguerra l'integrazione ha fatto passi in avanti, come è dimostrato nel 1993 dall'elezione in Consiglio fed. di Ruth Dreifuss, sindacalista ebrea, poi divenuta la prima pres. della Conf. nel 1999. Nel 1973 il Dip. militare fed. emanò disposizioni relative alle festività che tenevano conto delle pratiche religiose dei militi isr. A partire dagli anni 1970-80, i cant. di Basilea Città (1973), Friburgo (1990), San Gallo (1993), Berna (1995) e Zurigo (2005) hanno riconosciuto ufficialmente le comunità ebraiche, parificandole quindi alle Chiese cant. cristiane; la nuova Costituzione del cant. Vaud (2001) ha invece attribuito loro solo lo statuto di istituzioni di interesse pubblico. La costituzione di numerose ist. culturali e scientifiche - Museo ebraico della Svizzera (1966), Ist. di ricerca giudaico-cristiana dell'Univ. di Lucerna (1981), Soc. sviz. di studi ebraici (1982), Centro di documentazione sulla storia ebraica contemporanea presso l'Archiv für Zeitgeschichte del Politecnico fed. di Zurigo (1995), Ist. di studi giudaici dell'Univ. di Basilea (1998), diverse cattedre e insegnamenti in altre Univ. -, sostenute in parte o interamente dalla mano pubblica, mostra la crescente sensibilità, perlomeno delle autorità e del mondo acc., nei confronti della minoranza ebraica. Inoltre si è anche cercato di approfondire i contatti tra le comunità ebraiche e le Chiese cristiane con la fondazione della Comunità di lavoro cristiano-ebraica (1946), del Gruppo di lavoro evangelico-ebraico (1989), della Commissione di dialogo ebrei/catt.-romani (1990) e della Comunità di lavoro interreligiosa in Svizzera (1992). Nell'accettazione della norma penale contro il razzismo (1994) e nell'insediamento della commissione fed. contro il razzismo ha avuto un ruolo anche l'obiettivo di contrastare i negatori dell'Olocausto.

Dagli anni 1980-90 gli ebrei sviz. si sono nuovamente confrontati in maniera più approfondita con la propria identità nel quadro della società multiculturale; in questo contesto, questioni già menz. in precedenza (apertura verso l'esterno, ruolo della donna, rapporto tra ebrei ortodossi e liberali, matrimoni misti e conversioni all'ebraismo), risalenti al XIX sec. e passate in secondo piano con la catastrofe del XX sec., sono tornate di attualità. Le 23 comunità ebraiche esistenti nel 2004 assumono posizioni assai eterogenee al riguardo, vista la coesistenza di un'ampia gamma di orientamenti (ortodossi, conservatori, riformisti, liberali). Molte delle 18 comunità che fanno capo alla FSCI sono comunità unitarie, che cercano di riunire tutte le correnti. Esse praticano il culto nelle forme tradizionali, ma ammettono la critica testuale della Torah e del Talmud e la loro contestualizzazione storica; inoltre non si occupano della vita privata dei loro membri. Le posizioni ortodosse - in sostanza l'intransigenza assoluta sull'origine divina della Torah e della tradizione orale e la rigida osservanza dei precetti religiosi nella vita quotidiana - sono rappresentate dalla Soc. religiosa isr. e dalla comunità Agudas Achim di Zurigo, dalla comunità ebraica di Lucerna, dalla comunità di religione isr. di Basilea e dalla comunità isr. di Lugano (gli ultimi tre gruppi non aderiscono alla FSCI). La FSCI finora non ha accettato tra le proprie file la comunità isr. liberale di Ginevra (nata nel 1970) e la comunità ebraica liberale Or Chadasch di Zurigo (1978), che mirano tra l'altro a riavvicinare all'ebraismo persone allontanatesi dalla religione e ad attirare ebrei non affiliati ad alcuna org. Le tendenze liberali (preghiere recitate parzialmente nelle lingue nazionali, parità della donna) prevalgono anche in alcune comunità unitarie (ad esempio in quella di Berna) o vengono rappresentate all'interno di esse da gruppi particolari (Schabbat Acheret all'interno della comunità isr. di Zurigo, Ofek nella comunità isr. di Basilea).

L'immigrazione di ebrei sefarditi nei cant. romandi e la presenza di cittadini israeliani contribuiscono ulteriormente all'eterogeneità della comunità ebraica in Svizzera. Per molti ebrei il giudaismo costituisce un'identità culturale prima che religiosa, ciò che spiega anche l'aumento dei matrimoni misti. A seguito di questa evoluzione, a cavallo del 2000 molte comunità soffrono di un forte invecchiamento. Alcune si sono sciolte (Porrentruy, Yverdon, Avenches, Soletta, Davos, Delémont), mentre altre nel 2004 contavano ormai solo pochi membri, ciò che mette in pericolo la loro sopravvivenza autonoma (Bremgarten, Kreuzlingen, Endingen, Lugano). Attorno alle comunità medio-grandi e grandi si è formata una fitta rete di ass., fondazioni, org. culturali e caritative; scuole diurne esistono a Basilea, Zurigo, Losanna e Ginevra. Per lungo tempo ha esercitato una notevole influenza la scuola superiore talmudica di Elijahu e Mosche Botschko a Montreux (1926-85). Fondata nel 1952 a Lugano, la scuola talmudica fu trasferita a Lucerna (1954), poi a Kriens (1968); nel 2005 contava ca. 120 studenti.

La comunità ebraica in Svizzera 1850-2000

 18501860a1870a1880a188819001910192019301941195019601970198019902000
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Percentuale sulla popolazione totale0,1%0,2%0,3%0,3%0,3%0,4%0,5%0,5%0,4%0,4%0,4%0,4%0,3%0,3%0,2%0,2%

a 1860 e 1870: "israeliti e altri non cristiani"; 1870 e 1880: popolazione "presente".

La comunità ebraica in Svizzera 1850-2000 -  Historische Statistik der Schweiz; Censimenti federali

Riferimenti bibliografici

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Link

Suggerimento di citazione

Gaby Knoch-Mund; Robert Uri Kaufmann; Ralph Weingarten; Jacques Picard; Philipp von Cranach: "Giudaismo", in: Dizionario storico della Svizzera (DSS), versione del 01.02.2016(traduzione dal tedesco). Online: https://hls-dhs-dss.ch/it/articles/011376/2016-02-01/, consultato il 28.03.2024.